la Repubblica, 26 maggio 2019
Milan, scelta di Campos
In questa primavera che sembra autunno s’incrociano nel calcio il valzer degli addii e quello delle panchine. Una scelta di Campos, e il Milan è sistemato. Via Leonardo, via Maldini, via Gattuso, ci starebbe anche via del Campos, con relative scuse a De André, ma non voglio esagerare. E nemmeno ci credo fino in fondo. Esagerata, o meglio abbondante di contraddizioni, mi pare anche la ricerca di un nuovo tecnico da parte della Juve. Da Pochettino a Inzaghi a Sarri, c’è una gran differenza tra loro. Che tipo di Juve ha in mente Andrea Agnelli? Non si sa. Intanto, pronti gli striscioni d’addio per Daniele De Rossi, tutti d’affetto. Dovrebbero salutare anche Icardi, Perisic e Spalletti: se a qualcuno interessa, si liberano due appartamenti nel Bosco verticale. Saluta il Chievo, ma non smetterà di giocare, Sorrentino. Lo saluta, e smetterà di giocare, Pellissier. Forse Quagliarella saluterà la Samp. Non sempre, ma ogni tanto il presidente de Laurentiis ha una buona idea: portare Quagliarella a Napoli. Dove Quagliarella andrebbe anche a piedi. Sarebbe una rivalsa sulle cattiverie che a volte riserva la vita. Venti gol da titolare li può segnare, e almeno dieci se parte dalla panchina. Non sono affari miei, ma mi piacerebbe vedere Quagliarella con la maglia del Napoli.
Non sarebbero affari miei nemmeno i trent’anni, quasi, dalla morte di Scirea. Invece sì, perché di tante morti nello sport è tra quelle che m’ha fatto più male. Perché colpiva un campione di stile, d’eleganza. Perché era bruciato vivo, auto tamponata su un’autostrada polacca. Perché suo figlio bambino l’aveva saputo guardando la Domenica sportiva, dalla voce di Ciotti. Perché era l’unico calciatore che chiudeva l’intervista con un “grazie”, lo intervistasse un inviato famoso o un ragazzo di bottega era uguale.
«Cosa mi manca? Il silenzio di Scirea», ebbe a dire Zoff. Li chiamavano i Muti. In Nazionale dividevano la stessa camera. La notte della vittoria al Mondiale ’82 gli altri erano in giro per Madrid, a fare festa. Zoff e Scirea, in camera a giocare a carte. Si concessero il lusso di un paio di sigarette. Incontrai la prima volta Scirea quand’era riserva dell’Atalanta. Giocava a centrocampo, ma s’era infortunato il libero titolare e gli toccava esordire al centro della difesa. Non era muto. Mi raccontò del padre operaio alla Pirelli, dell’oratorio di Cernusco. Mi disse che gli sarebbe piaciuto fare il maestro elementare. Strano, pensai. Conoscendolo meglio, negli anni della Juve, mi convinsi che sarebbe stato un bravo maestro. Era perseguitato da un’etichetta: troppo bravo ragazzo per essere un grande difensore. La smentì con i fatti.
Era talmente bravo che non aveva bisogno di essere cattivo. Mai un’espulsione. E sì che allora i difensori potevano permettersi entrate terrificanti. Era pulito, Scirea. Di più: era limpido. Lo ritrovo nelle pagine di un libro scritto da Darwin Pastorin, “Il gentiluomo” (ed. Perrone). Un libro con pochi numeri e tanto cuore. Questa rubrica a sua volta oggi saluta, riprenderà salvo imprevisti nella prima domenica di campionato. Intanto segnalo un altro libro: “La nave dei folli” (ed. Agenzia X), sottotitolo “Vita e canti di Ivan Della Mea”. Se vi interessa la musica popolare e politica, il clima di anni che sembrano lontanissimi, l’avventurosa vita di uno dei suoi protagonisti, ecco una biografia molto documentata. L’ha scritta Alessio Lega.
Piccola nota prosaica. Questa sera tutto esaurito a San Siro (uno dei pochi santi non evocati da Salvini) per Inter-Empoli.Parole d’ordine distensive dagli ultrà interisti: o Champions o guerra. La curva nord però ha rischiato la squalifica per i soliti cori imbecilli contro Napoli, durante Inter-Chievo. Invece solo 10mila euro per i laser puntati contro Semper, portiere del Chievo. E già ci vuole un bel coraggio. I cori anti-Napoli, segnalati dalla procura federale, non sono stati sanzionati perché «la relazione non è pervenuta nei termini previsti dall’articolo 35, 2.1, ovvero entro le ore 14». Ragazzi, basta coi piccioni, provate a usare il computer. Vi giungano intanto i sinceri ringraziamenti della curva nord.
Angolo della poesia. «Cuore del mondo senza cuore,/caro cuore, il pensiero di te/ è la spina nel mio fianco,/l’ombra che mi gela lo sguardo./ Nella sera si alza il vento,/ricorda l’autunno vicino./Ho paura di perderti, /ho paura della mia paura./ All’ultimo miglio prima di Huesca,/ultima barriera del nostro orgoglio/ pensa, amore, con tanta dolcezza/che io possa sentirti al mio fianco./ E se malasorte dovesse deporre/il mio vigore in una fossa non profonda,/ricorda tutto il bene che puoi,/non dimenticare il mio amore».