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 2019  maggio 31 Venerdì calendario

I DID IT MY…HUAWEI – CHI È CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE REN ZHENGFEI, IL FONDATORE DEL COLOSSO CINESE DELLE TELECOMUNICAZIONI – DALL’ARRUOLAMENTO NELL’ESERCITO A QUELLO NEL PARTITO FINO ALLA NASCITA DI HUAWEI NEL 1987: UNA PICCOLA DITTA CHE INSTALLAVA CENTRALINE NEI VILLAGGI VICINO SHENZEN – LA GUERRA CON L’AMERICA E L’ARRESTO DELLA FIGLIA: “HO SACRIFICATO ME STESSO PER PORTARE L’AZIENDA IN CIMA AL MONDO E…” -



WALKING HUAWEI – IL SISTEMA OPERATIVO DEL PRODUTTORE CINESE DI SMARTPHONE, ALTERNATIVO AD ANDROID, SARÀ PRONTO ENTRO L'AUTUNNO – MA SIAMO SICURI CHE RIUSCIRÀ A FARE CONCORRENZA A GOOGLE DA UN GIORNO ALL’ALTRO? FINORA NESSUNO È RIUSCITO A VINCERE LA SFIDA DEL “TERZO OS” – E SE DIETRO ALL'OBBIDIENZA DI GOOGLE A TRUMP CI FOSSERO ANCHE (E SOPRATTUTTO) RAGIONI MILITARI?

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/walking-huawei-ndash-sistema-operativo-produttore-cinese-204140.htm





Guido Santevecchi per “L’Economia – Corriere della Sera”

Questa è la storia di un successo personale e di uno scontro tra superpotenze per la supremazia tecnologica. Cominciamo dalle ultime dichiarazioni del protagonista, Ren Zhengfei, 74 anni, fondatore di Huawei: «Ho sacrificato me stesso e la mia famiglia per l' obiettivo di portare l' azienda in cima al mondo. Per raggiungere lo scopo un conflitto con gli Stati Uniti è inevitabile».

Lo scontro negli ultimi mesi ha portato all' arresto in Canada di Meng Wanzhou, figlia maggiore di Ren e direttrice finanziaria del gruppo, su richiesta di estradizione americana per frode bancaria e violazione delle sanzioni all' Iran; all' accusa di spionaggio e furto industriale sollevata dalla Giustizia Usa; all' ordine esecutivo di Donald Trump di non comperare più tecnologia da Huawei e di non venderle componenti americani. Assedio completato dalla decisione di Google di ritirare la licenza per l' uso di Android, che dà vita ai telefonini fabbricati a Shenzhen.

L' ossessione americana contro Huawei però non è parto della mente vulcanica di Trump. Era il 2012 quando la Commissione Intelligence del Congresso americano affermò che il gruppo cinese voleva infiltrare il sistema delle telecomunicazioni globali per conto dello spionaggio di Pechino.

Alla Casa Bianca allora c' era Barack Obama, rispettato Premio Nobel per la pace. L' accusa di collusione con il potere politico viene dalla biografia di Ren Zhengfei. Il capitano d' industria in gioventù ha servito nell' Esercito popolare di liberazione e quindi, sostengono gli americani, sarebbe pronto a trasformare il suo 5G nella quinta colonna tecnologica del Comando supremo, oggi incarnato da Xi Jinping.

Per anni Ren non ha reagito all' accusa, la prima intervista risale al 2015. Negli ultimi cinque mesi ha dovuto parlare molto. Partendo dagli albori. «Erano gli Anni 60, la Cina era nel caos della Rivoluzione culturale, tempi duri per la gente, poco da mangiare e per vestire. Si riceveva un terzo di metro di tessuto alla volta e così si potevano solo rammendare gli abiti: andavo in giro pieno di toppe».

