Corriere della Sera, 1 giugno 2019
Intervista a Palmitano
H a un po’ paura?
«Di cosa?».
Come di cosa? Il 20 luglio partirà per la sua seconda missione sulla Stazione spaziale internazionale.
«Ah, certo! Ma i rischi sono studiati, minimizzati e noi siamo addestrati per rispondere agli eventi».
Vorrei ricordarle che nel 2013, durante la sua ultima passeggiata spaziale, le si è riempito il casco di un litro e mezzo d’acqua...
«Se potessi farci qualcosa forse ci penserei di più. Ma nel modo in cui la vedo io, se il problema ha una soluzione bisogna concentrarsi sulla soluzione; se non ha la soluzione non è più un problema, ma un dato di fatto».
Non teme nemmeno i detriti?
«I detriti esistono, ma noi possiamo avviare delle procedure: abbiamo la possibilità di tracciarli da Terra, in modo da evitare di incorrere nelle loro orbite. E poi comunque durante le attività extraveicolari si tengono sempre gli astronauti in prossimità della struttura, in modo che siano protetti».
Mi arrendo...
«Ma no, è che devi accettare il rischio. Chi sceglie questo lavoro non pensa di andare al lavoro in tram per poi stare tutto il giorno in ufficio!».
Luca Parmitano ha una voce gentile che gli restituisce meno anni di quelli che ha (42). Chiama da Houston alle sue 7 del mattino, le 14 in Italia, prima di andare «in ufficio». Siciliano di Paternò, è tenente colonnello dell’Aeronautica e astronauta dell’Esa. Ha al suo attivo una serie di record, che non ama enfatizzare («I record sono fatti per essere superati»): è il primo italiano ad aver fatto una passeggiata spaziale, il 9 luglio 2013; e nella seconda parte della Missione Beyond che sta per affrontare assumerà il ruolo di comandante, incarico inedito per un astronauta del nostro Paese. Wikipedia scrive che «si è qualificato su oltre 20 tipi tra aerei ed elicotteri militari e ha volato su oltre 40 tipi diversi di velivoli». Nel 2005, in Belgio, a bordo di un Amx si è «scontrato» con una cicogna e anziché lanciarsi subito con il paracadute ha preferito improvvisare un atterraggio di emergenza per evitare che il jet precipitasse sui civili: questo gli è valso una medaglia d’argento al valore. Dimenticavamo: è un Ironman.
Cosa metterà nel suo «bagaglio a mano»?
«Molto poco, abbiamo a disposizione solo un chilo e mezzo per le cose personali. Di mio non porterò niente, non avrebbe senso: avrò già tutto quello che mi serve a bordo della Stazione. Ho scelto di dare la possibilità ad amici e alla mia famiglia di affidarmi piccoli oggetti che poi riporterò sulla Terra come ricordo».
Mi faccia un esempio.
«Per le mie bambine ho fatto disegnare due piccoli pendenti d’argento, con la stessa forma del logo della missione 61».
Lei è un buon lettore: è cresciuto con Gabriel García Márquez, i viaggi di Chatwin, Dan Simmons. Quale libro si porterà nello Spazio?
«Nessuno, anche se leggere mi mancherà. Abbiamo i tablet, se vogliamo, ma finora ho cercato di non utilizzare il tempo a bordo per fare attività che posso fare anche sulla Terra».
Come impiegherà il tempo libero?
«A guardare fuori dalla cupola tutte le volte che potrò: ne vale sempre la pena, anche quando ci sono passaggi bui sopra il mare».
Ha già scelto con chi fare le videoconferenze riservate ai personaggi famosi?
«Dipende dalla loro disponibilità, non da me. Noi dobbiamo fare una lista di desiderata. La volta precedente avevo prediletto artisti e giornalisti italiani ai quali pensavo potesse far piacere ricevere la chiamata. Questa volta mi dedicherò a persone di ambito internazionale, avevo pensato a un Premio Nobel...».
Ci dica il nome, magari ci legge.
«È il Premio Nobel per la Pace del 2009: Barack Obama».
Perché lui?
«Perché credo che avrebbe l’entusiasmo giovanile di vedere la Stazione dall’interno e anche lui vivrebbe una bella esperienza».
Qual è il profumo che le mancherà di più?
«Non faccio mai graduatorie, però una cosa che mi viene spesso in mente è l’odore della salsedine e del mare, odori ricchissimi ai quali da isolano sono legatissimo».
Da questo è nata la scelta di devolvere i proventi dei suoi libri agli studenti siciliani?
«In quel caso la graduatoria l’ho fatta. La borsa di studio è dedicata agli studenti bisognosi, in ordine, della provincia catanese, siciliani e italiani. Mi sembrava giusto restituire qualcosa. Finora sono state assegnate due borse di studio, a un ragazzo e a una ragazza, per andare all’estero con Intercultura».
