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 2019  maggio 28 Martedì calendario

Il rosario di Salvini

Matteo Salvini prega? Nonostante stringa il rosario, non credo. Bacia il crocefisso in modo apotropaico. Se pregasse, dovrebbe manipolare i grani e girarli tra le mani mentre recita il Pater, il Gloria Patri e l’Ave Maria. Probabilmente non sa di quanti grani consta il rosario cristiano: cinque decine per le Ave Maria, separati da sei grani più grossi per il Pater e il Gloria Patri. Ne fa un uso superstizioso. Il rosario poi non è una creazione cattolica. Se ne parla nel Bhagavad Gitâ, il testo sacro indiano, dove è composto di una serie di perle infilate in un filo che impersona lo Spirito universale. Il rosario presuppone un ritmo di respirazione. Nell’iconografia indù ci sono divinità che lo stringono tra le dita. Salvini è induista? Non credo. Il rosario è una macchina mnemotecnica, strumento per ricordare. Ci sono formule da ripetere a ogni passaggio. Probabilmente Salvini ne recita una sola: Fammi vincere. Il rosario mussulmano è composto di 99 grani. I sessanta grani di quello cattolico derivano dalle tradizioni orientali; la parola viene da “rosa”, utilizzata a partire dal 1500. Il suo segreto risiede nell’incantesimo della ripetizione. Si tratta di un mantra che viene reiterato come una cantilena. Come ha scritto Giorgio Raimondo Cardona, “il flusso interiore è letteralmente canalizzato in un percorso a solchi concentrici”, per cui “il significato di ciò che si dice è perfettamente irrilevante”. Forse è in questo senso che funziona il rosario maneggiato da Matteo Salvini. Oggetto magico, funziona come un portafortuna tra le mani del capo leghista. Non ha alcun significato religioso, appartiene piuttosto al novero delle superstizioni. Salvini è cattolico con i cattolici, ortodosso con gli ortodossi e, se gli servisse, induista con gli induisti. Un perfetto cinico con una falsa patente religiosa.