il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2019
Preferire Netflix al sesso
State frequentando una persona e il momento dell’innamoramento è vicino? Prima di buttarvi, chiedetele se possieda o no un account Netflix. Perché secondo una ricerca condotta dalla società di consulenza statunitense Hsi fatta su un campione di abbonati Netflix, uno su dieci ha ammesso di aver frequentato una persona non tanto per un attaccamento romantico, ma per avere la disponibilità di un account. Tanto diffuso è il password sharing, oltre alla condivisione dei sentimenti, sembra che molte persone continuino a usare i codici di accesso dell’ex partner anche dopo la fine della storia. Perché l’amore passa, ma Netflix deve restare: da altri risultati della stessa ricerca, infatti, emerge l’esistenza di una vera e propria dipendenza dalla piattaforma. E il 30% degli intervistati ha ammesso di essere “prontissimo” a sacrificare una notte di passione pur di seguire una serie in streaming.
La connessione tra la nota piattaforma di serie tv e il calo della libido nelle coppie, e non solo di lunga data, era stata già evidenziata da una ricerca dell’anno scorso della Lancaster University, pubblicata sulla rivistaEnergy Research and Social Science: era stato notato che mentre un tempo, con la tv generalista, si spegneva la luce alle 22 (quando ancora, magari, non si era troppo stanchi), oggi il picco di connessione inizia alle 22 fino alle 23 e oltre. Logico che si passi dal tablet – nascosto ormai sotto le lenzuola perché la maggioranza vede le serie tv nel letto – direttamente al sonno, visto che, tra l’altro, le emozioni forti si sono vissute durante la visione. Il fatto è anche questo: a differenza della vecchia tv, che aveva le sue pause commerciali, magari anche lunghe, nelle serie in streaming non c’è interruzione, proprio quella che, magari, poteva spingere alla tentazione. Le conseguenze sono anche demografiche, visto che il calo delle nascite, ha ipotizzato il Wall Street Journal, potrebbe essere dovuto anche a un eccesso di connessione digitale, visto che stando a una ricerca pubblicata dallo stesso giornale un intervistato su quattro ha ammesso di aver rifiutato l’intimità a favore dello streaming.
Ma oltre a ridurre la passione, Netflix sembrerebbe anche fonte di aspro conflitto tra i coniugi. Il 33% degli intervistati ha ammesso di aver fatto discussioni molto accese con la persona amata rispetto a cosa guardare, mentre è nato anche una forma di tradimento molto particolare, il Netflix cheating, in altre parole quando un partner “flirta” con una nuova serie senza aver aspettato l’altro. Certo, oggi il problema è risolto con due tablet e due cuffiette e ognuno si guarda ciò che vuole: lui violenza, droga e saghe medioevali lei, magari, serie sentimentali o ambientate nella campagna inglese (ma può essere vero anche l’inverso). Il fatto che talvolta è proprio la scelta delle serie a rivelare la vera essenza del partner, magari fino a quel momento parzialmente camuffata.
C’è anche, però, chi getta acqua sul fuoco. “No, Netflix non sta uccidendo la vita sessuale delle persone”, scrive la rivista Slate, che invita a recuperare lo slogan NetflixandChill, termine slang che equivale a un invito a fare sesso con sottofondo di Netflix. Anzi la visione insieme è considerata di qualità e, in fondo, a differenza della vecchia televisione se si decide di interrompere per fare altro c’è sempre il replay. Ma forse più che discutere sull’effetto della piattaforma più amata al mondo sulla vita sessuale delle coppie sarebbe meglio riflettere sulle conseguenze sul nostro modo di vedere il mondo. Perché il vero problema è che gli algoritmi che governano Netflix da un lato ci suggeriscono di vedere cose simili a quelle già viste, dall’altro decidono come costruire la prossima serie, scena per scena, in base a ciò che è piaciuto. Insomma, più che lo scarso sesso, è in gioco il pluralismo. Forse, un danno persino peggiore delle lenzuola immacolate.