Poi «il governo stabilì che ogni cittadino doveva avere almeno un abito decente all' anno, così fu comperato un modernissimo macchinario per tessuto sintetico dalla Francia; ma nessuno era in grado di gestire una fabbrica così avanzata e quindi fu mobilitato l' esercito, che arruolò giovani tecnici laureati come me». Quella fabbrica era al Nord, in inverno le temperature arrivavano a 20 sotto zero, racconta Ren: «Si dormiva in tenda, si mangiava soprattutto sorgo, così mi sono temprato. Ed ero felice perché finalmente conoscevo la tecnologia occidentale».

Ren lavorò bene, riuscì a inventare un piccolo congegno per il controllo di qualità, fu premiato, fu ammesso nel Partito comunista nel 1978. Domanda: quindi è un comunista di ferro? Risposta con sorriso che gli tira tutte le rughe del volto: «Allora dovevi avere la tessera anche per diventare capocuoco... Il Partito ti chiedeva di essere giovane, professionale, istruito e rivoluzionario». Ren dice di non aver mai avuto un grado militare, era vicedirettore di un' unità tecnica: «Avrei voluto diventare davvero colonnello, ma nel 1983 il mio reparto fu sciolto e io fui congedato».

Andò a Shenzhen, testa di ponte della grande apertura al mercato «con caratteristiche cinesi» di Deng Xiaoping. Nel 1987 si mise in proprio fondando Huawei con un capitale di 5 mila dollari. La piccola ditta installava centraline telefoniche nei villaggi intorno a Shenzhen. Ma in campagna ci sono i topi, che rosicchiavano i cavi: Ren ebbe l' idea di usare materiale residuato dell' esercito, molto più resistente, e vinse la battaglia con i roditori. Fu l' inizio dell' ascesa.

Ora che Huawei è il secondo venditore al mondo di smartphone e ha sviluppato la tecnologia più avanzata nel 5G, Washington la accusa di essere pronta a piegarsi agli ordini del Partito. Ren giura che non tradirebbe mai i suoi clienti. Non sappiamo se potrebbe davvero dire no a una richiesta (ordine) di Pechino. Ma intanto Google, negando il suo software ai cinesi, ha eseguito una disposizione della Casa Bianca.

Gli analisti rilevano che la linea americana porterà a una guerra di posizione: il mondo tecnologico diviso in due blocchi, con Pechino e i Paesi che la seguiranno capaci di usare solo telecomunicazioni made in China con microchip e software cinesi. Una cortina di ferro hi-tech.

Ren dice che l' arresto della figlia lo ha provato, che Meng Wanzhou gli manca molto. Si presenta come uomo di famiglia: ha un debole per la figlia più piccola, Annabelle Yao, studentessa a Harvard e ballerina classica. Annabelle è così brava da essere stata la stella del Bal des Débutantes a Parigi. Ha un altro figlio, Meng Ping, che lavora in Huawei. I tre figli hanno optato per i cognomi delle madri per motivi di riservatezza.

Non ci sono solo sospetti politici dietro la campagna americana. Ma anche carte giudiziarie. Due filiali di Huawei sono accusate di furto di segreti industriali dell' americana T-Mobile. Alcuni ingegneri inviati da Shenzhen avrebbero messo le mani (letteralmente) sul braccio robotico Tappy, sviluppato da T-Mobile per riprodurre un dito umano e sperimentare i suoi smartphone simulando il tocco sullo schermo. Secondo i capi d' imputazione, nel 2012 tecnici di Huawei, ospiti a Bellevue nella sede T-Mobile, avrebbero prima scattato foto di Tappy in laboratorio, anche se si erano impegnati a non farlo; poi avrebbero cercato di sottrarre materialmente un braccio del robot infilandolo in una borsa. Il processo è in corso.

Ren dice che le aziende americane come Google, Qualcomm, Intel non devono cedere al «populismo protezionista», rivela che in famiglia molti usano smartphone Apple e che lui per Natale regala MacBooks. Ma mentre Xi Jinping invoca «la ripresa della Lunga Marcia» contro l' accerchiamento tecnologico internazionale già si parla di armi segrete. Huawei per sostituire Android annuncia il Piano B: entro pochi mesi lancerà un suo sistema operativo per telefonini. Senza il nuovo OS gli smartphone del signor Ren diventerebbero utili come fermacarte.