La Stampa, 28 maggio 2019
È sovranista anche la stagione della Scala
Nulla è più significativo, o più inquietante, delle coincidenze. Ieri l’Italia si è svegliata autarchica e sovranista e ieri la Scala ha presentato una stagione che pare uscita dagli Anni 30. Coincidenze, appunto: ai cartelloni si lavora con anni d’anticipo, e poi Milano, dati elettorali alla mano, è la città italiana meno toccata dalla nouvelle vague identitaria. Eppure il 19-20 scaligero allinea ben quattro titoli della Giovane scuola o paraggi, insomma in zona Verismo, termine improprio ma che rende l’idea. E che titoli: a parte Tosca per Sant’Ambreoeus con la stessa accoppiata direttore-regista dell’ultimo, Chailly-Livermore, tornano opere già popolari e poi un po’ dismesse come Fedora di Giordano e La Gioconda di Ponchielli E si riesuma addirittura L’amore dei tre re di Montemezzi, assente dalla Scala dal 1953 e che si credeva ormai consegnato agli archivi. Per fortuna che ci si copre sul fronte democratico, antifascista e avanguardista con Intolleranza 1960 di Nono, accoppiata a Erwartung di Schönberg e messa in scena da Damiano Michieletto. Detto ciò, gran ritorno anche qui dell’italianità: due Rossini, Il turco in Italia e Il viaggio a Reims per l’Accademia, e tre sempreVerdi, Un ballo in maschera, Il trovatore in un assurdo allestimento di Salisburgo e la solita Traviata della Cavani che piace, non impegna e soprattutto fa cassa. Pereira ha da tempo un problema di registi e cerca di risolverlo puntando sugli italiani: ci sono due Livermore (oltre a Tosca, Gioconda), due Michieletto (non per titoli rischiosi, non si sa mai), poi Roberto Andò e Gabriele Salvatores. Compagnie in media buone, meno eclatante il panel dei direttori, con due titoli affidati al Fischer sbagliato (Adam e non Ivan) e un grande vecchio come Zubin Mehta che sale sul podio più del direttore musicale Chailly, tre titoli contro due. Chailly propone però un’intrigante integrale delle sinfonie di Beethoven: se userà i frenetici metronomi dell’autore come nella sua incisione, è bene che gli orchestrali inizino fin d’ora a fare stretching.