Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 27 Lunedì calendario

Cronologia dell’Unione europea. Dal manifesto di Ventotene all’euro

1940-1941 – Il fascismo ha confinato a Ventotene, tra gli altri, Altiero Spinelli (romano, 38 anni, uomo politico), Ernesto Rossi (44 anni, casertano, economista) ed Eugenio Colorni (milanese, 32 anni, filosofo). I tre scrivono insieme un Manifesto per un’Europa libera e unita. Nel Manifesto si propugna l’idea di una federazione tra gli Stati europei che demandi a un parlamento e a un governo eletti democraticamente tutta una serie di decisioni di interesse comune, specie in campo economico e in politica estera (vedi anche 14 febbraio 1984).
 
5 agosto 1943 – Jean Monnet, francese, 55 anni, figlio di un imprenditore del vino, consulente del presidente americano Roosevelt a cui ha spiegato – venendo creduto – che «l’America deve diventare l’arsenale della democrazia» – è ad Algeri, membro del Comitato francese di Liberazione nazionale. Dice: «Non ci sarà mai pace in Europa se gli stati si ricostituiranno su una base di sovranità nazionale... Ciò presuppone che gli stati d’Europa formino una federazione o una entità europea che ne faccia una comune unità economica».
 
17 marzo 1948 – La guerra è finita da tre anni. Nella grande sala dell’Accademia di Bruxelles si svolge una cerimonia di 35 minuti. Spaak per il Belgio, Bidault per la Francia, Boetzelaer per l’Olanda, Beck per il Lussemburgo e Bevin per la Gran Bretagna firmano un Patto di autodifesa collettiva. Dichiarano che è aperto agli altri Paesi europei. Bidault dice: «Sulla strada da Parigi a Bruxelles non c’è quasi città o villaggio che non abbia dato il suo nome a una battaglia. Questo dramma è durato troppo a lungo». Bevin: «Questa non è la fine di qualcosa. Ma solo un principio».
 
9 maggio 1950 – Nella Sala dell’Orologio al Quay d’Orsay, cioè la sede del ministero degli Esteri a Parigi, centouno negoziatori disposti in due file e divisi in quattro settori discutono il testo del Trattato dell’Unione Economica rafforzata. Alle quattro del pomeriggio, dopo sette ore di lavoro, Robert Schumann, 64 anni, ministro degli Esteri francese legge il documento, preparato da Jean Monnet, in cui propone la costituzione di una federazione tra gli stati europei.
 
18 aprile 1951 – «Il trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca) è stato firmato oggi alle ore 16.25 in un salone del Quai d’Orsay dai ministri degli Esteri d’Italia, Francia,  Germania, Belgio, Olanda e  Lussemburgo. Le delegazioni sedevano al lungo tavolo coperto da un tappeto verde che trascolorava sotto la luce degli ottocenteschi lampadari e delle barocche dorature del salone nel cui centro era stato collocato un tavolo Luigi XV...» (dal Corriere della Sera del 19 aprile 1951). A parte il Lussemburgo, che non l’ha combattuta, si tratta di Paesi devastati dalla guerra e consapevoli che in futuro saranno altri a comandare il mondo. Non farsi concorrenza sul carbone e sull’acciaio è indispensabile per non creare ostacoli alla ricostruzione. Il mercato comune del carbone viene inaugurato il 10 febbraio del 1953, quello dell’acciaio il successivo 1° maggio. La Ceca, sciolta nel 2002, entrò poi a far parte dell’Unione europea.
 
27 maggio 1952 – A Parigi i rappresentanti di Belgio, Francia, Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi firmano il Trattato di difesa europea: riprendendo un disegno di Monnet, sarà costituito un esercito europeo, ogni Paese fornirà una divisione mantenendo il proprio esercito nazionale, tranne la Repubblica Federale di Germania che fornirà la divisione ma senza riarmarsi. Due scopi: quello della difesa dell’Europa occidentale dall’Urss e quello dell’integrazione europea, con la limitazione delle sovranità nazionali a favore di una organizzazione superstatale. Grande irritazione russa, dato che il Comitato Europeo di Difesa attira la Germania federale nell’orbita Nato. Mosca avrebbe cominciato a pensare adesso alla costruzione di un vallo o di un muro per dividere in due Berlino.
 
