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 2019  maggio 28 Martedì calendario

Gli «scienziati» del calcio giocano in Serie B

«Ho giocato a Padova, Vicenza, Treviso. Undici anni da professionista. Il periodo più bello è stato quello alla Cremonese, in due anni siamo passati dalla C2 alla B. Mai fatti tanti gol, ma ero un mediano di quelli solidi». Federico Smanio ricorda volentieri gli anni da calciatore. Oggi, a 46 anni, dalle parti della Serie B è rimasto: guida una società, Wylab, che fa parte dello stesso gruppo della Virtus Entella, la squadra di Chiavari, appena promossa nella seconda serie professionistica, da cui era stata retrocessa l’anno scorso. Anziché sul campo, però, lavora dietro una scrivania: fa il manager e deve trovare idee ad alto contenuto tecnologico e farne delle aziende. Nel linguaggio dei tecnici l’azienda che dirige è un «incubatore» di nuove imprese, o, all’inglese, «start up». La formula è nata nella Silicon Valley americana e poi esportata nei grandi centri finanziari. Solo che Smanio si occupa di progetti che in un modo o nell’altro c’entrano con lo sport e lavora, appunto, a Chiavari, 27mila abitanti, non proprio la City londinese.
VIA AL LABORATORIO 
Lo strano incrocio è legato a un signore di 65 anni, Antonio Gozzi, patron e presidente della Duferco, gruppo siderurgico con molte ramificazioni internazionali che si è poi allargato a settori come l’energia o la logistica. Nel 2007 Gozzi, chiavarese puro sangue, ha rilevato l’Entella, che allora giocava nel campionato di Eccellenza, con l’obiettivo di farne un club professionistico. Strada facendo ha contribuito a fare della cittadina ligure un piccolo polo di tecnologia sportiva. È stato lui a finanziare Wyscout (di cui è azionista), la più importante banca dati calcistica a livello mondiale, fondata sempre a Chiavari da un altro ligure doc, Matteo Campodonico, che oggi nel mondo ha 300 dipendenti, impegnati ogni settimana a raccogliere immagini e dati su 2mila partite.
Da quel successo è nato il progetto di trovare altre idee e di trasformare l’Entella in un laboratorio di tecnologia sportiva e nuove imprese, il primo in Italia. L’anno scorso è arrivato Smanio che, tra un partita e l’altra, si era laureato in economia con un Master in management sportivo, per occuparsi poi, finita la carriera di calciatore, dell’area marketing e digitale della Lega di Serie B. «Lavorare a stretto contatto con un team professionistico ci da la possibilità di sperimentare progetti e innovazioni», dice. I giocatori della squadra di Chiavari stanno per esempio utilizzando tra i primi il software di Zone7, scritto da una società israeliana, che consente, monitorando allenamenti e partite di «prevedere» gli infortuni (vedi anche l’altro articolo in pagina). E il campo dell’Entella è stato tra i primi a essere affidato ai droni intelligenti di Wesii.
IN VOLO SUI CAMPI
Quest’ultima è una delle otto società, tra le decine e decine esaminate, che hanno ricevuto i finanziamento di Wylab. A fondarla Mauro Migliazzi, 41 anni, chiavarese, tra i pionieri in Italia nel settore. «Il primo drone l’ho comprato in Canada nel 2007, quando da noi erano in pochi a conoscerli». Migliazzi, lavorando un po’ per il Politecnico di Milano, un po’ per il Cnr, si specializza in riprese aeree. Nel 2016 fonda la sua società: punta ai campi di calcio ma coglie i primi successi nel campo dell’energia fotovoltaica. I suoi piccoli aerei «scannerizzano» le fotocellule e sono in grado di individuare dall’alto anomalie e malfunzionamenti. Dopo aver conquistato il 70% di questo mercato (gli impiegati sono già una quindicina, con otto società esterne che forniscono i velivoli) ora l’obiettivo è di nuovo il calcio. «Non sostituiamo agronomi e giardinieri, forniamo loro informazioni preziose: ogni singolo centimetro del campo viene analizzato per stabilire livelli di umidità, vigore vegetativo, i cosiddetti parametri prestazionali come la velocità di risposta». Wesii ha già curato i campi della Federcalcio di Coverciano e punta a un accordo con i grandi club o con le Leghe professionistiche.
Chi i grandi club li frequenta già da tempo è un’altra delle società avviate: Noisefeed. A fondarla un altro giovane di Chiavari, Nicolò Cavallo, poco più di trent’anni. Nel suo caso i clienti si chiamano Juventus, Milan, Roma, nel complesso il 70% delle squadre di Serie A. Tra i primi team stranieri lo Sporting Lisbona, mentre la società ha ora preso di mira la Premier League inglese. Alle società la piattaforma informatica di Noisefeed consente di monitorare in tempo reale tutti i profili social dei componenti delle rose e delle persone ad esse collegate (un esempio casuale: Wanda Nara). Sempre in diretta si può seguire ciò che su Rete e social si dice di questo o quel giocatore. Nei corridoi di Wylab si racconta ancora con divertimento di un osservatore dell’Atalanta che stava per proporre al club l’acquisto di una giovane promessa argentina. Poi, via Noisefeed, ha studiato i suoi profili social, dove l’interessato era regolarmente ritratto tra macchine veloci e belle donne. Immediato il dietrofront: «Gasperini non me lo perdonerebbe, lui vuole dei soldati», ha spiegato lo scout atalantino. 
Nelle aule dell’ex liceo classico di Chiavari, un palazzo ottocentesco in pieno centro città, dove è la sede di Wylab, gravitano ormai un centinaio di persone, tra consulenti e dipendenti delle aziende già avviate. Non tutti si occupano di calcio. 
SOCIAL ALL’ITALIANA
Gli uomini di Sportclubby, per esempio, hanno avviato il primo «social sportivo» del mondo. Ad avere l’idea è stato un torinese, Biagio Bartoli, a lungo manager di una società che fornisce servizi tecnici per la riprese di grandi manifestazioni sportive. «App per lo sport ce ne sono milioni. Tutte sono molto specifiche, mancava un’applicazione orizzontale. Abbiamo fatto accordi con oltre 500 centri sportivi, dalle palestre alle piscine, fino ai campi di calcio e tennis. Per loro facciamo da software gestionale: attraverso Sportclubby si può prenotare e pagare il campo o l’ingresso». La particolarità è che gli utenti del social e degli impianti possono comunicare tra di loro: se manca il quinto a calcetto si può trovare online. Gli iscritti sono già 80mila, la società (una ventina le persone che ci lavorano), ha già raccolto 800mila euro dagli investitori e in estate si prepara ad incassarne altri 700mila.
«L’industria dello sport cresce del 7% all’anno e la tecnologia apre nuove strade per migliorare le prestazioni degli atleti e l’esperienza degli appassionati», dice Smanio. «Lo spazio c’è. Di recente siamo andati in Qatar, dove il governo, anche in previsione dei mondiali di calcio, ha creato QatarsportTech, un incubatore di imprese simile al nostro. Sono sembrati interessati a quello che facciamo». Presto il futuro del Made in Italy potrebbe passare anche dal campo dell’Entella.