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 2019  maggio 30 Giovedì calendario

M5s, psicodramma sulla Rete

A metà pomeriggio, il Blog delle Stelle va in blocco, s’impalla. C’è Beppe Grillo che ha scritto qualcosa. Ascoltando per due giorni Radio Maria, il comico dev’essersi schiarito le idee.
Però è inutile insistere. Stanno tutti lì a cercare di entrare. Ci torniamo dopo. 
Vediamo invece cosa fa Dibba. 
Su Twitter, tace. 
Su Instagram, tace. 
Ma eccolo su Facebook. Pubblica un post lungo e stranamente pacato. Il grillino più gruppettaro abilissimo a rivolgersi alla pancia più movimentista del movimento, stavolta, usa toni bassi. Il passo di Alessandro Di Battista sembra quello di un mesto appello, il cui succo è: abbiamo preso una «scoppola» terribile, siamo in difficoltà, stateci vicino. 
Da un esame sommario, sembrerebbe in realtà il solito trionfo mediatico: oltre 56 mila «mi piace», oltre 11 mila «condivisioni», più di 15 mila commenti. Ma è proprio leggendo i commenti che s’intuisce il profondo malessere della base, espresso in un miscuglio di amarezza e rabbia, con rimproveri inediti, severi, precisi. 
Alessandro Pin: «Avete salvato Salvini dall’imputazione. Oltre a tutte le promesse rimangiate». Debora Fumo: «Avete fatto una sola stupidaggine: fare un governo con la Lega». Antonella Marchesini: «Continui a non voler vedere la realtà». Antonio Mari: «Siete come gli altri. Non siamo stupidi». 
Poi, certo: c’è anche un grillismo irriducibile, combattivo. Rosa Chiriaco: «Hai ragione su tutto». Però è davvero fortissimo il contrasto con i commenti eccitati, pura adulazione, pura estasi, a qualche post più in basso nella pagina, con le dirette e le foto dal Centro America dello scorso inverno, con Dibba insieme a moglie, figlio e contadini locali (compresi quelli di una comunità zapatista, che s’infuriarono assai, quando seppero che il piacione romano travestito da Subcomandante Marcos era in realtà il capetto d’un partito alleato, addirittura al governo con Matteo Salvini). 
Un’altra cosa colpisce: c’è una diffusa sensazione di solidarietà nei confronti di Luigi Di Maio. Alcuni militanti arrivano quasi a perdonargli, con dosi di malcelato affetto, la sostanziale debolezza politica. Scrive sul Blog delle Stelle, che intanto s’è sbloccato, Angelo Sepe: «Nessun problema a confermare Luigi. Solo mi preoccupa la sua dipendenza da Salvini». 

Il commento di Grillo: niente di memorabile. 
Una robetta poco rumorosa, anzi liscia, scritta quasi per forza (sintassi faticosa). 
«Luigi non ha commesso un reato… È già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia». 
Sembra di intuire che sono finiti i tempi in cui la colpa era dei giornalisti (il ritornello preferito dal comico: «Siete solo delle larve, dei vermi che strisciano, dei cadaveri che camminano, siete destinati a scomparire…»). Grillo e tutto il suo popolo, in queste ore, paiono concentrati ad analizzare la tremenda sconfitta elettorale di domenica scorsa e a ragionare sul voto online che si terrà dentro la piattaforma Rousseau. 
Parola che diventa, subito, trending topic, argomento di tendenza su Twitter. 
Ovviamente, @Corriere rilancia la notizia di Paragone – «Mi dimetto da senatore, ora decida Di Maio» – ed è davvero sorprendente leggere i commenti che seguono. 
«Era ora». «Leghista pentito». «Quando la barca affonda…». «Il lavoro da infiltrato legaiolo è finito…». 
Le parole sono queste, il clima è questo. Sì: la base è scossa, e aggressiva. Anche perché legge i commenti degli avversari politici, tra analisi durissime e ironie feroci. Prova a buttarla sul ridere uno dei troll più acuti, Vujadln Boskov (che utilizza il linguaggio del vero Boskov, mitologico allenatore serbo della Sampdoria campione d’Italia): «Vero allenatore dopo sconfitta decide se continuare o lasciare posto a uno più bravo, sicuro lui non chiede a curva di prendere decisione al posto suo». 
Fa ridere, ma fino a un certo punto. 
Luigi Di Maio, sul blog grillino, per convincere i militanti a votargli la fiducia usa parole struggenti e argomenti discutibili. 
Gli risponde Olga Esposito: «Siamo una famiglia e come una famiglia dobbiamo essere uniti. Io voterò Sì. Ti stimo, Luigi». Giovanna: «Caro Luigi, ogni volta che ti ascolto, mi commuovo». Alessandro Durante: «Carissimo Luigi, ho letto con attenzione il tuo post e apprezzo molto il tuo metterti in gioco. Lo fanno solo le persone serie». 
Avanti così fino a sera. 
Su Twitter parte addirittura l’hashtag #IoStoConDiMaio. Decine di cinguettii zuppi di affetto. Quasi sempre con la stessa foto di lui: sbarbato e sorridente, tutto elegantino, tutto perfettino e rassicurante (ma al 17%).