il Giornale, 30 maggio 2019
Fedeli o traditori? Chiedetelo agli ormoni
Vampate, sudorazione, palpitazioni, giramenti di testa, inappetenza. Sono i sintomi della «malattia» più bella del mondo, quella di cui tutti ci ammaliamo almeno una volta nella vita: l’innamoramento.
Dietro al colpo di fulmine si scatena una chimica infinita fatta di ormoni che si svegliano, altri che sembrano impazzire, altri ancora che, dopo qualche appuntamento, arrivano a gettare acqua sul fuoco e aiutano a trasformare la passione in qualcosa di più gestibile e in un’affettività più duratura. Ci sono gli ormoni dell’infedeltà e quelli del «ti giuro che sarà per sempre», ci sono gli ormoni che aiutano a lanciare messaggi e a suscitare l’attrazione altrui, ci sono quelli che regolano la protezione e la gelosia per non farci diventare soffocanti.
Insomma, dietro a uno scambio di sguardi e di sorrisi si scatena una vera e propria giostra di interazioni fra cellule che ci causa quella sensazione di scombussolamento fatta di farfalle nello stomaco, mani tremanti e ginocchia deboli. E che, pur dando una spiegazione scientifica a ogni passaggio dell’amore, conserva comunque un qualcosa di poetico. Per poi scoprire che gli stessi ormoni dell’amore hanno mille altre funzioni fondamentali e sono anche oggetto di studio nei laboratori nell’ambito di ricerche sull’autismo e contro il morbo di Parkinson.
LA TEMPESTA PERFETTA
Basta prendersi per mano la prima volta o scambiarsi un bacio perché il forte coinvolgimento emotivo faccia scattare nel sistema nervoso centrale un segnale di allerta che attiva le ghiandole surrenali (localizzate sopra i reni) e inneschi il rilascio di sostanze chiamate catecolamine (come adrenalina, noradrenalina e cortisolo). Una vera e propria tempesta ormonale che alza la pressione arteriosa e aumenta quella cardiaca. In alcuni casi, anche di dieci battiti al minuto.
L’adrenalina è la principale regista dei cambiamenti all’interno del nostro corpo. Provoca un aumento del consumo di ossigeno che, a sua volta, stimola un aumento del battito cardiaco, sudorazione delle mani e pupille dilatate. Inoltre, ha un impatto sullo stomaco, l’organo più sensibile del corpo, che a causa dei cambiamenti ormonali formicola. L’adrenalina viene somministrata anche per far fronte a gravi reazioni allergiche causate da punture di insetti, alimenti, farmaci o sostanze varie (ad esempio il lattice). Viene anche utilizzata contro la congestione nasale, l’asma e l’orticaria.
Uno dei primi ormoni a entrare in gioco durante la cotta è la dopamina o ormone della felicità, che aumenta forza fisica e, ahimè, l’insonnia. Ma al di là delle questioni di cuore, quando la sua produzione nel cervello cala in maniera consistente, si manifesta una degenerazione dei neuroni che può portare alla malattia di Parkinson. La feniletilamina è la responsabile dell’euforia iniziale e della convinzione che con lui/lei andrà tutto bene in eterno.
Complice dell’amore è anche l’ossitocina, l’ormone delle coccole, quella leva invisibile che spinge a cercare il contatto fisico con il partner. Al contrario, se i livelli dell’ormone sono troppo bassi, ci sarà una predisposizione al tradimento, all’infedeltà. Ma l’ormone svolge anche un’importante funzione nella fase di sviluppo neuronale nei neonati: influenza cioè l’attività di un neurotrasmettitore la cui alterazione è legata a molte malattie del neurosviluppo con sintomatologia autistica. A rivelarlo uno studio svolto dall’Istituto di neuroscienze del Cnr assieme all’Università di Milano e all’Istituto clinico Humanitas.
Curiosa anche la funzione della vasopressina, che, a seconda della quantità con cui è presente può determinare la monogamia e regolare il livello di fedeltà. In eccesso è responsabile dell’aumento della pressione dei vasi sanguigni e provoca l’arrossamento del viso negli uomini. Quando è a livelli equilibrati è fondamentale anche per regolare al diuresi o per gestire le emorragie gastrointestinali.
AMORE DA LABORATORIO
D’accordo la poesia e tutto il resto, ma l’amore ha una spiegazione scientifica e in laboratorio è ricostruibile tutto il processo mentale per cui ci innamoriamo di una persona e non di un’altra.
Uno studio pubblicato sulla rivista Nature ha individuato una particolare connessione neurale nel cervello femminile che unisce due diverse aree: di fatto una comunica all’altra che lui è quello giusto. Per ora l’esperimento è stato effettuato sui roditori, scelti per via della loro tendenza a stabilire relazioni sentimentali di lunga durata, ma il procedimento assomiglia molto a quello della mente umana. Quindi «rassegnamoci» all’idea che non ci innamoriamo con il cuore ma con il cervello, anche se la scelta del partner ci può sembrare apparentemente irrazionale e istintiva.
Dalla ricerca di Robert Liu e dei suoi colleghi dell’Emory University è emerso che la corteccia prefrontale mediale, un’area cerebrale coinvolta nei processi decisionali, esercita un controllo sull’area associata ai meccanismi di ricompensa e delle dipendenze. La connessione tra queste due aree indica che la prima suggerisca all’altra come rispondere agli stimoli sociali, per fare in modo che questa li consideri attraenti. Significa che impariamo ad apprezzare l’odore, o la voce, o l’aspetto del partner e piano piano alcuni dettagli diventano più significativi per noi. Secondo gli autori dello studio ipotizzando la presenza di questo meccanismo neurale nel nostro cervello, si potrebbe pensare che il nostro innamoramento avvenga con le stesse modalità.