ItaliaOggi, 28 maggio 2019
Periscopio
«Avanti come un treno», dicono. Binariooo... Dino Basili. Uffa News.Il papà di Di Maio ha cercato di vendermi una carriola a metà prezzo in nero. Beppe Grillo, comico (Pasquale Elia). 7.
Classico: un libro che la gente celebra e non legge. Mark Twain, Guida ai grandi aforisti. Odoya, 2018.
I millennial non amano il nichilismo, la negatività della mia generazione, questa ironia fredda. Essi non leggono i romanzi. Bret Easton Ellis, romanziere americano (Erich Neuoff). Le Figaro.
Oggi i veri extracomunitari sono diventati i cinquantenni: dati per finiti, noi li recuperiamo perché il patrimonio in loro possesso, non solo di esperienza, ma di quella filosofia delle cose fatte bene, è inestimabile. Bruno Pozzobon, sindacalista della Cisl, in Massimo Del Papa, Il rompicoglioni – L’eredità perduta di Sergio Saviane. Alberto Liberali editore, 2014.
Giampiero Mughini sostiene di avere una memoria da elefante. Gli chiedo per farne cosa. Per ricordarmi di tutte le offese subite, risponde. Sono tante?, domando. Mi guarda da un punto in penombra della stanza dove siamo e dice che un altro, al posto suo, avrebbe perso il conto. Giampiero Mughini ha 78 anni e un carattere di non facile decifrazione. O meglio: tutto in lui indurrebbe a pensare al temperamento orgoglioso che facilmente scivola nell’ira. Mi rendo conto che il personaggio possa apparire antipatico a coloro che praticano l’arte dell’understatement e che la sua popolarità tragga forza e riconoscibilità dall’essere proprio così: teatrale, vistoso (perfino nel vestire), gestuale e a tratti ruvido. Ma sono convinto altresì che una voce dentro di lui, non quella metallica e assertiva, ci implori di credere a un altro Mughini: meno aspro, più dolce, più dubbioso e tollerante. Non so se sia davvero così acceso il contrasto, ma quello che noto in lui è una lealtà di fondo mista a un’ossessione che lo porta a fare costantemente i conti con il proprio passato. Nel quale scava e si tormenta come in quest’ultimo libro Memorie di un rinnegato, pubblicato da Bompiani. Antonio Gnoli. la Repubblica.
Marine Le Pen voleva togliere al Front quell’alone mefistofelico che gli aveva impresso il padre e che impediva al partito di imporsi. L’operazione fu battezzata «dédiabolisation», sdiabolizzazione. Attenuò anche il profilo anti immigratorio di Jean-Marie e parlò di Islam francese. Già il padre però aveva mostrato rispetto per i musulmani quando, ufficiale nell’Algeria ribelle degli anni 50, li seppelliva secondo il proprio rito anziché gettarne i corpi in mare come era in uso tra i colonialisti. Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Le spese militari sono insostenibili anche per gli americani. La Casa Bianca è oberata dai debiti e Trump ha programmato di tagliare il bilancio della Difesa di 350 miliardi nei prossimi dieci anni. E potrebbe arrivare anche a 500 miliardi: un taglio medio di 35-50 miliardi, contro gli attuali 700 di spesa all’anno. Fabio Mini, già generale di corpo d’armata (Aldo Forbice). LaVerità.
Quello del 1940 è il primo Giro a cui partecipò Fausto Coppi. E lo vinse pure. È il Giro numero 28, Coppi è gregario di Bartali, ma Bartali, alla seconda tappa, scende a precipizio il passo della Scoffera, tra Piemonte e Liguria, e va dritto finendo nel fosso. Il suo Giro finisce lì, o meglio riparte con un ritardo irreparabile. E lì inizia un’avventura pazzesca che, a un certo punto, diventa il Giro in cui Bartali si mette a sostegno dello sconosciuto Fausto Coppi da Castellania. Il quale, nello stupore generale e di Bartali in primis, prende la maglia rosa salendo l’Abetone. Gianni Mura. il venerdì.
Il direttore deve imparare a non essere permaloso. Il direttore infatti può fare ogni sforzo per piacere a tutti i suoi giornalisti, ma ci sarà sempre qualcuno che dirà: «È un pirla». Magari quel tale è uno che il direttore ha premiato con un aumento di stipendio o con una promozione. Pazienza, si impara pure che la riconoscenza è una virtù rara. «Siamo pagati per farci odiare», mi confidava Sandro Sallusti, che ha nel suo palmares una lunga serie di direzioni e di vicedirezioni importanti. Michele Brambilla, Sempre meglio che lavorare – Il mestiere del giornalista. Piemme, 2008.
Il vercellese Livio Berruti da Stroppiana porta ancora nella bisaccia un pugnetto del riso di famiglia? «Sempre. Mia nonna possedeva una riseria, la chiamavamo così. E la frase in voga tra noi rampolli era: andum a mondin! Andiamo a mondine. La sera, le mondine aspettavano che i ragazzi le portassero a ballare. Venivano dal Veneto e dormivano in una specie di caserma. Quanti ricordi». Livio Berruti, campione olimpico di Roma nel 1960. Enrico Sisti. la Repubblica.
Sono venuto a Cannes con Luchino Visconti per il Gattopardo, con René Clément per Delitto in pieno sole. E poi con Godard, Melville, sono tornato con mia figlia. La gente crede che io sia nato con Rocco e i suoi fratelli, ma quell’incontro non ci sarebbe stato senza Delitto in pieno sole, girato in Italia. Luchino mi vide, chiamò il mio agente e disse: «Voglio quel ragazzo, Rocco è lui». Alain Delon, attore francese, Arianna Finos (la Repubblica).
C’è stato anche un periodo in cui non mi sono occupato di Prosecco e Amarone. È quando ero al fianco di Indro Montanelli mentre stava fondando la Voce. L’ho aiutato, coinvolgendo anche Luciano Benetton. Tre mesi di lavoro, giorno e notte, senza pensare al vino da vendere. Indro era angosciato. Una sera, in un ristorante di corso Venezia a Milano, mi disse: se non ce la faccio ad aprire la Voce smetto di fare il giornalista. Lo danneggiò, tra gli altri, il padre di Fabrizio Corona, che disegnò il banchiere Enrico Cuccia in prima pagina come un vampiro che succhiava il sangue all’Italia. Cuccia non gli parlò più. Giancarlo Aneri, produttore di vino e caffè (Luciano Ferraro). Corsera.
Il broker a cui mi appoggio è Harry Treibitcher, ed è lui a dirmi che cosa comperare e che cosa vendere. Quello che lui dice, io faccio. Di quando in quando però uso anche la testa, leggo i giornali finanziari e ascolto i cosiddetti esperti. Probabilmente corro qualche rischio. So che prima o poi deluderò queste mie clienti matte, ma deludere le donne è sempre stata la mia arte. Isaac Singer, Anime Perdute. Longanesi, 1994.
Si sposarono nella chiesa di San Vitale Agricola nel freddissimo gennaio del 1921. Lo stesso giorno in cui la Camera del Lavoro di Bologna venne incendiata dai fascisti. Pupi Avati, Il papà di Giovanna. Mondadori, 2008.
Nella vita c’è chi combatte solo contro la noia. Roberto Gervaso. Il Messaggero.