Corriere della Sera, 27 maggio 2019
Le automobili e l’allarme privacy
Lo smartphone che avete in tasca sta al vecchio telefono di casa con i tasti come l’automobile che avete appena parcheggiato sta a quella di vostra mamma o vostro papà. O meglio, starà: nel 2022, saranno più di 125 i milioni le vetture collegate alla Rete in tutto il mondo (fonte: Counterpoint Research). Secondo McKinsey, parliamo di veicoli che macinano fino a 25 GB di dati all’ora. Anche per l’industria automobilistica, e senza dover attendere la chimera della guida totalmente autonoma, dunque, i dati sono e saranno il nuovo petrolio: sia per fornire ai guidatori prestazioni sempre più innovative – localizzazione e indicazioni precise e personalizzate, controlli in remoto di riscaldamento o porte e finestre, infotainment a bordo, ecc – sia per raccogliere informazioni utili su prestazioni e manutenzione, innanzitutto, ed eventualmente per inviare comunicazioni commerciali mirate. Una ricerca di Kantar Tns mostra come la relazione sempre più stretta si consolidi con auspici migliori rispetto al mondo tecnologico puro: il 37% delle persone afferma di fidarsi delle case automobilistiche, mentre è il 18 % a dire lo stesso dei giganti della Silicon Valley.
Attenzione, però: se vendiamo un’auto a noi collegata in fase d’acquisto (con l’intestazione del telaio) o successivamente (con i servizi aggiuntivi o che si connettono allo smartphone) dobbiamo essere consapevoli di cosa porti via con sé, come se stessimo cedendo un telefonino. Stesso discorso per chi acquista un veicolo usato e la tutela della sua sicurezza. I rischi sono già noti: dall’anno scorso arrivano testimonianze di persone che, pur avendo venduto la vettura, continuavano a essere in grado di «sbloccarla e bloccarla, accedere le luci, e vedere dove era parcheggiata» (Howard B con proprietario di una Bmw, lo ha rivelato al sito inglese The Register ndr). Oppure, di ex proprietari ancora in grado «di accedere all’interfaccia utente completa per vedere la posizione dell’auto, il chilometraggio aggiornato e lo stato delle serrature» (parole di Ashley Sehatti proprietario di una Volkswagen, al sito The Verge). Casi analoghi hanno coinvolto Mercedes-Benz o Jaguar Land Rover, quando i nuovi proprietari non si erano ancora registrati ai servizi. Se si consulta la normativa sulla privacy di Car-Net di Volkswagen, ad esempio, ci si rende conto del perché si verifichino situazioni simili. Inconsapevolezza dell’utente, non ancora abituato a considerare l’auto come un sorta di social network aumentato e operazioni più lunghe di un semplice reset con un tasto: bisogna cancellare i dati memorizzati nel sistema di navigazione, rimuovere l’hardware (scheda Sim o dispositivo CarStick) dal veicolo e cancellare il veicolo compatibile con Car-Net dall’account sul sito dedicato.
«Questa situazione non deve stupire e vale per qualsiasi industria, indipendentemente dalle sue dimensioni, che stia entrando nel mondo del collegamento a Internet senza che fosse il suo core business», spiega Marianna Vintiadis, managing director in Italia della società di sicurezza Kroll. Michele Crisci, a.d. di Volvo Italia e presidente dell’Unrae, associazione che raggruppa tutta i costruttori esteri nel nostro Paese, conferma come stia al cliente resettare i dati e le eventuali iscrizioni ai servizi (Volvo On Call, ad esempio, permette di contattare il guidatore in caso di incidente, segnalato dalla vettura), mentre la concessionaria è in grado di intervenire sui dati di navigazione. Aggiunge che per legge i dati dell’ex proprietario vengono cancellati in fase di vendita e quelli «contenuti sui dispositivi dei clienti con cui la macchina fa “mirroring” (Android Auto e AppleCar, per esempio, ndr), vengono disconnessi se il cliente esce dall’auto». A noi ricordarci come i due oggetti stiano iniziando ad avere un ruolo simile nelle nostre vite.