10 settembre 1952 – Prima riunione dell’Assemblea comune della Ceca, cioè il nucleo da cui poi si svilupperà il Parlamento europeo. Ha solo potere consultivo, è diviso fra Bruxelles e Strasburgo ed è formato da 78 deputati non eletti ma scelti da ciascuno dei sei Paesi tra i membri del Parlamento nazionale.
 
30 agosto 1954 – Il Trattato di difesa europea è stato ratificato solo da Belgio, Germania Ovest, Lussemburgo e Paesi Bassi. L’Italia, per la sua firma, chiede in cambio Trieste. Ma il progetto è affossato una volta per tutte dai francesi: nel loro Parlamento votano contro sia i comunisti (seguendo la linea di Mosca) sia i nazionalisti, contrari a un’integrazione che intaccherebbe la sovranità di Parigi.
 
1-2 giugno 1955 – I ministri degli esteri dei sei paesi della Ceca, cioè Gaetano Martino per l’Italia, Jan Willem Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca e Paul-Henri Spaak per il Belgio, riuniti a Messina, reagiscono alla bocciatura del Trattato di difesa europea con una dichiarazione in cui annunciano i princìpi che saranno alla base della Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) e del Mercato comune europeo.
 
25 marzo 1957 – Lo stesso sestetto che nel 1952 aveva fondato la Ceca (Italia, Germania Ovest, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio e Francia: vedi sopra, 18 aprile 1951) firma il trattato di Roma che dà vita alla Comunità economica europea (Cee). L’obiettivo dell’organizzazione è favorire l’integrazione economica dei paesi e la creazione di un mercato comune. Contemporaneamente nasce anche la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) che si propone di coordinare la ricerca nel campo dell’energia nucleare e garantirne un uso esclusivamente pacifico • «L’articolo 3 del Trattato di Roma afferma che la Comunità ha il compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche. Per raggiungere tale scopo, occorrerà:
    • Abolire i dazi doganali tra gli Stati membri;
       • Istituire tariffe doganali e politiche commerciali nei confronti degli Stati terzi;
       • Eliminare tra gli Stati membri gli ostacoli alla libera circolazione di persone, servizi e capitali;
       • Instaurare una politica comune nel settore dei trasporti e in quello dell’agricoltura;
       • Creare un Fondo sociale europeo e una Banca europea, per promuovere gli investimenti» [wikipedia, voce Pac] • «Il mercato comune si basa sulla disciplina della concorrenza, sulla limitazione degli aiuti statali alle imprese e su quattro libertà:
    libera circolazione delle persone;
       libera circolazione dei servizi;
       libera circolazione delle merci;
       libera circolazione dei capitali.
 
19 marzo 1958 – A seguito dei trattati di Roma dell’anno prima (vedi 25 marzo 1957), nasce l’Assemblea parlamentare europea, sempre con sede a Strasburgo, ma allargata a 142 membri eletti con le stesse modalità della precedente Assemblea della Ceca, cioè per nomina da parte dei governi nazionali, tra i parlamentari di ciascun paese (vedi anche 10 settembre 1952).
 
3-11 luglio 1958 – A Stresa i sei fondatori della Cee mettono a punto la Politica Agricola Comune (Pac), resa tanto più urgente per la gravissima penuria di cibo di cui ha sofferto la Germania Ovest. Data la grande rivalità tra Usa e Urss e le conseguenti difficoltà nei traffici marittimi, si trattava di garantire ai sei Paesi certezza e abbondanza nei rifornimenti, qualunque cosa dovesse accadere. La Politica Agricola Comune entrerà poi in vigore il 30 luglio 1962 (vedi).
 
