Corriere della Sera, 29 maggio 2019
La Madonna ragazzina dipinta da Leonardo
Grande pochi centimetri (esattamente 48x37) e non sappiamo a chi destinata, la Madonna Benois costituisce una precoce, piena e indipendente affermazione della pittura di Leonardo nel momento in cui, a circa ventisei anni, il giovane maestro abbandona la bottega del Verrocchio, dov’era entrato dieci anni prima. Non soltanto la Madonna Benois apre una nuova e decisiva fase nella pittura di Leonardo, ma già si offre come esempio autorevole a Raffaello, che ne trae ispirazione per la sua Madonna del garofano, oggi nella collezione del duca di Northumberland ad Alnwick Castle...
La bottega del Verrocchio era in pieno fermento nel 1478, quando Leonardo si accinse a dipingere due Madonne. Ce ne ha serbato il ricordo lo stesso Leonardo in un foglio in parte lacerato del Gabinetto dei disegni degli Uffizi: «…bre 1478/Inchominciai le due Virgine Marie». Non si tratta di un rapido appunto; la scritta è molto formale, quasi una prova calligrafica di scrittura notarile. Leonardo ricordava di aver cominciato due dipinti significativi, ma non di averli finiti.
La Madonna Benois è appunto un dipinto incompleto. Leonardo non vi dipinse mai la veduta dalla finestra. Così proprio quest’opera di Leonardo è stata candidata, con tutta probabilità, ad essere una delle due Madonne del 1478. L’altra «sarebbe» la Madonna del garofano di Monaco…
Ciò che accomuna la Madonna del garofano a quella Benois è l’idea di rappresentare la Vergine in un interno, sullo stimolo dei fiamminghi e di Filippo Lippi, ma si tratta di due interni assai diversi. Tanto sontuoso, luminoso e descritto nei particolari quello della Madonna del garofano, quanto e oscuro quello della Madonna Benois, dove il drappo d’onore è trasformato in una tenda che nasconde ancor più l’ambiente, che soltanto un particolare piccolo, ma eloquente, lascia intuire.
Allegria di mamma
Il gioco delle ombre concentra l’attenzione su Maria e Gesù: mai si era vista una Vergine così felice di giocare con il suo bambino
Si tratta del vano della finestra, che Leonardo percorre nelle sue luci e nelle sue ombre in forte anticipo su quanto scriverà in proposito nel suo progetto di trattato. Le due imposte, disegnate da Leonardo in perfetta prospettiva, sono spalancate, lasciando che la luce filtri sotto lo sportello di destra in modo di rivelare la profondità del vano, dal davanzale sino al gradino di accesso e a un tratto del pavimento. Tanta attenzione per un particolare architettonico fa pensare che la finestra spalancata alluda, come avviene, ma con altri mezzi, nei dipinti fiamminghi, alla intatta verginità di Maria.
Al di là dei possibili riferimenti iconologici, stupisce soprattutto la finezza nell’osservazione della luce e dell’ombra, degna di Piero della Francesca (che Leonardo certamente non aveva visto) e che anticipa la meraviglia della luce che, nella Vergine delle rocce, entra attraverso gli archi naturali del monte e sfiora le pareti rocciose. Come in quel dipinto famoso, abbiamo qui un primo piano illuminato da una luce frontale, di cui s’ignora la fonte, contro un fondo oscuro in cui s’introduce una luce lontana. Forse anche la finestra della Madonna Benois intendeva anticipare la seduzione, propria della Vergine delle rocce, di una inesplorata e attraente lontananza. Il gioco delle ombre concentra la nostra attenzione sulle sole figure di Gesù e Maria. Leonardo rompe con la tradizione e s’immedesima nei sentimenti di una Madonna che immagina appena adolescente, senza aggiungere alle figure nessun apparato che dia loro un ruolo diverso da quello, semplicissimo, di essere una mamma che si diverte col suo bambino. Davvero mai si era vista una Madonna così felice di giocare con il suo piccolo, tutta persa in un momento di gioioso abbandono. Soltanto i sottili cerchi dei nimbi ci ricordano il senso della scena…
La via per cui Leonardo arrivò a concepire la Madonna Benois, con tutta probabilità nel 1478, è costellata da una successione di studi preparatori, nei quali il pittore insegue i movimenti ora del Bambino che gioca con un gatto, ora della Madre e del Figlio entrambi alle prese con un gatto. Nel recto e nel verso di un foglio del British Museum, Leonardo traccia in un solo gruppo stretto, Maria e Gesù abbracciati a un gatto. Lo schizzo è elaborato sul recto e il verso d’uno stesso foglio e in tutti e due i casi è contenuto entro un contorno rettangolare che termina con una centina in alto. Nel disegno sul verso è indicata anche una finestra assai simile a quella della Madonna Benois. Un altro particolare significativo, in questo stesso disegno, è che la panca su cui siede Maria è vista dall’alto, come se il pittore ritraesse il gruppo dal vero. Nello stesso tempo questo punto di vista immette una inedita familiarità nell’immagine della Madonna col Bambino. Si conferma la possibile risposta alla domanda su quali fossero le due «Vergini Marie» del 1478. Una è la Madonna Benois, l’altra e una composizione assai simile, ma probabilmente mai condotta a termine, della Madonna col gatto, un tema che Leonardo lasciò ai posteri, a incominciare da un suo anonimo seguace attestato da un dipinto conservato a Brera, sino alla celebre Madonna della gatta di Giulio Romano.