La Sicilia
Ho voluto devolvere i proventi dei miei libri a due studenti siciliani L’odore che mi torna in mente più spesso è quello della salsedine e del mio mare
Come fece lei da ragazzo, quando incontrò sua moglie Kathy. Non mi dica che state insieme da allora.
«E invece sì».
Come riesce a coltivare la relazione? Non c’è mai...
«È un investimento estremamente complicato, non da parte mia, ma è difficile per chi mi segue, per le mie figlie e per mia moglie... Cerco di trasformare la mancanza di quantità in qualità, sono attaccassimo alle mie figlie. Quando ci sono, mi impegno per essere una presenza che lascia il segno».
Che padre pensa di essere con Sara, 12 anni, e Maia, di 9?
«Il mio ruolo di padre è quello di dare una mappa e non la direzione».
Cita spesso il «gene di Ulisse», per spiegare l’istinto naturale dell’uomo a esplorare. Qual è, invece, il gene specifico che ha ereditato dai suoi genitori?
«Mio padre Ugo è quello che ha l’approccio scientifico razionale al fare, al costruire, al riparare. Se ho una qualche manualità l’ho ereditata da lui: è un astrofisico che ha insegnato in un istituto tecnico. Mentre ho ereditato da mia madre Cettina tutto l’amore per l’aspetto umanistico, il godere delle piccole cose, la serendipity. Lei e mio padre sono un ottimo esempio di complementarità».
Dopo questa missione, vuole andare sulla Luna o su Marte?
«La prossima missione sarà quella che mi verrà assegnata, qualunque sia la destinazione: ogni esperienza vale la pena di essere vissuta».
Non le credo.
«Faccio parte di un corpo astronauti, conosco limiti e tempistiche, ho 42 anni: l’idea di andare su Marte è bellissima, attrattiva e ci fa brillare gli occhi. Ma si tratta di una cosa che non è fattibile prima di 15 anni; sarei alla fine della mia carriera. Anche se mai dire mai, bisogna sempre avere grandi sogni».
Lei ama molto scrivere. Terrà un diario privato, oltre immagino a quello di bordo?
«Sfato subito un mito: non abbiamo un diario di bordo come sulle navi, perché la stazione è controllata soprattutto da Terra. Quanto a un diario personale, non so se voglio replicare l’esperienza del blog della missione Volare: lo deciderò sul momento. Di sicuro sfrutterò le tecnologie che non c’erano sei anni fa per inventarmi qualcosa di diverso e ho già preso contatti con Euronews per fare un racconto settimanale attraverso piccoli video».
In passato ha parlato spesso della felicità provata durante le sue passeggiate spaziali: un sentimento legato forse all’assenza di gravità e di pensieri?
«Credo che la felicità sia una scelta: noi scegliamo più o meno consapevolmente di essere felici o di non esserlo, cercando e trovando la bellezza in quello che ci circonda. La felicità può essere in tanti posti: davanti a un’alba, abbracciando mia figlia, respirando salsedine».
Sa già quante passeggiate spaziali potrà fare questa volta?
«Non posso prevedere il futuro e nel mondo dell’astronautica non c’è mai nulla di certo. Il mio collega Nick Hague è partito per la Stazione a ottobre ed è tornato a Terra 19 minuti dopo!».
Ma almeno può dirmi se le piacerebbe farne un’altra.
«Ma certo che mi piacerebbe! È due anni che mi addestro per fare attività extraveicolari! Tutte le attività che rappresentano una sfida sono le più desiderate dagli astronauti. Ma da siciliano preferisco mettere le mani avanti...».
A bordo dovrà interagire con il robot Cimon. Pensa sia possibile un’amicizia?
«L’intelligenza artificiale è presente in tutti i film moderni di storie spaziali, da 2001: Odissea nello spazio a Moon. Quello con Cimon è un esperimento: dobbiamo vedere se l’intelligenza artificiale è gia pronta per sostenere una conversazione con un essere umano, per comprenderne emozioni e sentimenti, e poi vogliamo vedere se l’essere umano è pronto per interagire con l’intelligenza artificiale. Sarà interessante verificarlo. Ma, anche lì: nulla è certo finche non verrà fatto».
Partirete per la Iss il giorno dell’allunaggio: il 20 luglio. È contento della coincidenza significativa?
«È una coincidenza casuale. Quando la spedizione è stata pianificata, due anni fa, sapevamo solo che il lancio sarebbe avvenuto in quei giorni e infatti abbiamo voluto nel logo un riferimento alla Luna. Mi piace la simmetria che si è creata, è veramente un cerchio che si chiude».
Qual è il suo primo pensiero al risveglio?
«Devo alzarmi subito o tra 5 minuti?».
E l’ultimo?
«Un bacio alle mie bimbe».
La famiglia
Ho preso da mio padre l’approccio razionale, da mia madre l’amore per l’aspetto umanistico Alle mie figlie cerco di dare una mappa e non la direzione