Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 31 Venerdì calendario

La musica di Allevi parla alle piante

La levità di Giovanni Allevi sconfigge ogni resistenza. Sembra saltelli tra le note che poi da sole si compongono. Conquista persino le forze della natura. Sarà per questo che è tanto amato dal pubblico e tanto osteggiato dai colleghi di podio. Con questo mix di talento e genuinità ieri era in concerto a Ikea Porta di Roma come guest star del Green Festival, evento dedicato alla sostenibilità. 
Maestro Allevi, lei ha eseguito musiche pensate per le piante, talmente sensibili a certe melodie da crescere così più forti e rigogliose. Ci dobbiamo credere?
«Qualcosa di vero c’è. Sicuramente esiste un collegamento profondo tra la mia musica classica contemporanea suonata con strumenti di legno o di metallo e la natura, confermato dalla meccanica quantistica. L’origine è la stessa, quando eseguo mi avvicino a una dimensione naturale».
La sua musica è anche rivoluzione.
«È un piccolo gesto pacifico di disobbedienza per il mondo avanzato. Ribellione di chi rifiuta la frenesia e il culto dell’apparire per dare voce alle fragilità e alle delicatezze».
Una sensibilità particolarmente sviluppata. Si deve anche ai problemi di salute?
«Continuo ad avere problemi alla vista, ho da poco subito un intervento. Questo mi ha portato a sviluppare la mia sensibilità. Ne viene un intuito speciale, una percezione tattile, qualità molto vicina alla musica. Un artista trae spunto dal senso di caducità e di inadeguatezza che ha in fondo all’anima. L’opera d’arte ne rappresenta un riscatto, la sublimazione. Nei momenti di incertezza, di panico, di disequilibrio, sento la forza propulsiva della musica che arriva per salvarmi».
Tutto così semplice?
«Sì ma devi avere il coraggio di guardarti in profondità ed esprimere quello che sei pienamente senza mai piegarti al consenso collettivo».
La sofferenza porta anche...
«... ad avere simpatia per gli incompresi, le paure, le stranezze; in queste si manifesta la nostra parte più autentica, il nocciolo più profondo dell’essere umano è la sua fragilità che diventa la sua forza». 
Un ragazzino nerd ha detto di seguirla perché la sente simile a lui.
«Se per nerd intendiamo la dedizione assoluta a una disciplina, lo studio dell’anima e il totale disinteresse per ciò che accende l’interesse degli altri, allora mi sento nerd anch’io. Il cosiddetto successo poteva non arrivarmi ma per fortuna molte persone sono sulla lunghezza d’onda di quello che faccio. Auguro al ragazzino di realizzare il suo sogno senza fretta sapendo che i risultati arriveranno e che non deve sentirsi inadeguato perché solo chi sta in disparte saprà indicare la strada a molti».
A giugno lei sarà ospite del Festival Andersen dedicato ai bambini, il 13 luglio parte il «Piano solo tour» che la porterà anche in Giappone .
«E a fine estate terrò una masterclass dedicata ai giovani musicisti classici d’orchestra. Un incontro gratuito di formazione finalizzato a selezionare 10 musicisti che entreranno a far parte da professionisti dell’Orchestra Sinfonica Italiana, con me nel prossimo tour di Natale. Credo di aver ricevuto dalla musica più di quanto potessi immaginare e voglio restituire tanta bellezza ai giovani dando loro una possibilità concreta».