Libero, 31 maggio 2019
Roberto Lagalla: «In Sicilia sono 4mila gli under 30 che si dividono fra aula e impresa»
Roberto Lagalla, assessore Regione Sicilia, è nato a Palermo.
Dopo anni di stasi la Regione Siciliana ha avviato un sistema di istruzione e formazione che dialoga fortemente con scuola e molto presto con il mondo produttivo. Una inversione di tendenza netta che segna uno stacco indiscutibile fra il prima e il dopo. Come spiegarla lo abbiamo chiesto a Roberto Lagalla assessore regionale all’istruzione e alla formazione. «Intanto», spiega, «ha prevalso la constatazione del disastro che abbiamo ereditato, insieme però alla volontà di cambiare. Abbiamo cercato di farlo in tempi rapidi, valorizzando i percorsi IeFp, in modo che potessero trovare la regolare copertura finanziaria e inizio coincidente con l’inizio dell’anno scolastico. Abbiamo aumentato il coinvolgimento degli enti di formazione. Hanno avuto un ruolo fondamentale anche gli Istituti tecnici e professionali che hanno lavorato in molti casi assieme agli enti di formazione». Dal Rapporto di monitoraggio presentato da Inapp sulla via italiana al sistema duale emerge che gli iscritti ai percorsi IeFp in Sicilia sono ben 4.326. È la via siciliana al sistema duale? «Con questo dato la Sicilia conquista un posto importante all’interno del sistema della formazione professionale, anche se sconta una dispersione scolastica particolarmente elevata. La valorizzazione dell’IeFp e del sistema duale che l’accompagna serve per recuperare dispersione scolastica tradizionale e riorientare i giovani sul saper fare piuttosto che sul sapere. È il motivo per il quale abbiamo spinto le iniziative di apprendistato di primo livello proprie del duale, concludendo quasi 450 contratti di apprendistato in un solo anno che equivalgono a quelli della Toscana, pur in un contesto socio economico relativamente povero». Parliamo di dispersione scolastica. I nuovi percorsi formativi ne sono immuni? «Purtroppo no. Pure negli IeFp non tutti coloro che entrano nel percorso riescono a raggiungere la qualifica. Il tasso di abbandono non è trascurabile». Cosa pensate di fare? «Puntiamo a motivare e orientare meglio i ragazzi coinvolgendoli prima». Quali sono, in Sicilia le figure professionali che escono dai vostri percorsi IeFp? «Noi attiviamo tutti i percorsi previsti dalla normativa, che sono oltre venti. Ma quelli che vengono scelti più degli altri sono i corsi relativi ai servizi alla persona, prevalentemente estetica e quelli legati all’agrifood e a ristorazione e turismo. Molto seguiti anche quelli della meccatronica, destinati a formare le persone per l’industria leggera. Abbiamo inserito pure un completamento del percorso istituendo gli Istituti tecnici superiori, gli Its, ai quali possono accedere gli studenti in possesso di un titolo di studio che consenta questo percorso finale di perfezionamento e specializzazione». La Sicilia ha dimostrato in questo modo che anche al Sud si può sviluppare un efficace sistema di istruzione e formazione integrato, con l’obiettivo precipuo di favorire l’occupabilità dei giovani. Quali sono le prossime azio i che pensate di intraprendere su questo percorso? «Le azioni che abbiamo intenzione di intraprendere sono legate a un passaggio ulteriore che abbiamo già immaginato e stiamo già lavorando per realizzarlo. Ci proponiamo cioè di portare la formazione all’interno delle imprese alle quali chiederemo di predisporre, assieme agli enti di formazione, programmi formativi curvati sulle esigenze specifiche delle imprese, in modo tale che in vista della programmazione del turnover e del relativo reclutamento le aziende possano individuare le qualifiche professionali necessarie al loro fabbisogno. Formando i giovani proprio su queste esigenze». L’obiettivo è di ridurre il mismatch fra domanda e offerta? E come pensate di farlo concretamente? «Da noi come nel resto d’Italia, spesso gli imprenditori dicono che non trovano candidati in possesso delle competenze richieste e quanti le hanno sostengono di non essere considerati dalle aziende. È venuto il momento di far assumere a tutti le proprie responsabilità. Ma siamo consapevoli di dover creare un legame diretto fra domanda e offerta di lavoro. L’ultima fase del percorso che abbiamo intrapreso è proprio quella di mettere assieme domanda e offerta».