La Stampa, 1 giugno 2019
I fratelli Caponi e l’Europa
La Stampa, in esclusiva mondiale, è in grado di offrire ai suoi lettori il testo della lettera redatta personalmente da Luigi Di Maio e Matteo Salvini e mandata all’Unione europea. Eccola: «Signorina Europa! Veniamo noi con questa mia addirvi che, scusate se sono pochi, ma settecento euro, punto e virgola, noi ci fanno specie, che quest’anno c’è stata una grande moria delle vacche, e dello spread, e del debito come voi ben sapete. Punto. Due punti. Adbundandis in adbundandum. Questa moneta servono perché voi vi consoliate dal dispiacere che avreta da che noi non correggiamo i conti, vi abbastino questi settecento euro, che oh, che è? Qua pare che ogni cosa uno non si può muovere e questo e quello, e pure te. Oh! Dovete lasciare stare il reddito di cittadinanza e la flat tax e quota cento perché i vicepremier che siamo noi, medesimo di persona perché siamo giovanotti e cioè studenti che studiano. Europa! Siamo due persone, due personcine, due personcine per bene che non farebbero male nemmeno a una mosca, figuriamoci a un’Europa come te, a un’Europeona come te. E quindi noi terremo la testa al solito posto, cioè sul collo. Salutandovi indistintamente, noi ti salutiamo con la nostra faccia sotto ai tuoi piedi senza chiederti nemmeno di stare ferma, e noi zitti sotto. Puoi muoverti! Ma prendi questi settecento euro e facciamola finita qua. Punto, punto e virgola. Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi che siamo noi, Luigi e Matteo, in data odierna, senza nulla a pretendere, con la faccia dove sappiamo, sempre zitti». (Grazie a Totò, Peppino, Troisi e Benigni).