il Giornale, 28 maggio 2019
Biografia di Alberto Cirio
Ha una faccia che sembra uscita dalle pagine di Fenoglio, ma i tempi cupi della Malora e di un Piemonte immobile e dannato sono lontani dal suo ottimismo e dalle mille carte buttate sul tavolo dell’Europa: fra Bruxelles e Strasburgo negli ultimi cinque anni per risollevare una regione rimasta indietro.
Alberto Cirio nasce a Torino – papà ragioniere alla Fiat e mamma maestra – ma il suo baricentro è sempre stato nelle Langhe: a Sinio, dove c’è la casa di famiglia, e ad Alba, dove vive con la moglie Sara, psicologa, e i figli Emanuele e Caterina.
All’università studia Legge, ma intanto per sopravvivere si improvvisa guida turistica. È un modo originale per guardare un territorio che non viene sfruttato come dovrebbe e, dunque, quell’esperienza diventa la porta d’accesso alla politica. A 22 anni il primo traguardo: è vicesindaco leghista di Alba. Poi arriva il passaggio a Forza Italia ma senza strappi e inversioni a U.
Il mancato avvocato è un uomo pragmatico, è imprenditore agricolo, naturalmente nel settore delle nocciole, spina dorsale dell’economia langarola, e scioglie nel rapporto con il territorio nodi altrove sempre più ingarbugliati, come i non facili rapporti fra sovranisti e moderati. Dopo un lungo rodaggio, Cirio diventa consigliere regionale e nel 2010, al giro successivo, è assessore al Turismo, sport e istruzione nella giunta Cota.
Nel 2014 nuovo salto: arriva a Strasburgo con un ricco bottino di oltre 35mila preferenze. E qui dà il meglio di sé, in battaglie concrete nella difesa dei simboli del made in Piemonte e del made in Italy. Riesce a reintrodurre dazi sul riso che arriva dall’Oriente, prodotto a prezzi bassissimi non si sa bene come: per l’industria del Nord è una vittoria storica. Ma non è il solo successo di una carriera tutta all’attacco, lontana dagli studi televisivi e dai salotti ma vicina ad agricoltori, contadini, allevatori. Olanda e Italia hanno sciaguratamente annacquato le classificazioni della nocciola trilobata, il prezioso frutto di casa. Chiunque tiri su una piantina può battezzarla Tonda gentile delle Langhe, anche se siamo fra le dighe e i canali dei Paesi Bassi. Uno scempio e la profanazione di una cultura intera. Cirio dà fuoco alle polveri e convince, eufemismo, i due paesi a stringere di nuovo le maglie. La Tonda gentile torna ad essere un’esclusiva langarola.
È sempre lui a spingere perché un altro gioiello di famiglia, il tartufo, non sia trattato come un bene di lusso, quasi fosse un gioiello. Del resto Cirio è stato a lungo presidente della Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba e anche su questo versante conosce bene le coordinate del problema. Risultato: l’Iva scende come un meteorite dal 22 al 5 per cento. Ancora, l’eurodeputato si dà da fare, con feroce determinazione, contro la piaga della contraffazione che strangola le nostre eccellenze. Si batte per l’Asti spumante e per il Prosecco e cerca di tutelare brand scintillanti, ammirati ovunque, ma fragili e indifesi.
Silvio Berlusconi punta su di lui per la difficile corsa alla guida della Regione e la Lega non fa obiezioni: «Votatelo – è l’appello che il Cavaliere lancia direttamente da Torino nei giorni scorsi – è stato il nostro miglior uomo a Strasburgo».
Obiettivo raggiunto. A 46 anni, Cirio detronizza il roccioso Sergio Chiamparino e comincia un’altra avventura.