Libero, 31 maggio 2019
Gli italiani si indebitano per i funerali
Una pubblicità, tendente al macabro, recita: Regalo monolocale. Seminterrato. E si vede, sul cartellone, una bara infiocchettata. Perché la ditta di pompe funebri in questione (la Exequia) offre un “pacchetto” low cost sui servizi che comprende, gratis, proprio l’uso della cassa. I conti degli italiani sprofondano nel rosso e anche il funerale diventa un lusso, per cui le ditte corrono ai ripari. Nonostante questi lodevoli sforzi, per molti anche l’eterno riposo, anziché donare la pace eterna, diventa un incubo da togliere il sonno. Non bastavano il mutuo, il condominio, le bollette, il dentista, le vacanze a rate... Ora ci si indebita anche per i funerali. Secondo un’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research sono stati ben 3,2 milioni gli italiani che per sostenere i costi di una cerimonia funebre hanno fatto ricorso a un prestito. Fra coloro che hanno partecipato all’indagine, la spesa media per i funerali è stata pari a poco più di 3.180 euro, valore che cambia sensibilmente da Nord a Sud. Più specificatamente, nel Nord Ovest raggiunge anche i 3.422 euro, mentre nel Centro e nel Sud si va decisamente verso il risparmio, con una media di 3026-3066 euro. Bisogna però anche segnalare che un buon 8 per cento di degli intervistati ha dichiarato di aver speso oltre 6.000 euro. Queste migliaia di euro da dove li hanno tirati fuori? Tra tutti gli interpellati, quasi uno su cinque ha scelto di pagare a rate. Il 13,1 per cento è riuscito a saldare il conto in un anno, mentre per il 6 per cento ci sono voluti dai due ai cinque anni. La media degli indebitati si trova concentrata soprattutto nel meridione. Altri dati incuriosiscono e consegnano un ritratto inedito della nostra società: nelle regioni del Centro nel 72 per cento dei casi il rito funebre è stato pagato con risparmi personali, mentre il ricorso al denaro lasciato dal defunto è stato maggiore nelle aree del Nord Ovest. Analizzando ancora i dati presentati dell’inchiesta, si scopre che a chiedere un finanziamento ad una società di credito sono state più le donne – l’8, 5 per cento contro il 6,5 per cento del campione maschile – mentre sul piano anagrafico non sorprende scoprire che siano stati i giovani tra i 18 e i 24 anni a dover chiedere un prestito per far fronte alle spese funebri (23,4 per cento).
IL FUTURO
Questo per quel che riguarda quel che è già accaduto. Ma per il futuro, cosa pensano di fare gli italiani? Quasi 1 su 3 (29,3 per cento), pari a 7,6 milioni di italiani, a questa domanda ha risposto che, nel caso, pensa di chiedere un prestito per saldare il conto, percentuale più che doppia rispetto a chi, in passato, ha già affrontato questo tipo di spesa. Insomma, spesa irrinunciabile per tutti, evidentemente, ma che pesa come un macigno sui bilanci familiari. Qualcuno, poi, non vuole rinunciare anche ad un certo fasto per l’addio ai propri cari. Non sono certo più i tempi dei carri funebri trainati da pariglie di cavalli con pennacchi neri sulla groppa... Ma il lusso e le mode si intrecciano anche sopra il feretro, a dispetto di crisi e finanze sempre più magre. Ci sono stati film e romanzi memorabili che hanno ironizzato sul tema, a partire dall’inarrivabile “Caro estinto” di Evelyn Waugh.
LA CHIESA
Anche la Chiesa ha modificato, almeno in parte, il rituale funebre. Nel 2016, con un “istruzione della Congregazione vaticana per la Dottrina della fede”, si è aperta la possibilità della cremazione del corpo del defunto, cosa che non era ammessa fino a qualche anno fa. La preferenza è sempre per la sepoltura del corpo. Rimane proibita la dispersione delle ceneri “nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo” e la loro conversione “in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti”. Il riferimento è a quella moda che si era diffusa, tempo fa, di trasformare il caro estinto in un diamante che, come è risaputo, è per sempre. Senza contare le altre tendenze, come l’ibernazione o la spedizione nel cosmo del feretro. Tutte mode per ricconi, in realtà. Che non si possono pagare a rate.