La Stampa, 30 maggio 2019
I mondiali di flipper
«Questo ragazzo sordo, muto e cieco gioca davvero alla grande, è in piedi immobile come una statua, diventa parte della macchina, sente tutte le sponde, gioca sempre pulito, con l’intuito, il contapunti non riesce a stargli dietro». Tommy, il mago del flipper creato da Pete Townshend, ha appena compiuto 50 anni ma, per vederlo giocare ancora come un ragazzino, basta infilarsi oggi in un cinema e godersi Taron Egerton che in Rocketman si reincarna in Elton John e canta Pinball Wizard. E il flipper fa lo stesso effetto di una macchina del tempo a molti cinquantenni, tornati immediatamente ragazzini di fronte a biglie d’acciaio, palette e luci colorate. Alcuni di loro spingono la nostalgia all’estremo e si sfideranno dal 7 al 9 giugno a Milano nei Mondiali di Flipper sportivo.
La macchina del tempo è uno stato mentale, reincarnato in un oggetto allegro, colorato, ipnotico, meravigliosamente fuori moda. Si nutre del clima nostalgico in cui siamo immersi, film sulle popstar Anni 70 e 80 con la platea che fa il karaoke a squarciagola, serie tv dove la protagonista parla col fidanzatino dall’unico telefono in salotto. L’immaginario di buona parte del mondo occidentale sembra bloccato laggiù, in quell’indefinita epoca dell’oro quando ogni cosa era bella, eravamo più ricchi e non dovevamo fare la raccolta differenziata. Non sfuggono neanche i giovani - il campione italiano di flipper è il 34enne Daniele Acciari - nostalgici di qualcosa che non hanno mai conosciuto e beatamente ignari dei molti lati oscuri. E così «i flipper stanno tornando di moda non solo nei bar, ma nelle sale giochi, nei bowling e nelle poker room - assicura l’organizzatore dei mondiali a Milano, Andrea Galbiati - . E si mettono in piedi sempre più eventi per un numero crescente di appassionati anche nelle discoteche o in locali». D’altronde come non amare un gioco in cui, assicura Alessio Crisantemi della International Flipper Pinball Association, «per vincere contano concentrazione, esperienza, conoscenza del mezzo» ma «la giovane età non è discriminante?».
Il flipper ha avuto la sua età d’oro a cavallo tra gli Anni 40 e 50 ma ha resistito fino all’arrivo dei videogame nei primi Anni 80. Ai nostalgici va ricordato che mezzo secolo fa il problema della «pinball addiction» preoccupava assai, soprattutto tra i reduci di guerra in America e i giovani giapponesi depressi per le eccessive aspettative familiari in campo scolastico. Insomma, non siamo poi cambiati così tanto. Tommy oggi probabilmente sarebbe un mago di Fortnite , sordo muto e cieco al mondo e con un futuro da guru, magari del web.