4 gennaio 1960 – La Gran Bretagna non è tra i sei Paesi del Mec. Ma favorisce la nascita di un’organizzazione in qualche modo concorrente, l’Efta (Eureopean Free Trade Association). I rappresentanti dei sette Paesi aderenti – oltre al Regno Unito, Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera – si riuniscono a Stoccolma e si mettono d’accordo per creare al loro interno una zona di libero scambio abbassando progressivamente le tariffe. L’accordo diventa operativo il 3 maggio e il primo taglio alle tariffe doganali è di luglio. C’è da subito il problema delle relazioni con i sei della Cee.
 
30 marzo 1962 – L’Assemblea parlamentare europea prende il nome di Parlamento europeo.
 
30 luglio 1962 – Entra in vigore la Politica Agricola Comune (vedi 3-11 luglio 1960). Gli obiettivi sottoscritti dai sei Paesi – gli stessi che formano la Cee – sono: incrementare la produttività dell’agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori.
 
14 gennaio 1963 – Clamorosa conferenza stampa di De Gaulle: il generale mette il veto all’ingresso della Gran Bretagna nella Cee. La considcera la longa manus degli Stati Uniti, alla cui leadership il presidente francese si oppone con tutte le sue forse. Il generale s’è appena rifiutato di accettare una fornitura americana di missili Polaris e non vuole che gli americani investano nel suo Paese.
 
8 aprile 1965 – Riassumendo: i sei Paesi sono riuniti in tre comunità diverse: la Cee, la Ceca e l’Euratom, ognuna delle quali ha i suoi organi dirigenti. Sottoscrivendo un trattato a Bruxelles i sei concordano di unificare gli esecutivi delle tre comunità e di istituire un Consiglio e una Commissione unici.
 
30 giugno 1965 – De Gaulle non vuole che sia messa a rischio la sovranità francese e resiste quindi a ogni tentativo di estendere il processo di integrazione europea. Comincia la cosiddetta “battaglia della sedia vuota”: il generale diserta le riunioni del Consiglio dei ministri della Cee, paralizzandone l’attività. Egli si oppone: alla proposta avanzata dalla Commissione che suggerisce modifiche alla politica agricola comune, propugna un rafforzamento del Parlamento europeo e della Commissione e vuole estendere il ricorso a votazioni a maggioranza qualificata (e non più all’unanimità) in seno al Consiglio dei ministri. Sono riforme che rafforzerebbero l’integrazione europea e il carattere sovranazionale della CEE.
 
29 gennaio 1966 – De Gaulle ottiene quello che vuole con il cosiddetto Compromesso di Lussemburgo. La Cee mantiene il voto all’unanimità ogni qual volta uno Stato membro ritiene sia minacciato un proprio interesse vitale.
 
1° luglio 1968 – All’interno della Cee sono aboliti dazi e tariffe. Nessun Paese della Comunità è autorizzato a tassare il traffico delle merci, se non per ragioni di carattere morale e di ordine o salute pubblica. Per le merci provenienti dall’esterno della Comunità si istituisce la Tariffa Doganale Comune (TDC, oggi sostituita dalla TARIF).
 
1-2 dicembre 1969 – L’uscita di scena di De Gaulle rende possibile l’adozione di un regolamento agricolo definitivo.
 
6 marzo 1970 – Si costituisce il Comitato Werner, dal nome del primo ministro del Lussemburgo che lo presiede. Il Comitato ha il compito di studiare il percorso per l’adozione di una moneta unica che renda effettiva un’Unione Economica e Monetaria (UEM). Il primo rapporto provvisorio viene presentato il 20 maggio e accettato in giugno. Il rapporto finale porta la data dell’8 ottobre 1970. Si prevede un percorso a tappe della durata di dieci anni.
 
22 aprile 1970 – Si firma il Trattato del Lussemburgo, col quale si stabilisce che la Cee si finanzierà con risorse proprie, in sostanza incassando le tariffe doganali e la relativa Iva sulle merci importate dai Paesi che non fanno parte della Comunità. Il Trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 1971.
 
