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 2019  maggio 27 Lunedì calendario

Alle selezioni per lo Zecchino d’Oro

«Sara, bella di papà, t’ho detto di non passare davanti alla gente». La gente citata da un omone con il cappello da baseball e il marsupio è composta da gruppi di genitori, fratelli, zii e nonni. È sabato, sono seduti sotto il sole nel piazzale di un centro commerciale di Fiumicino, Roma. Guardano dritti il cellulare puntato verso un monitor mentre il loro piccolo “cantante per un giorno” sostiene, in una tensostruttura qualche metro più in là, il provino per partecipare alla 62esima edizione dello Zecchino d’Oro.
Due gli spettacoli, due le emozioni, due le sorti, in un rimando che a breve distanza riproduce le dinamiche degli studios e del salotto, dello spettacolo e del pubblico, il tutto mediato dallo schermo. Quello del telefonino. Da un lato i bambini, dall’altro mamma e papà. Sopra a tutto lo Zecchino d’Oro che sì esiste ancora, anche senza il Mago Zurlì, Mariele Ventre e con un po’ di Topo Gigio; sì, è adorato dai piccoli che conoscono a memoria tutte le hit che oggi ascoltano su Spotify. E infine: sì, è ancora sognato dai genitori che lo considerano serio più di qualsiasi altro reality. Qui, vale la pena ricordarlo, a vincere non sono i cantanti ma le canzoni. Dodici, scelte tra 600 nuovi brani composti da 400 autori, che verranno interpretate a novembre dai dodici vincitori delle selezioni nel corso di una prima serata su Rai 1 presentata da Carlo Conti. Uno di loro potrebbe essere qui.
Con le codine ben pettinate, i cerchietti glitterati, fiori, stelle, magliette colorate, le bambine sono più numerose dei bambini, quasi tutti in camicia, qualcuno in giacca e papillon. Hanno, da regolamento, un’età compresa tra i 3 e i 10 anni. Sognano di diventare inventori, le bambine più veterinarie o maestre, amano le canzoni dello Zecchino, spesso è Quarantaquattro gatti quella che scelgono di interpretare, selezionandola in una rosa di quaranta classici del repertorio storico. Nelle oltre venti tappe del “casting tour”, da Cremona a Cagliari, hanno partecipato a botte di 200 al giorno. «Cerchiamo una voce ma anche una espressività, una simpatia, un viso che sappia raccontare. La bellezza allo Zecchino è secondaria» spiega Lapo Tanelli, direttore della Wobinda produzioni che per la prima volta in sessant’anni ha ricevuto dall’Antoniano, la onlus che organizza e produce la manifestazione, la missione di selezionare i futuri solisti. «A differenza di X Factor o del Grande fratello qui il sogno non è la notorietà ma il gioco, l’esperienza, qui non si vince un disco da incidere ma una giornata indimenticabile. Parliamo di una generazione digitale ma non social, la loro vita si divide tra scuola, nonni, amici e corsi, dallo sport al teatro».
A Fiumicino il primo a esibirsi è Andrè. Otto anni e un deficit della comunicazione. Lo accompagna mamma Laura, canta e balla da quando è nato e solo quando canta trova il coraggio di esprimersi. Intanto Luca, 9 anni, esce dall’audizione. Mamma, papà, la sorella Ginevra e il nonno Domenico gli vanno incontro. «Sei stato in tv» gli dice felice il padre, mentre la madre gli mostra il video sul cellulare. Anche il nonno ha filmato il provino, lo manderà alla zia che non è potuta venire, ma si è anche emozionato, aggiunge. La sorella, di qualche anno più grande, sogna di partecipare ad Amici. Marian da grande vuole fare l’ostetrica. Ha 9 anni, viene da Foiano, Arezzo, e ha una bella voce. Di fratelli ne ha cinque, tre adottati, e un sesto in arrivo. Hanno viaggiato tutti insieme, senza dimenticare il cane. Poi c’è Ambra che canta Una parola magica, ha otto anni, è nata ad Albano, alle porte di Roma, dove i genitori di origine cinese vivono da 25 anni. «Ascolta le canzoni dello Zecchino su YouTube. Sognava di partecipare e l’ho mandata a una scuola di canto. Poi la sorella maggiore l’ha iscritta alle audizioni», racconta il padre Tong. «Noi non abbiamo il televisore in casa, vediamo il telegiornale dal computer».
Infine c’è Beatrice, ha gli occhi che brillano, cerca con lo sguardo qualcuno con cui parlare. «La mia Elisa fa teatro, canta in un coro e balla. Mi piacerebbe che facesse carriera nello spettacolo perché la tv è un mondo bellissimo. Lì va sempre tutto bene». Ricorda la Magnani di Bellissima.Finalmente.