la Repubblica, 28 maggio 2019
Ricordi di Giancarlo Giannini
Giancarlo Giannini ride sentendo del successo social della foto che lo ritrae con Lina Wertmüller e Leonardo DiCaprio al Festival di Cannes. «Alla presentazione di Pasqualino Settebellezze restaurato, ha voluto rendere omaggio a Lina e al suo cinema, molto conosciuto negli Stati Uniti. Questo film fu candidato a quattro Oscar, alcuni critici italiani modificarono la recensione dopo il successo internazionale...». Un film difficile «che anche Lina non voleva fare, le dissi “noi abbiamo la tradizione di Eduardo, ridere e piangere insieme, la commedia dell’arte”». Curiosa l’assonanza di quel personaggio che per l’attore, 76 anni, era «un Pulcinella in un campo di concentramento», con il ruolo che George Clooney gli ha assegnato nella serie Catch-22 in onda su Sky Atlantic: «Un nonno di Pasqualino, per quel modo ironico in cui si esprime. Il suo monologo strafottente ricorda quando nel film la tedesca dice “noi moriremo, voi vermi mediterranei sopravviverete”. Il personaggio di Catch-22, un italiano che gestisce una casa di tolleranza, dice più o meno le stesse cose: “Alla fine i morti su questa terra saranno i tedeschi e voi americani e non gli italiani. Le guerre non vanno vinte, vanno perse”». È stato lo stesso Clooney a volere Giannini: «Ci siamo conosciuti a un matrimonio di amici. Mi ha inviato un file in cui recitava il mio personaggio con la pronuncia che voleva da me. Io ho scherzato sulle voci che lo vogliono futuro presidente Usa, “mi raccomanderai per fare jogging nel giardino della Casa Bianca”». E domani sera l’attore è atteso al Festival della Bellezza di Verona, con Amor ch’a nullo amato e il folle volo in cui leggerà due Canti dell’ Inferno di Dante: quello di Paolo e Francesca e quello di Ulisse. Sul palco con lui Massimo Cacciari: «Sono i due canti più belli, anche se non facili. Se mi riescono male comunque c’è Cacciari che è bravissimo a commentare», scherza.
Nell’agenda fitta di impegni, un film girato in Brasile e una produzione Usa tra un paio di mesi. «Mi chiamano, vuol dire che sono ancora vivibile». Le offerte da oltreoceano sono sempre arrivate, a volte in conflitto con la carriera europea. Spielberg lo voleva nemico di Harrison Ford in I predatori dell’Arca perduta «ma il film fu rimandato per uno sciopero degli sceneggiatori e quando Steven mi richiamò ero impegnato con Fassbinder. Ci siamo rivisti spesso, me lo ricorda sempre». Coppola gli propose, nel Padrino, il ruolo con cui Robert Duvall fu candidato all’Oscar «ma lavoravo con Visconti,L’innocente ». Con Coppola riuscì a fare New York Stories «perché Monicelli ebbe un incidente stradale e il set di Il male oscuro slittò». Il solo rimpianto, il no a Marco Bellocchio, «una notte, a Roma, mi chiese di fare I pugni in tasca, rifiutai perché in tournée con Romeo e Giulietta con Zeffirelli. Ora mi piacerebbe averlo fatto».