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 2019  maggio 28 Martedì calendario

L’ossessione europea delle donne nigeriane

Alla dottoressa Isima Sobande mancavano pochi mesi alla sudata laurea in Medicina alla University of Lagos, in Nigeria, quando inizia a sentire i primi racconti di bambine ricoverate in codice rosso per ustioni diffuse sul corpo a causa dell’utilizzo di creme sbiancanti. Pensava fosse una delle tante leggende metropolitane che si diffondono per le strade caotiche di Lagos e, invece, diventata medica, scopre che il fenomeno esiste ed è molto diffuso. 
I suoi primi pazienti sono proprio bambine con vesciche sparse su tutto il corpo causate da prodotti di basso costo comprati dalle proprie madri per ridurre la quantità di melanina sulla pelle. In Ghana molte donne usano queste pillole in gravidanza per avere figli con pelle più chiara. 
Si stima che, solo in Nigeria, 60 milioni di donne usino creme sbiancanti. Un mercato enorme, ma poco regolamentato, in cui trovano spazio anche prodotti non testati, dannosi, ma accessibili alla stragrande maggioranza della popolazione. 
In Nigeria lo stipendio minimo è di 45 euro al mese, il prezzo di un barattolo di una crema sbiancante di marca. Alta domanda e scarsa possibilità di spesa sono alla base del florido mercato della contraffazione. Le lozioni vengono realizzate mischiando steroidi, burro di karité, mercurio, piombo ed idrochinone. Sostanza quest’ultima bandita in molti Paesi africani, tra cui proprio la Nigeria. Un mix letale in grado di causare non solo ustioni e cancri alla pelle, ma anche problemi al sistema nervoso e respiratorio ed ai reni. 
«Negli anni si è diffusa l’idea che per fare carriera e trovare un marito facoltoso bisogna avvicinarsi ai canoni di bellezza europei», spiega Isima Sobande dottoressa nella clinica estetica Laserderm di Lagos. «Come modella nera la mia bellezza è più valorizzata all’estero che in Africa» , sostiene la modella keniana Ajuma Nasenyana.
Un mercato in espansione
La grande quantità di giovani, l’aumento del reddito medio e l’influenza dei social media sta facendo proliferare il mercato delle creme sbiancanti in tutta l’Africa. 
Uno studio pubblicato dal British Journal of Dermatology afferma che a Durban, città costiera del Sudafrica, una donna su tre usa prodotti sbiancanti contenenti sostanze vietate e dannose per la salute. Pela Okiemuye, star nigeriana di Instagram, promuove sul proprio profilo i suoi prodotti Pels. Sul suo account si spazia dalla soluzione «Russian white» dalle proprietà irradianti alla «Cleopatra Royal» mirata per schiarire la pelle. «Offriamo solo prodotti sicuri in grado di dare i primi risultati in due settimane – afferma Pela Okiemuye, fondatore di Pels International. – Aiutiamo anche le clienti la cui pelle è stata danneggiata da prodotti sbagliati usati in passato». 
«Si tratta di un fenomeno simile alla chirurgia plastica», dice Dabota Lawson, un’imprenditrice di cosmesi di Lagos. «Una volta entrati – aggiunge – in questo mondo diventa difficile uscirne perché la pelle cambia e sono necessari trattamenti continui per mantenere gli effetti desiderati». «È come quando fumi o sei drogato, non è facile smettere – ha detto alla Bbc Safi George, ricoverata per settimane in un ospedale londinese dopo aver usato per anni creme sbiancanti. «Fino a poco tempo fa venivano usate solo le creme, ma adesso si sta diffondendo anche l’uso di pillole ed iniezioni, in particolare tra i giovanissimi – spiega Lester Davids, un Professore di Medicina interna dell’Università di Pretoria in Sudafrica – aumentando il rischio di danni permanenti nell’organismo». 
La clinica di Lagos
In una clinica estetica alle porte di Lagos, il chirurgo Aranmolate Ayobami, data l’alta domanda, ha iniziato dei corsi della durata di 5 settimane che insegnano alle donne nigeriane come iniettarsi in autonomia il glutatione, una sostanza anti-ossidante in grado di ridurre il livello di melatonina in un periodo che va da due settimane a sei mesi a seconda della risposta del paziente. «I miei corsi costano 350 euro e vengono realizzati con prodotti di alto livello comprati da produttori di fiducia negli Stati Uniti o negli Emirati Arabi – spiega il dott. Ayobami – capita spesso che le mie clienti mi chiedano di applicarle prodotto di dubbia provenienza comprati online a costi inferiori».
Negli ultimi mesi sono nate campagne, soprattutto online, come il movimento #Melaninpoppin, che cercano di promuovere tra le donne africane il valore della bellezza naturale.