Libero, 29 maggio 2019
Le donne assorbono il dna dei partner
Secondo una ricerca della Seattle University, le donne assorbirebbero il Dna degli uomini con i quali fanno sesso. L’indagine è scaturita dal proposito di trovare una risposta alla presenza di Dna maschile nel cervello di parecchie donzelle (il 63%). Stando ai dati diffusi a seguito dell’indagine, questa “contaminazione” sarebbe da ricondurre alla vita sessuale della donna. Nella femmina, la presenza di cellule estranee al suo sesso di appartenenza, è nota come “microchimerismo”, e prima che la Seattle University si mettesse in moto per approfondirla veniva ricondotta a tre ipotesi: le cellulle del feto rimaste in circolo nella madre a seguito della gravidanza; il DNA di un fratello maggiore trasmesso per circolazione materna durante la gestazione; aborti spontanei e non riconosciuti o, in ultimo, il patrimonio genetico di un gemello maschio scomparso durante la gravidanza. Si aggiunge adesso l’alternativa succitata, ovvero quella di una sovrapposizione genetica conseguente a copulazione, ma a suffragio del dato non sono mai arrivate conferme rilevanti. Abbiamo sentito il parere del prof. Emmanuele A. Jannini, andrologo e ordinario di sessuologia medica presso l’Università di Roma Tor Vergata: «Alle spalle di questo risultato non vi è una base scientifica abbastanza solida da convalidarlo. Esso sembra quasi rifarsi alla tematica fondante del toaismo, ossia quella dello yin e dello yang: la donna, attraverso il coito, assorbirebbe il principio vitale maschile. La tradizione dei ching e del confucianesimo propone pressappoco la stessa immagine. Riconosco che simili teorie siano affascinanti, ma sarebbe il caso di limitarsi ad apprezzarle alla stregua di filosofie, non di scienza. Tuttavia, volendo ricondurre una sfumatura di verosimiglianza all’indagine, potremmo ricordare che il Dna è un virus, e che quindi, a modo suo, ha una carica virale. In molte specie animali vi è peraltro la possibilità biologica che un’esemplare femmina faccia sesso, nell’arco delle 72 ore, con due diversi maschi, innescando un processo di lotta fatale tra le cellule sessuali dei differenti donatori. Questi spermatozoi killer potrebbero rendere plausibile una coesistenza di più Dna anche nella donna, ma gli studi sull’argomento, ad oggi, riguardano solo gli animali. Del resto, se la natura ha provveduto a dotare lo spermatozoo dell’istinto di prevalere sull’antagonista fino ad annientarlo, significa che potrebbe prospettarsi una realtà in cui si renderebbe necessario». Che il dato sia attenibile o meno, meglio paventare le conseguenze più indesiderate: donzelle, se proprio volete darvi alla promiscuità, fatelo con un occhio particolare alla selezione degli amanti dei quali, con un pizzico di lucido raziocinio, non vi portereste appresso le tracce oltre la sola notte di passione.