30 giugno 1970 – Si aprono i negoziati per il primo allargamento del numero dei membri della Cee. Chiedono di entrare Danimarca, Irlanda del Nord, Regno Unito e Norvegia. Le prime tre entreranno poi effettivamente, dal 1° gennaio 1973. In Norvegia un referendum boccerà l’adesione.
 
15 agosto 1971 – Nixon annuncia che i dollari in circolazione nel mondo non saranno più convertibili in oro. È il prezzo che gli Stati Uniti pagano per la guerra, assai costosa, in Vietnam.
 
24 aprile 1972 – Il valore della valuta con cui si commercia nel mondo, non più legato all’oro, dipende dalle politiche di una potenza su cui i membri della Cee hanno poca o nulla influenza, cioè gli Stati Uniti. Si decide quindi di accelerare il processo verso la creazione di una moneta diversa e concorrenziale. La prima tappa è l’istituzione di un “serpente monetario” un sistema cioè che tiene legate le valute dei sei Paesi in modo tale che il tasso di cambio tra una e l’altra non possa oscillare più del 2,25% in più o in meno. Per la conversione col dollaro, il margine di fluttuazione è fissato al 4,5% per ciascuna valuta comunitaria. Aderiscono anche Paesi che non fanno parte della Cee: Regno Unito, Irlanda del Nord, Danimarca e Norvegia. Tuttavia, destabilizzato dalle crisi petrolifere, dalla debolezza del dollaro e dalle divergenze tra le politiche economiche, il serpente monetario perse la maggior parte dei suoi membri in meno di due anni riducendosi a una sorta di «area del marco tedesco», comprendente la Germania, i paesi del Benelux e la Danimarca.
 
1° gennaio 1973 – Dopo l’ingresso di Danimarca, Regno Unito e Irlanda del Nord, i membri del Parlamento europeo diventano 198.
 
20 settembre 1976 – Bruxelles: il Consiglio europeo decide che il Parlamento europeo non sarà più formato da rappresentanti dei vari Paesi scelti da ciascun governo tra i rispettivi deputati e senatori. Il Parlamento europeo sarà invece eletto dai popoli della Cee, con un sistema proporzionale. Alle prime elezioni del giugno 1979 il numero dei seggi messi in palio sarà di 410. Aumenteranno poi via via – fino agli attuali 751 – man mano che nuovi Paesi aderiranno alla comunità.
 
6-7 luglio 1978 – Il cancelliere della Germania Ovest Helmut Schmidt e il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing annunciano la nascita di una “unità di conto” detta ECU, risultato del valore medio delle nove monete comunitarie. Con questa unità di conto regoleranno i loro rapporti le nove banche centrali della comunità. L’ecu fa anche da perno a un nuovo serpente monetario, quello dello SME (sistema monetario europeo): passato un periodo di transizione, nessuna valuta nazionale potrà fluttuare rispetto al valore dell’ecu per una percentuale maggiore o minore del 2,25%. Sarà creata una cassa comune del valore di 50 miliardi di dollari mediante in versamento da parte di ciascun membo del 20% delle riserve in dollari e del 20% delle riserve in moneta nazionale. Dal 1981 è prevista la costituzione di un Fondo Monetario Europeo. Qualunque modifica del tasso di sconto decisa da una delle nove banche centrali dovrà essere concordata con le altre otto banche centrali. La Gran Bretagna si mostra freddissima e resta fuori. Il presidente del Consiglio italiano, Giulio Andretti, dubita ufficialmente sul fatto che l’Italia possa aderire a un sistema simile. Lo Sme entrerà poi in vigore il 13 marzo 1979, con l’adesione italiana, escludendo però dalle rigidità dell’ecu gli scambi agricoli.
 
7-10 giugno 1979 – Prima elezione a suffragio universale del Parlamento europeo. Buona affluenza alle urne: il 75% di belgi e lussemburghesi, il 55% di irlandesi e olandesi, circa il 50% di danesi, oltre il 60% di tedeschi e francesi. La vera grande assente è la Gran Bretagna con il suo 32,3% di votanti. La partecipazione media degli europei è del 60%. L’Italia emerge nella classifica per affluenza alle urne: l’86% per cento circa.
 
