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 2019  maggio 29 Mercoledì calendario

Intervista ad Angela Merkel

Cancelliera Merkel, qual è la sua reazione alle elezioni europee. Il suo partito ha mantenuto il primo posto in Germania, ma anche i Verdi sono andati molto bene, mentre lei personalmente ha riscontrato un calo superiore alle attese.
«Sono contenta che l’affluenza alle urne in Germania sia cresciuta rispetto alle precedenti elezioni europee, come in molti Paesi. Siamo diventati il partito più forte e ciò avrà il suo peso nella ripartizione degli incarichi in seno all’Unione Europea. È giusto riconoscere le conquiste dei Verdi, che si fanno portavoce delle crescenti preoccupazioni dei cittadini su come affrontare i cambiamenti climatici. Queste problematiche sono una sfida anche per il mio partito: occorre dare risposte migliori e dire con chiarezza che siamo pronti a rispettare gli impegni presi».
Parliamo dell’ambiente: i giovani sono interessati a questo tema, è parte del loro diritto esistenziale. Lei si era prefissa obiettivi che non sono stati rispettati, come in altri Paesi. Il nucleare è stato accantonato dopo la catastrofe di Fukushima: si è pentita di quella decisione?
«È giusto che i giovani alzino la voce e facciano notare alle vecchie generazioni quello che sta accadendo e quali potrebbero essere le ripercussioni sul loro futuro. Siamo stati capaci di raggiungere solo in parte gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Ma quest’anno abbiamo incontrato difficoltà ad attenerci ai limiti del 2020, e ci siamo impegnati per il 2030. Non rimpiango affatto di aver abbandonato l’energia nucleare, sono convinta che non sia sostenibile a lungo termine. Abbiamo inoltre deciso di ridurre gradualmente la produzione di energia con le centrali a carbone, fino alla cessazione nel 2038. Certo, è una bella sfida rinunciare sia al carbone che al nucleare e dovremo trovare soluzioni più idonee, ma possiamo farcela. In Germania le energie rinnovabili rappresentano una percentuale già considerevole del mix e ci proponiamo di aumentarla entro il 2030».
Il presidente Trump ha dato l’altolà all’importazione di automobili costruite in Germania per motivi di sicurezza nazionale. Che ne pensa?
«Ho preso atto di questa dichiarazione ma difenderemo le nostre ragioni. È giusto che abbiamo ottenuto il mandato dall’Unione Europea per avviare i negoziati commerciali con il governo americano. La Germania prenderà queste trattative molto seriamente. Il mio ragionamento è ovviamente che le automobili tedesche non sono costruite solo in Germania. Prendiamo la Bmw: la fabbrica principale è in Carolina del Sud; significa che la Germania ha investito molto di più in America, grazie alle sue aziende, di quanto non abbia fatto l’America in Germania. Sarà opportuno esaminare da vicino la questione, in quanto occorrerà tutelare posti di lavoro e di formazione in America. Poi i manufatti possono essere trasportati in tutto il mondo. Inoltre, occorre sottolineare come anche la Germania è aperta alle aziende americane. Siamo pronti ad accogliere tutti a braccia aperte».
Un presidente tedesco, nel 40° anniversario del D-Day, pronunciò un discorso rimarchevole sull’Olocausto, dicendo che il giorno della sconfitta della Germania fu anche il giorno della sua liberazione. Lei è d’accordo?
«Certamente. Ricordo che fu nel 40° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale che il presidente federale tedesco Weizsäcker pronunciò questo discorso. All’epoca vivevo nella Repubblica democratica tedesca, la Germania era divisa, e di conseguenza quel discorso lasciò in noi un segno profondo. Mi parve una descrizione molto accurata e pertinente della situazione e la condivido ancora oggi».
Per molte ragazze sono diventata un modello, durante gli anni trascorsi da cancelliera
Gli analisti la descrivono come il volto della Germania buona, ma dicono anche che sotto il suo governo antichi demoni sono riemersi: naziona lismo, populismo, antisemitismo, forze oscure che vediamo uscire vittoriose dalle urne.
