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 2019  maggio 31 Venerdì calendario

Sul documentario “Ave Satana?”

Hail Satan?, «Ave Satana?», seguito da un punto interrogativo, denuncia sin dal titolo di essere un’opera che ha il tono dello sberleffo, ma già dalle prime immagini si intuisce che rivela qualcosa di profondamente serio e inquietante. Diretto da Penny Lane, il documentario tocca infatti il cuore di alcuni temi eterni come il rapporto tra Stato e Chiesa, attuali come la relazione tra il cristianesimo e le altre religioni, e squisitamente americani come la difesa del primo emendamento, che consente libertà di culto, opinione e stampa. 
La regista segue le tracce del Tempio di Satana, fondato a Salem nel 2013 da un laureato di Harvard chiamato Lucien Greaves: è la cittadina della caccia alle streghe rievocata da Arthur Miller nel Crogiuolo. A differenza della Chiesa di Satana, dedita unicamente al culto del diavolo, nasce quasi come un gioco, ma poi, alla luce di un successo sorprendente, si struttura con chiari intenti politici, filosofici e fiscali: dimostrare che ogni tipo di credo merita uguale rispetto e ottenere quindi lo stato giuridico di Chiesa, con annesse esenzioni fiscali. 
Per ottenere questo duplice risultato, Greaves usa l’arma del sarcasmo, deridendo sino alla blasfemia le altre religioni, e lotta con ogni mezzo per difendere la propria libertà, garantita dal primo emendamento. La sua battaglia è contro ogni emarginazione: nei suoi discorsi ripete ossessivamente che non si può discriminare nessuno, neanche Satana, ed è notizia di poche settimane fa che il Tempio, strutturato in maniera speculare al White House Office of Faith-Based and Neighborod Partnership di Bush, è riuscito a ottenere l’esenzione fiscale. 
Il primo atto del Tempio fu chiedere al governatore della Florida di consentire nelle scuole anche le preghiere a Satana. «Il diavolo ha i suoi diritti» è scritto tuttora nei cartelli esibiti dai fedeli, che si distinguono per bere sangue in pubblico, flagellare bambole di neonati e celebrare riti corredati da croci capovolte. Alcuni temi sono in comune con quelli dei libertari: il gruppo combatte per una libertà sessuale assoluta e ha a cuore i temi ecologici, a cominciare dalla campagna «Adotta un’autostrada». 

La messa rosa
Il massimo dell’attenzione mediatica è stata conquistata con una «messa rosa» - questo il termine usato - sulla tomba di una delle vittime della maratona di Boston, durante la quale i celebranti hanno strofinato i genitali sulla stele invocando Satana perché cambiasse gli orientamenti sessuali del defunto. Il successivo tentativo di celebrare una messa nera nel campus di Harvard è stato bloccato dalla diocesi cattolica di Boston, mentre ha avuto scarso seguito l’offerta di dare accoglienza ai musulmani spaventati per possibili ritorsioni dopo gli attentati terroristici al Bataclan. 
Dal documentario risulta evidente che alcuni tra i membri del Tempio hanno aderito sull’onda di uno spirito nichilista al limite dell’estrema goliardia, altri credono esclusivamente nella battaglia politica, e altri ancora sono effettivamente adoratori di Satana, considerato l’eterno ribelle contro ogni forma di autorità. Ma tutti, senza esclusione, trovano intollerabile la presenza di monumenti religiosi nella vicinanza di istituzioni pubbliche: in una delle scene più significative Greaves si reca a Little Rock, in Arkansas, per ottenere l’abbattimento di una stele che raffigura i dieci comandamenti, chiedendo in alternativa la costruzione di una statua di tre metri del demone Baphomet. È una battaglia di libertà in nome di Satana, ha spiegato, e la vicenda si è conclusa con una vittoria: l’Arkansas ha rifiutato la richiesta, ma una stele è stata rimossa in Oklahoma e la statua del demone può essere ammirata a Detroit. 
È fin troppo facile cadere nella tentazione dell’«only in America»: il Tempio ha ormai seguaci in tutti i continenti e i temi al centro di questa battaglia appartengono a chiunque abbia una coscienza civile. Per alcuni versi Greaves ha avuto il merito di portarli allo scoperto, e si tratta di qualcosa che va ben oltre la provocazione: la miscela tra la difesa parossistica di ogni tipo di libertà, il rifiuto di qualunque radice culturale e religiosa, e l’odio per ogni forma di autorità e limite etico sono gli elementi portanti di una battaglia politica, opportunistica sul piano finanziario quanto coerente su quello delle idee. 

Crescita esponenziale
Il mondo politico tende finora a minimizzare il fenomeno, lasciando il campo solo alla scomunica da parte della destra religiosa, che finisce per accentuare una certa simpatia nei confronti del tempio: è sintomatico che la regista, atea convinta, arrivi a dire in un’intervista «se fossi religiosa sarei satanista». I media finora si limitano a raccontarne gli elementi più sensazionalistici, ma l’appello al primo emendamento rende difficile replicare in punto di diritto, e in due importanti città il Tempio di Satana ha già affermato la propria autorità. Nelle interviste Greaves racconta con eccitazione la crescita esponenziale del numero di fedeli, e si ricava l’impressione che questi successi siano dovuti alla mollezza di un mondo disordinato culturalmente, paralizzato dal politicamente corretto e spaventato persino della propria identità.