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 2019  maggio 26 Domenica calendario

Corporate hospitality, il Milan incassa 6,7 milioni

In una stagione sportiva vissuta tra alti e bassi per il Milan arrivano buone notizie dalle casse di San Siro. All’interno dello storico impianto milanese il club rossonero ha realizzato diversi record che fanno ben sperare per il futuro. 
In attesa di conoscere quella che la Uefa deciderà a proposito delle violazioni delle regole contabili del financial fair play, il fondo Elliot si può consolare con l’affetto del pubblico milanista: in campionato, infatti, a seguire i match della squadra allenata da Rino Gattuso sono stati 1.030.274, con una media spettatori di 54.255 (+3% rispetto al torneo 2017/18) e incassi per 18,1 milioni. Sono stati staccati 445mila biglietti, per ben 5 volte in casa il Milan ha beneficiato del tifo di oltre 60mila supporter. Il derby Milan-Inter ha fatto registrare il record di sempre per la Serie A con un incasso di 5,8 milioni. A sostenere il Milan, inoltre, è stata anche una folta schiera di aziende. Sono più di 300 quelle che hanno siglato accordi con il club per la corporate hospitality di San Siro, come ha raccontato con orgoglio il presidente Paolo Scaroni in una serata-evento con i rappresentanti delle stesse svoltasi a Palazzo Parigi in settimana. Per palchi riservati e servizi di ristorazione ad hoc – che hanno coperto oltre 3mila posti – il club presieduto da Paolo Scaroni da percepito 6,7 milioni di euro. Numeri importanti dunque che serviranno a contenere il deficit del bilancio da chiudere al 30 giugno 2019 per il quale potrebbe esserci una perdita tra 70 e gli 80 milioni. 
In tema di conti in questi giorni l’ad Ivan Gazidis è impegnato in colloqui con la Uefa in vista della nuova tornata di sanzioni per le violazioni del fair play finanziario. Lo scorso aprile la Camera d’investigazione della Uefa ha deferito il Milan alla Camera arbitrale. Un atto dovuto di fronte a un rosso che solo nel bilancio al 3o giugno 2018 ha superato i 120 milioni rispetto a una “tolleranza” di 30 milioni. Il Milan è già destinatario di una sanzione riguardante gli esercizi 2015, 2016 e 2017, assunta sempre dalla Camera arbitrale a dicembre 2018 (dopo il ricorso al Tas di Losanna che aveva ribaltato una prima decisione della primavera 2018) che ha imposto, tra l’altro, il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2021. 
Per il giudizio che attende il club per il triennio 2016, 2017 e 2018, c’è dunque il rischio concreto di una esclusione dalle coppe europee. L’estromissione dall’Europa League irrogata dalla Uefa a giugno 2018 era una sanzione irrituale ed eccessiva. Adesso, invece, sulla testa del Milan pende un precedente (per quanto il club abbia presentato ricorso al Tas). Una nuova pronuncia negativa per il Milan dovrà tener conto della “recidiva”. Perciò entrano in campo tra le sanzioni previste dalla Uefa quelle più gravi, inclusa l’esclusione. Su questo punto non c’è margine di trattativa in quanto gli organi contabili Uefa sono tenuti ad analizzare i rendiconti economici e a disporre le penalità.
Il Milan sta provando tuttavia a far valere le proprie ragioni con la Uefa a livello di organismi politici. In particolare, si sta tentando di ridiscutere un piano di rientro più lungo che conceda qualche anno in più per depositare bilanci in pareggio rispetto all’attuale scadenza, magari in cambio di multe o altre restrizioni sulla rosa. Per la proprietà Usa è indispensabile avere più margini di manovra per non dover sacrificare la rosa e conservare competitività. La disponibilità della Uefa non è in dubbio (specie in ottica SuperChampions dove un brand come quello rossonero pesa ancora). I problemi potrebbero nascere dalle contestazioni degli altri club, soprattutto italiani, su eventuali soluzioni di compromesso.