«In Germania queste problematiche devono essere affrontate nel contesto del nostro passato: dovremo essere più vigili degli altri Paesi e sì, c’è ancora molto da fare. Abbiamo sempre avuto un certo numero di antisemiti, sfortunatamente; a tutt’oggi, non esiste in Germania una sola sinagoga o scuola materna per bambini ebrei che possa fare a meno della sorveglianza della polizia. Purtroppo non siamo riusciti a estirpare questi mali. Dobbiamo far fronte agli spettri del passato: dire ai giovani quali sono stati gli orrori della guerra per noi e gli altri, spiegare perché siamo a favore della democrazia, perché combattere l’intolleranza e non tollerare le violazioni dei diritti umani, e perché l’articolo uno delle nostre leggi – l’inviolabilità della dignità umana – è fondamentale per noi. Occorre insegnare queste cose a ogni nuova generazione. È diventato più difficile, ma proprio per questo dobbiamo rinnovare il nostro impegno».
Per questo ha consentito l’ingresso a tanti rifugiati?
«Sono convinta che dobbiamo imparare a vivere in un certo equilibrio con i nostri vicini, e il continente africano fa parte del nostro vicinato. Per questo è necessario aiutare i popoli africani nei loro Paesi, in modo che non vengano spinti a emigrare. Sulla soglia di casa nostra c’è la Siria; in Iraq la situazione è ancora critica. Non abbiamo vigilato come avremmo dovuto, non abbiamo capito che i cittadini di quei Paesi non avevano lavoro, istruzione, né le cure necessarie, e questo li ha costretti ad affidare la loro vita ai trafficanti. In questa emergenza umanitaria, abbiamo offerto loro il nostro aiuto. Ma la situazione non è sostenibile a lungo. Noi tutti, come Stati, abbiamo il dovere di gestire e guidare l’immigrazione. Non nel senso di chiuderci gli uni agli altri, ma nell’aiutarci ad affrontare queste emergenze umanitarie e nel creare nuove opportunità in quei Paesi. Lavoriamo a questo sin dal 2015, quando abbiamo firmato un accordo con la Turchia affinché fornisse aiuti ai rifugiati sul posto, ma abbiamo anche affrontato la lotta contro i trafficanti di esseri umani».
Lei ha anche oppositori come l’ex ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che ha dichiarato: «La cancelliera Merkel è stata catastrofica ma ne sentiremo la mancanza, chiunque verrà dopo sarà peggio». Le pare un complimento?
«Si tratta ovviamente dell’opinione del signor Varoufakis, con il quale sono stata spesso in aperto disaccordo. Resto dell’avviso che la Grecia diventerà un Paese prospero solo a condizione di attuare le riforme: ho lottato in questo senso, ma anche per mantenere la Grecia nell’eurozona. In Germania abbiamo un detto, “Molti nemici, molto onore”, e questo si riflette nell’opinione che Varoufakis ha di me. Mi sono sempre battuta per tutelare l’integrità dell’eurozona, ma senza scendere a compromessi sui nostri principi, facendo di ogni erba un fascio e rinunciando alle riforme».
Lei è stata la prima cancelliera e la donna più potente al mondo. Non so se è d’accordo, ma è un giudizio diffuso. Ma è pronta a dichiararsi femminista? È contenta del ruolo delle donne nel mondo e in Germania, dove non esiste ancora la piena parità?
«La regina d’Olanda, al G20 delle donne, ha detto che il femminismo significa che le donne hanno gli stessi diritti in ogni parte del mondo, in tutte le attività, dalla politica ai media: questo dev’essere il traguardo, ma non l’abbiamo ancora raggiunto. Lei ha ragione, anche da noi esiste ancora un gap salariale, per molte ragazze sono diventata un modello, durante gli anni da cancelliera. Abbiamo bisogno di più donne in tutte le posizioni di rilievo. Di conseguenza gli uomini dovranno cambiare stile di vita, perché le donne non potranno più farsi carico di tutte le incombenze tradizionali se vorranno partecipare alla vita sociale e politica. Dovrà esserci una migliore collaborazione sia nella vita professionale che in quella familiare. Abbiamo imboccato la strada giusta».
(Traduzione di Rita Baldassarre)