Corriere della Sera, 28 maggio 2019
I nuovi equilibri per l’eurogoverno
L’avanzata dei sovranisti/populisti euroscettici sono riusciti a contenerla nelle urne. Ma, per i principali partiti europeisti, non appare facile costituire ora una maggioranza nell’Europarlamento in grado di superare l’arretramento dei popolari del Ppe e dei socialisti di S&D, che non hanno più i numeri per guidare l’Ue in tandem come avveniva dalla prima elezione europea nel 1979. Stanno così considerando una alleanza larga a quattro con i liberali e i verdi, entrambi cresciuti nel voto.
Il summitLa cancelliera tedesca europopolare Angela Merkel ha già esortato a trovare un accordo il «prima possibile». Un primo test dovrebbe esserci stasera nel summit dei capi di Stato e di governo dell’Ue, in programma a Bruxelles per iniziare a trattare l’assegnazione delle principali europoltrone alla Commissione europea, Consiglio europeo, Banca centrale europea e Camera Ue. Nelle riunioni pre-vertice degli eurogruppi politici verrebbe valutata anche l’alternativa a tre, che avrebbe numeri sufficienti senza gli ambientalisti. Improbabile sembra invece diventata una maggioranza a cinque con un nuovo gruppo europeista trasversale, che il presidente francese liberale Emmanuel Macron e il premier greco di sinistra Alexis Tsipras non escludevano di fondare e poi allargare (quando speravano in un risultato nazionale migliore nelle europee).
Le richieste dei liberaliSotto gli schermi giganti montati nell’emiciclo dell’Europarlamento di Bruxelles sopra un palco con luci e musiche da convention all’americana, che nella notte di domenica diffondevano le proiezioni con la fine della maggioranza dei popolari con i socialisti, leader di questi due partiti come il tedesco Manfred Weber e l’olandese Frans Timmermans hanno esortato liberali e verdi a un’alleanza a quattro per far progredire l’Europa.
Ma la liberale danese Margrethe Vestager, commissaria Ue per la Concorrenza, ha subito replicato di aver «lavorato per rompere i monopoli negli scorsi 5 anni, ed è quello che ora hanno fatto i votanti, il monopolio del potere è stato rotto, dunque possiamo fare qualcosa di diverso». Il suo eurogruppo Alde vorrebbe la presidenza della Commissione Ue per cui Vestager si è candidata in opposizione proprio a Weber e Timmermans.
In ogni caso la spartizione delle europoltrone dovrà tenere conto della nuova maggioranza tra gruppi con politiche in genere tradizionalmente contrapposte. In passato Ppe e liberali si sono spesso alleati su molti dossier (soprattutto economici e industriali), ma scontrandosi con l’opposizione proprio dei verdi (e delle sinistre). Finite le elezioni, l’anti-sovranismo potrebbe non essere più un collante sufficiente.
La Camera Ue è certo abituata alle maggioranze variabili costruite con compromessi. Stavolta però potrebbero spuntare opposizioni ben più ingombranti del passato.
Interessi nazionali Una di queste stanno pensando di costituirla il leghista Matteo Salvini e la francese Marine Le Pen, allargando il loro eurogruppo sovranista ai conservatori guidati dai polacchi del PiS, agli ungheresi di Fidesz (sospesi dal Ppe), ad altri partiti est-europei e perfino al Brexit Party britannico (fino a quando il Regno Unito resta nell’Ue). Tre-quattro loro commissari Ue potrebbero far pesare i sovranisti nella Commissione europea di Bruxelles: sempre se questi soggetti politici sapranno superare le loro non poche divergenze. Anche perché in Europa, in aggiunta alle logiche dei partiti, contano gli interessi nazionali. La telefonata di ieri di Merkel con il premier Giuseppe Conte e la cena a Parigi tra Macron e il premier spagnolo Pedro Sánchez, alla vigilia del summit sulle nomine, sembrano rientrare proprio nella ricerca di nuovi equilibri tra Stati dopo la scossa elettorale. Spagna e Portogallo, forti delle vittorie dei loro governi socialisti, intendono contare di più in Europa e nel loro eurogruppo S&D, finora guidato dalla componente tedesca appoggiata da quella francese: magari costituendo un asse del Sud Madrid-Lisbona-Roma con il Pd in risalita. Sánchez ha anticipato che una delle principali europoltrone debba andare alla Spagna.