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 2019  maggio 31 Venerdì calendario

Il cancro non arriva per caso

Possiamo pregare che non tocchi a noi, possiamo sperare sulla fortuna o contare su una buona stella, ma non possiamo in alcun modo accusare la dea bendata di averci colpito a tradimento e lamentarci di essere stati condannati dal destino ingrato quando ci viene fatta una diagnosi di cancro, perché questa patologia non ha nulla a che fare né con il caso, né tantomeno con il fato. Uno studio italiano dello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) condotto con l’Università Statale di Milano, e pubblicato su Nature Genetics, ha dimostrato che non ci si ammala di tumore per caso o per sfortuna, elaborando modelli matematici estrapolati da difetti genetici, stili di vita ed ereditarietà, i quali fattori, quando collegati tra loro, favoriscono lo sviluppo di questa patologia, escludendo quindi senza possibilità di equivoci casualità e predestinazione. Ma perché una ricerca scientifica, finanziata dall’European Research Council (Erc), si è dovuta occupare di un tema che può riguardare al massimo l’astrologia? Nel 2015 fece scalpore uno studio della John Hopkins School of Medicine, pubblicato su Scienze, il quale sosteneva che chi è affetto dal cancro nella maggioranza dei casi è stato solamente “colpito dalla sfortuna”, una affermazione che ha fatto inorridire la mente razionale di migliaia di ricercatori nel mondo che da anni indagano sulle cause di insorgenza delle neoplasie maligne. Gli scienziati italiani invece, hanno spiegato che il cancro è provocato semplicemente da mutazioni cromosomiche, che sono prevedibili e determinate dall’ambiente esterno alla cellula, affermando che un tumore si sviluppa quando una singola cellula accumula 6 o 7 alterazioni del suo Dna a carico dei geni oncogeni, quelli caratteristici del cancro. Tali alterazioni, secondo i ricercatori italiani, avvengono a causa di contaminazioni dell’ambiente in cui viviamo e del nostro stile di vita, due fattori fondamentali per lo sviluppo della malattia, che la popolazione generale attribuisce ignorantemente alla casualità e quindi, in ultima analisi, alla sfortuna. Se è vero che i due terzi dei vari tipi di cancro sono dovuti all’accumulo di danni inevitabili sul genoma, ovvero da eventi casuali fuori dal nostro controllo, è anche vero che due casi di tumore su tre sono dovuti a cause deterministiche come le infiammazioni croniche, il fumo, o infezioni come quelle causate da Papilloma Virus per la cervice, dal virus Hbv per il fegato, e dal batterio Helicobacter Pylori per lo stomaco. Ma come si sviluppa un tumore maligno?

DNA DELICATO
Il Dna è fragile e si può danneggiare, e quando le cellule lo duplicano per moltiplicarsi durante la normale vita dei nostri tessuti, nel corso di decenni, su miliardi di cellule che si dividono, possono avvenire degli errori di trascrizioni che si traducono in mutazioni, due terzi delle quali si ritrovano poi nelle cellule tumorali mutanti, che accumulano ulteriori danni nel Dna, proliferando senza più controllo. È il cancro. Le mutazioni sono quindi considerate inevitabili, influenzabili da fattori ambientali, come per esempio il fumo, ma imputabili solo ed esclusivamente ad errori casuali, e per tale motivo lo studio americano, condotto da Bert Volgelstein, oncologo di fama internazionale, aveva concluso che le stesse avverrebbero in ogni caso, anche se il pianeta fosse perfetto ed i nostri stili di vita irreprensibili, perché è un dato di fatto che ogni volta che una cellula si moltiplica e replica il suo Dna può commettere errori, e tali errori sono una potenziale fonte di trasformazioni cancerogene. Inoltre, più passa il tempo e più invecchiamo, più si gioca questa nefanda partita, motivo per cui il tumore colpisce spesso avanti con gli anni, e nessuno di noi, vecchio o giovane, avrà mai la garanzia assoluta di cavarsela e di poterne essere esente. I tessuti del nostro corpo si replicano a velocità diverse, il sangue e la pelle per esempio vengono sostituiti interamente in poche settimane, mentre altri, come il tessuto nervoso, sopravvivono per una vita, e più volte si riproducono le cellule di un tessuto, più è facile accumulare mutazioni, con maggiori o minori probabilità di arginare i fattori che impediscono lo sviluppo del cancro. Tal correlazione però non è perfetta, poiché spiega solo alcune delle chance di un organo di sviluppare un tumore, alcuni dei quali sono più frequenti di quanto ci si aspetterebbe, come quelli del cervello, dell’ ovaio e del pancreas, il che indica diversi fattori in gioco. Quando una mutazione è accertata nella cellula neoplastica, questa è dovuta nel 77% dei casi ad errore di replicazione del suo Dna, nel 18% a fattori ambientali e nel 5% alla ereditarietà o predisposizione genetica, ma non è così per tutti i tipi di cancro. Nel tumore della prostata, del cervello o dell’osso per esempio, più del 90% delle mutazioni sono dovute ad errori di copiatura del Dna, mentre nel tumore del polmone il 65% delle sue traslocazioni sono dovute a fattori ambientali, principalmente individuati nel fumo di sigaretta, e non si è mai riconosciuta alcun tipo di familiarità in questo tipo di neoplasia. Queste percentuali rendono conto anche di due altre situazioni, ovvero del perché alcuni tumori siano più frequenti in organi dove la replicazione cellulare è più attiva come l’intestino, a differenza dell’encefalo dove le cellule praticamente non si riproducono, e dell’incidenza correlata con l’età, perché se è vero che con il passare degli anni aumenta l’eventuale esposizione a fattori ambientali cancerogeni, è altrettanto vero che con l’età le cellule dell’organismo continuano a moltiplicarsi e ad andare incontro alla possibilità di errori nella replicazione del Dna. 

SERVE PREVENZIONE
La ricerca italiana ci insegna che la sfortuna non svolge alcun ruolo nella genesi delle traslocazioni cromosomiche e non esiste base scientifica che ci autorizzi a sperare nella fortuna per evitare di ammalarci. Anzi, abbiamo un motivo in più per non allentare la presa sulla prevenzione, visto che tuttora un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalano di neoplasie maligne, le quali, se diagnosticate in tempo, sono non solo curabili ma addirittura guaribili. Con il cancro quindi la sfortuna non c’entra niente, almeno dal punto di vista medico, eppure la sua sfumatura stregonesca non è riuscita negli anni, nonostante le evidenze scientifiche, a sgombrare il campo dalla credenza popolare che un’entità occulta come il tumore maligno possa colpire a caso. Se però intendiamo la sfortuna come il semplice accumulo di coincidenze con conseguenze negative, dobbiamo anche essere consapevoli che non esiste alcun modo di prevedere se e quando una cellula inizia a sbagliare replicandosi, perché si tratta di un effetto quantistico, intrinsecamente casuale. Ed in medicina purtroppo il caso esiste, checché ne dicesse Einstein.