Corriere della Sera, 26 maggio 2019
Sul dietrofront di Fiorella Mannoia
A volte, scusarsi significa porre le premesse per future offese. E pretendere le scuse? Fiorella Mannoia per farsi perdonare la caduta nelle braccia del M5S ha donato la sua canzone «Il prezzo del coraggio» a Nicola Zingaretti per la campagna elettorale del Pd. Ma anche il coraggio ha un suo prezzo: «Aspetto ancora le scuse – ha scritto la cantante – da una sinistra che ha indotto tanti come me a dirottare, anche sbagliando, la propria speranza da un’altra parte». Il voto di ricambio. A dare manforte alla Mannoia sono intervenuti il politologo Aldo Giannuli, il sociologo del dolce far niente Domenico De Masi e l’attore Ivano Marescotti. Anche loro avevano votato i grillini, ma ora non si sentono più rappresentati. Tornano all’ovile perché un successo della sinistra «avrebbe la funzione di creare un gruppo di pressione per il rinnovamento dei due partiti». Classica sindrome del deresponsabilizzato che riversa la colpa su altri: hanno votato i grillini, certo, ma per punire il Pd (di Renzi). Colpevole, secondo la Mannoia, di «intolleranza e saccenza» e, secondo i tre pentiti (ma De Masi era sempre in tv a teorizzare le sue scelte), di deriva neoliberista. Esattamente come quel marito che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie che lo tradisce. «Due errori non fanno una cosa giusta, ma forniscono un’ottima scusa», (cit.).