la Repubblica, 28 maggio 2019
Biografia di Franziska Ska Keller
A 13 anni Franziska “Ska” Keller voleva andarsene dal suo villaggio brandeburghese, dalla regione della Germania est prosciugata dall’emorragia post-Muro. Si tinse i capelli di blu, poi di verde, poi ancora di rosso. Smise di andare in chiesa, divenne punk, militante antifascista e vegana. In quegli anni in cui preferiva i concerti underground ai compiti di matematica, cominciò il suo impegno politico. Alla fine degli anni ‘90, nella svuotata campagna affacciata sulla Polonia, nella sua Guben, i neonazisti finirono per ammazzare un migrante dopo averlo braccato come un animale. Quando accadde, Ska era impegnata già da tempo nelle associazioni antirazziste e animaliste: «Per me è sempre stato normale battermi contro le ingiustizie». Negli anni successivi smise di tingersi i capelli e optò per il taglio corto e sbarazzino, ma non rinunciò mai al guardaroba casual, si buttò anima e corpo nella militanza verde, si innamorò della Turchia e di un ambientalista della minoranza svedese in Finlandia, Markus Drake. Imparò cinque lingue tra cui il turco e il catalano, visse in vari Paesi e trovò pace, o quasi, a Bruxelles.
Anche se continua a dire di non avere un zuhause, una vera e propria casa. In questo senso, è il volto perfetto della nuova Europa e di milioni di ragazzi che la attraversano come fosse un’unica patria.
Ska è il diminutivo anomalo di Franziska, e lei ogni volta spiega paziente che è per evitare che la chiamino Franzi. Uno sguardo alla sua carriera fa venire le vertigini: nel 2001 ingresso nei Giovani Verdi, tra il 2004 e il 2006 vice dell’organizzazione, l’anno dopo portavoce dei Giovani Verdi Europei. Negli anni successivi, quando diventa presidente dei Verdi nel Brandeburgo, si fa promotrice di un referendum contro le miniere di lignite. Nel 2009 conquista la prima poltrona nel Parlamento europeo a soli 27 anni, al grido di «Nicht nur Opa fuer Europa», «Non solo nonni per l’Europa». Nel 2014 la sua battaglia a Bruxelles continua, e dopo che un referendum online la incorona Spitzenkandidatin dei Gruenen, lei dichiara guerra alla vecchia nomenklatura del partito. E la vince.
Oggi ha già chiaro il suo prossimo traguardo: un presidente della Commissione europea donna. E militando in un partito che prende sul serio la trasparenza, ha pubblicato il suo stipendio: 8.484,05 euro, al lordo delle tasse. E le ore lavorate: circa 84 a settimana, 12 al giorno. Però.