1° gennaio 1981 – Anche la Grecia entra a far parte della Comunità.
 
6 gennaio 1985 – Jacques Delors diventa presidente della Commissione europea, carica che manterrà per 10 anni e tre mandati (caso che non si è mai più ripetuto).
 
1° gennaio 1986 – Anche la Spagna e il Portogallo entrano a far parte della Comunità.
 
17 febbraio 1986 – A Lussemburgo l’Italia firma, assieme ad altri undici stati, l’Atto unico europeo (Aue) che modifica il trattato di Roma con cui è stata istituita la Comunità europea (Cee): l’Aue stabilisce che il principale obiettivo degli Stati è realizzare, entro il 1992, il mercato unico ed avviare un primo embrione di Unione politica. Il trattato è stato accolto con riserva dall’Italia e dalla Danimarca. L’Atto unico europeo consacra la libertà di movimento, oltre che delle merci, delle persone, del diritto di stabilimento e anche dei capitali, compresi quelli a breve. Entrerà in vigore il 1° luglio 1987.
 
28 giugno 1988 – Si insedia ad Hannover un comitato, presieduto dal presidente riconfermato della Commissione europea Jacques Delors, che dovrà esaminare i tempi e i modi per giungere a un’unione monetaria. Forte resistenza della Thatcher, contraria anche alla creazione di una Banca centrale europea della quale infatti non si fa cenno nel documento finale. Sarebbero contrari al percorso, che porterà inevitabilmente alla creazione di una Banca centrale europea, anche i governatori delle dodici banche centrali, e in particolare Karl Otto Pöhl, governatore della Banca centrale tedesca (Bundesbank o Buba): ma Delors li calma chiamandoli a far parte, a titolo personale, del Comitato. Dovranno partecipare in prima persona alla nascita di una creatura che gli toglierà potere.
 
12 aprile 1989 – Il Comitato Delors (vedi 28 giugno 1988) presenta le sue conclusioni al vertice di Basilea in un rapporto stilato dai due segretari, l’italiano Tommaso Padoa-Schioppa e il tedesco Gunther Bear. Il succo è: «L’unione monetaria si farà». Sono previste tre fasi. Il modello di banca centrale, disegnato dallo stesso Pöhl, è ricalcato su quello della Bundesbank. La Thatcher manifesterà con forza la sua contrarietà nella conferenza di Madrid del successivo 27 giugno: «non sono disponibile ad alcun trasferimento di sovranità in favore di una Banca centrale europea».
 
9 novembre 1989 – Cade il Muro di Berlino, attraverso la prossima unificazione della Germania è più unita anche l’Europa.
 
4 gennaio 1990 – Incontro fra Kohl e Mitterrand. Al termine, viene emesso un comunicato in cui si annuncia l’avvio dei negoziati per l’unificazione tedesca e quello per la creazione dell’Unione monetaria.
 
19 giugno 1990 – I ministri di Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, a bordo di un battello ancorato nel piccolo porto di Schengen, sulla Mosella, hanno firmato un accordo in base al quale uomini e merci potranno circolare liberamente all’interno dei cinque Paesi senza bisogno né di passaporti né di altri documenti. L’Accordo di Schengen conclude una trattativa cominciata nel 1985 per iniziativa franco-tedesca (vedi anche l’Atto Unico Europeo del 17 febbraio 1986). Hanno già chiesto di aderire sia l’Italia che la Spagna. Forte diffidenza inglese. L’area Schengen, nel corso degli anni successivi, div enterà sempre più vasta.
 
3 ottobre 1990 – La riunificazione tedesca accresce la popolazione della Comunità.
 
