Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 30 Giovedì calendario

I Berlusconi senza aiuto politico sono una preda

Mediaset muove un mezzo passo avanti nel risiko delle tv mentre la famiglia Berlusconi chiude con un compromesso che va bene (per ora) a tutti l’ennesimo dibattito interno sul futuro di Arcore: il Biscione – come voleva Piersilvio spalleggiato da Marina – ha fatto ieri la prima mossa sulla partita delle alleanze. Entrando in punta di piedi nel capitale di ProSiebenSat.1 per non urtare la suscettibilità dell’ establishment in Germania, Paese dove i legami tra politica e media – specie se politica vuol dire Silvio Berlusconi – sono tema delicatissimo.
L’operazione però – nell’ottica dei delicati equilibri familiari di Arcore – ha un altro pregio: non brucia del tutto il tesoretto di liquidità messo assieme con l’operazione sulle torri di Ei Towers. E le tv di Cologno, salvo sorprese, potranno distribuire a fine luglio un dividendo corposo agli azionisti. Regalo gradito ai figli di secondo letto del leader di Forza Italia (Barbara, Eleonora e Luigi) che si stanno costruendo un futuro fuori dal perimetro delle aziende di famiglia e hanno bisogno di capitali per finanziare i loro investimenti – per ora fortunati – nel mondo dell’hi-tech.
La mossa tedesca di Mediaset – più che un affondo – pare difensiva e preventiva. Il primo passo di un cammino ancora lungo verso la creazione di una grande rete paneuropea di tv gratuite in grado di reggere l’assalto di Netflix, Disney- Fox e Comcast-Sky da una parte e di Facebook, Google e Amazon dall’altra. Il sogno iniziale di Cologno era di mettere attorno a un tavolo tutti i possibili partner interessati a questa iniziativa (oltre a ProSiebenSat.1, la francese Tf1 e l’inglese Channel 4) con cui sono già stati raggiunti accordi nella distribuzione di video online.
I primi timidi approcci in questa direzione si sono però arenati subito e non solo per i problemi diplomatici interni di Arcore: tutti i protagonisti del negoziato infatti, Fininvest compresa, volevano il ruolo di primus inter pares nella super-tv europea.Il piano B era la fusione con i tedeschi. Operazione favorita dal fatto che ProSiebenSat.1 è una società ad azionariato diffuso e che i Berlusconi, dopo le nozze, sarebbero stati i primi soci. Anche qui però i sogni sono rimasti tali. Il primo ad alzare le barricate è stato Max Conze, il numero uno del network tedesco, che ha messo le mani avanti qualche tempo fa. Un po’ di “nein” informali sono arrivati dai primi sondaggi sul fronte politico, anche perché Mediaset, nel Paese di Angela Merkel, è sinonimo di Silvio Berlusconi. E tra i due leader, per quanto entrambi sul viale del tramonto, non è mai corso proprio buon sangue.
Il cip investito ieri su ProSieben-Sat.1 è così più che altro un piede messo in una porta per evitare che si chiuda. Il vento per Cologno arriva infatti ancora da prua. Mediaset – con l’aiuto decisivo della politica – è riuscita a sventare (almeno per ora) il tentativo di scalata di Vivendi.
Ma il mercato pubblicitario in Italia arranca, la concorrenza continua a rubare spettatori a Canale 5 & C. mentre il declino politico del patriarca Silvio – con la Lega e Fdi arrivati oltre il 40% alle europee – rischia di sguarnire le difese romane di Arcore. E senza il paracadute istituzionale Mediaset rischia di diventare una preda (più appetibile grazie alla presenza tedesca) – invece che un cacciatore – nel battaglia finanziaria per il consolidamento delle tv.