La Stampa, 1 giugno 2019
Mozione favorevole ai minibot votata all’unanimità dalla Camera
Se lo spread sale è anche colpa di una curiosa mozione votata all’unanimità dalla Camera. Mozione che impegna – senza però efficacia concreta – il governo a utilizzare «minibot» – ovvero titoli di Stato di piccolo taglio – per pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese. Una mozione votata da tutti i partiti, compreso Pd e +Europa, che ha creato grandissima agitazione tra gli operatori finanziari di mezzo mondo. Perché mai, si sono chiesti ieri, l’Italia vuole creare una «valuta parallela»? Forse ci si prepara all’Italexit? Il ministero dell’Economia è dovuto correre ai ripari, dichiarando che «non sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo». Ma in serata, dal ministero dei Rapporti col Parlamento (guidato dal Cinque Stelle Riccardo Fraccaro) arriva un rilancio: «l’utilizzo dei minibot è contenuto nel contratto di governo e nella mozione approvata dal Parlamento. L’auspicio è che si possa aprire quanto prima un tavolo di lavoro e di confronto sul tema».
Con i minibot si crea uno strumento di pagamento alternativo all’euro, basato su titoli di Stato di piccolo taglio finanziati con l’aumento del debito pubblico. Ci pensò nel 2015 l’allora ministro dell’Economia greco Varoufakis – ma Tsipras lo fermò – per fronteggiare il blocco bancario deciso da Bruxelles e Bce. Possono servire in situazioni estreme: non certo oggi, che il governo assicura che l’Italia resta nell’euro, e proprio quando rischiamo una procedura di infrazione sul debito.
«Non c’è – ha precisato il ministero dell’Economia – nessuna necessità, né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane».
Ma come si è arrivati al varo della mozione pro-minibot? Si sa che gli economisti della Lega Claudio Borghi e Alberto Bagnai ne parlano da anni; Silvio Berlusconi si disse favorevole nel 2017, e la proposta apparve nel «contratto» Lega-M5s nel 2018. Qualche giorno fa è stata messa nero su bianco nella mozione del forzista Baldelli per le compensazioni nei pagamenti della Pa, con emendamenti inseriti da Lega e Cinque Stelle. A quel punto il voto di Montecitorio, unanime, compresi i deputati di Forza Italia, Pd e +Europa.
Ieri la notizia è esplosa come una bomba, prima nelle sale degli operatori finanziari, e poi sui social. Imbarazzatissimi per la gaffe commessa, quelli del Pd hanno annunciare «un ordine del giorno urgente al Dl crescita per escludere decisamente l’impiego di strumenti come i cosiddetti minibot». Un errore, dunque, su quella che è «soltanto una mozione» come scrive la nota del Pd. Ma che fa gongolare i più antieuro fra le file leghiste. «Eppure Padoan (Pd ed ex ministro dell’Economia, ndr) ha votato anche lui la mozione», twitta Borghi.
Come spiega Lorenzo Codogno, ex alto dirigente del Tesoro e ora capo economista della LC Macro Advisors, «il segnale è quello dell’inizio di una valuta parallela. E il sospetto è che almeno la Lega voglia introdurre una sorta di ruota di scorta, che in caso di necessità diverrebbe una valuta parallela. O, peggio, un’arma negoziale nei confronti dell’Europa». E dunque, a maggior ragione colpisce che nonostante la smentita di Tria arrivi il rilancio del ministero per i Rapporti con il Parlamento.