22 ottobre 1991 – Dopo due anni e mezzo di trattative, accordo tra i paesi della Cee e quelli dell’Efta per la costituzione di uno Spazio economico europeo, l’area di libero scambio più grande del mondo, 380 milioni di abitanti, il 40% di tutto il commercio mondiale. Sulla nascita dell’Efta vedi sopra, 4 gennaio 1960. Nell’intenzione dei Paesi dell’Efta, l’accordo  rappresenta solo un passaggio obbligato verso  l’adesione alla Comunità:  Austria e Svezia ne hanno già presentato formale richiesta e anche la  Svizzera l’ha indicata come suo obiettivo finale (non aderirà mai).
 
10 dicembre 1991 – I dodici, riuniti a Maastricht, preoccupati dalla crisi in corso in Urss, trovano in extremis un accordo: si impegnano cioè a fissare una data per l’introduzione della moneta unica e la creazione di una banca centrale. Gli inglesi hanno firmato solo perché garantiti da una «clausola di esenzione» sull’adozione della moneta unica.
 
7 febbraio 1992 – «Maastricht. A 35 anni dalla sua nascita, la Cee ha fatto il suo passo in avanti decisivo. A Maastricht, infatti, i  Dodici hanno formalmente firmato ieri pomeriggio quel Trattato sull’Unione politica e monetaria che era stato approvato nella stessa cittadina olandese durante il vertice di  dicembre. Ora il trattato dovrà essere ratificato dai Parlamenti nazionali e da quello europeo ed entrerà in vigore entro il 1° gennaio del ’93. Ma proprio in questa giornata storica da  Francoforte sono arrivate  durissime critiche contro il trattato di integrazione europea. La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha convocato un’improvvisa  conferenza stampa per spiegare le sue perplessità: perché l’unione monetaria possa davvero funzionare, dice l’istituto di emissione della principale potenza economica del  Continente, è necessario che  proceda  contemporaneamente all’unione politica. Infatti la moneta unica istituisce una “non più revocabile” solidarietà di fatto: per esistere in  modo duraturo ha bisogno di “un ulteriore legame”. Quale? “Una globale unione politica”, dicono a Francoforte. Il  compromesso di Maastricht, quindi, non basta perché non lascia intravedere né un “consenso su quella che sarà la struttura dell’unione politica”, né il suo “indispensabile  parallelismo con l’unione monetaria”. Le dichiarazioni del presidente della Bundesbank, Schlesinger, mettono alla luce un dissidio tra la banca e il governo. E riflettono anche le  perplessità di una fetta di Germania che ha paura di dover dividere il  benessere economico con il resto d’Europa» [dal Corriere della Sera del 9 febbraio 1992]. Il Trattato stabilisce:
    • che entro il 1° gennaio 1999 si costituiscano una Banca centrale europea e un Sistema europeo delle Banche centrali (Sebc) incaricate di coordinare una politica monetaria comune;
    • il varo di una moneta unica, detta euro, sarebbe avvenuto in due fasi: nella prima le monete nazionali avrebbero continuato a circolare anche se legate irrevocabilmente a tassi fissi con il futuro euro; nella seconda le monete nazionali sarebbero state sostituite dalla moneta unica. Per passare alla fase finale ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza:
    – rapporto deficit/Pil non superiore al 3%
    – rapporto tra debito pubblico e Pil non superiore al 60%;
    – tasso d’inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei Paesi più virtuosi;
    – tasso d’interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre Paesi;
    – permanenza negli ultimi due anni nello Sme senza fluttuazioni della moneta nazionale.
    Il Trattato sarebbe entrato in vigore il 1° novembre 1993.
 
1° gennaio 1995 – Entrano nella Comunità europea Austria, Svezia e Finlandia.
 
12-13 dicembre 1997 – Il Consiglio europeo di Lussemburgo adotta la risoluzione sul coordinamento delle politiche economiche e decide l’introduzione delle monete e delle banconote europee dal 1° gennaio 1999.
 
1° gennaio 1999 – Undici Paesi dell’Unione europea adottano l’euro.
 
1° gennaio 2002 – Le monete e le banconote in euro cominciano a circolare nei Paesi che hanno adottato l’euro.