Il Messaggero, 31 maggio 2019
Toni Servillo: «Il teatro è un varco quando il mondo è al buio»
Toni Servillo, attore e regista, è nato ad Afragola (Campania).
«L’attore è qualcuno che consegna un messaggio suo malgrado. Questa frase di Jouvet condensa il senso profondo del suo insegnamento, e dà una direzione mai conclusa al lavoro che stiamo facendo». Nel camerino del Teatro Argentina, subito dopo la replica pomeridiana di Elvira (Elvire Jouvet 40), lo spettacolo (prodotto da Teatri Uniti e dal Piccolo di Milano) di cui è regista e interprete principale, Toni Servillo continua a riflettere sulla funzione pedagogica dell’arte teatrale, che porta in sé la capacità di rivolta e di resistenza.
SOLD OUT«Sapere che queste lezioni di Louis Jouvet, che era al tempo stesso un attore popolarissimo e un grande pedagogo, si sono svolte al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi, mentre i nazisti stavano entrando in città, ci consegna più un messaggio di speranza che di disperazione. Il teatro è un’avventura clandestina che apre un varco anche nei momenti più minacciosi della storia umana».
Lo spettacolo, che chiuderà le sue repliche domenica sera, ha registrato il tutto esaurito ancor prima di cominciare. «Si dice che se non hai portato lo spettacolo a Roma, è un po’ come non averlo fatto. Il pubblico romano è stato molto generoso. Ma se le confrontiamo con le 80 repliche che abbiamo fatto al Piccolo di Milano l’anno scorso, è inutile ribadire che due settimane di programmazione sono poche», riflette Servillo, che confessa di aver trovato in questa nostra città «un clima incattivito, molto poco allegro. È una cattiveria che nasce evidentemente da un disagio, che non favorisce le relazioni tra le persone».
Subito dopo la nostra conversazione, Toni Servillo ha presentato al pubblico del Teatro Argentina il film di Massimiliano Pacifico, Il teatro al lavoro, in cui si segue la gestazione dello spettacolo, fin dalla prima tappa internazionale, in quel Théatre de l’Athénée di Parigi intitolato a Lous Jouvet, dove Elvira concluderà anche le sue repliche il prossimo ottobre.
I SEGRETI«Naturalmente oggi interpreto Jouvet in una maniera diversa rispetto all’inizio. Siamo arrivati alla 190esima replica di Elvira e di cose ne sono successe» riflette Servillo. «Ne ero già convinto prima, ma adesso ancora di più. Come Jouvet, io penso che il teatro apra le porte dell’interiorità e che ci aiuti a fare i conti con parte sconosciute di noi stessi. Più si perfeziona l’arte dell’attore e più ci si avvicina con modestia al personaggio».
Se il film di Massimiliano Pacifico ci consegna i segreti del lavoro matto e disperatissimo di Servillo e della sua compagnia fino ad ora, ad ottobre sarà Paolo Sorrentino a firmare l’arrivo della compagnia a Parigi, a ricostruire filmicamente la grande macchina del teatro, la sua infinita capacità di creazione dell’umano anche in tempi disumani.