La Stampa, 29 maggio 2019
Il primo sindaco transgender d’Italia
Tre notizie al prezzo di una. Prima: è stato eletto il primo sindaco transgender d’Italia. Seconda: non in una grande città, e per la verità nemmeno in una città, ma in un paese di 3.774 abitanti, Tromello, Lomellina centrale. Terza: in paese, tutti considerano la cosa normale, anzi “naturale”. Forse quindi l’Italia è un po’ diversa, e certamente più complicata, del Paese con la bava alla bocca e il rosario in mano che raccontano i risultati elettorali.
Il protagonista si chiama Gianmarco Negri, 40 anni, fa l’avvocato ed è nato qui, figlio «della Yolanda», la parrucchiera. Ma all’anagrafe era Maria. Soltanto quattro anni fa è diventato Gianmarco. Ha vinto le elezioni con il 37,5% dei voti battendo il candidato leghista fermo al 25,7 e il vicesindaco uscente, civica di centrodestra, al 23,1. Ma in realtà la sua lista, nome che è un programma, “CambiaMenti per Tromello”, le elezioni le ha stravinte, perché qui la Lega alle Europee ha superato il 50%. Insomma, le stesse persone hanno votato contemporaneamente per quel maschio alfa di Salvini e per l’avvocato ex donna.
Straordinario. Eppure a Tromello, una specie di isola in mezzo al grande mare a scacchi delle risaie, nessuno fa una piega. È un paesino come ce ne sono tanti, né bello né brutto, con la chiesa parrocchiale e un paio di palazzotti nobiliari in uno dei quali, ricorda una targa, dormì Radetzky andando a suonarle a Carlo Alberto a Novara.
C’è una grande fabbrica di tappi e chi non lavora lì va a farlo a Vigevano o a Mortara o a Pavia che a loro volta gravitano su Milano, «insomma siamo nell’hinterland dell’hinterland - riassume Paola Comelli, che si è trasferita qui diciannove anni fa -, un paese rurale ma non chiuso, con un volontariato molto sviluppato».
Infatti sulle scelte di genere del sindaco nessuno ha fatto una piega. Si è candidato con lui Giancarlo Bindolini, giovanotto ottantunenne anima e storico del paese, dove gira su una bicicletta tricolore distribuendo gadget e pergamene ai pellegrini che transitano sulla via Francigena (vero, sembra un po’ una Bassa stralunata e saturnina tipo Guareschi o Ligabue, sarà per lo stesso clima subtropicale). E, seduto al caffè Sociale come buona parte della popolazione pensionata, commenta così: «Si stupisce? Noi no. Noi siamo avanti. Pensi che mi hanno telefonato perfino dall’America. Vede, qui contano poco lo schieramento, l’ideologia, perfino la politica. Ci conosciamo tutti e che Gianmarco sia uno in gamba lo sanno tutti». Uno, per dire, che ha studiato alle serali e sempre così, studiando e lavorando, si è laureato in Giurisprudenza e ha aperto il suo studio, specializzato nella difesa dei diritti transgender. Quindi capita che si sia candidato con lui anche Giuseppe Cattaneo, che ha un’azienda agricola (mais, latte e - ovviamente - riso), è sposato con due figli e vota «convinto» per la Lega: «Io lo conoscevo da ragazza, bella per inciso, ed era una brava ragazza. Da uomo è anche meglio di prima». Interviene anche il cugino di Negri, Marco Pizzighello: «Che l’abbiano votato non è una sorpresa. Me lo lasci dire: siamo orgogliosi che in paese la mentalità sia così aperta».
Manca solo il celebrato. Ma il neo sindaco ieri ha incontrato quello vecchio e poi ha staccato il telefono, influenzato o forse anche spaventato dalla pressione mediatica che ne farà presto un personaggio ma speriamo non uno stereotipo da pomeriggio tivù. Intervistato all’inizio della campagna, aveva spiegato che era grato ai concittadini perché quando, a vent’anni e ancora donna, era andato a convivere con la fidanzata nessuno aveva fatto storie e nemmeno ironie: «Quando un’altra ragazza del posto fece lo stesso, qualcuno al bar disse: che c’è di male, l’ha fatto anche il figlio della Yolanda. Sono stato un apripista. E adesso voglio fare qualcosa per il mio paese». Forse il nostro, di Paese, avrebbe molto da imparare.
(Ha collaborato Andrea Ballone)