Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  maggio 26 Domenica calendario

Vita di un deputato a Bruxelles

EUROPAX
ROMA – Che vita fanno i 73 europarlamentari che manderemo in Europa? Quanto incidono? «Bruxelles è il regno della complessità, ma decide di tutti noi», dice Elly Schlein, 34 anni, bolognese, eurodeputata uscente di Possibile, il partito di Pippo Civati. Anche in Europa, come a Montecitorio, si lavora fino al giovedì? «In genere sì. Ma è come avere due settimane in una. Non ho mai visto Bruxelles di sabato. Nel week end si gira nel proprio Paese e nel collegio. Il mio andava dall’Emilia al Friuli». L’Europa ci appare come un’entità lontana, nebulosa. È così? «La differenza la fanno le persone. Quando arrivai a Bruxelles il mio grado di conoscenza della macchina Ue era pari a zero. Mi sono messa a studiare e ho scelto collaboratori di valore, senza i quali sarei stata persa». Come vi dividete? «A Bruxelles si sta tre settimane al mese, per le riunioni delle Commissioni, che sono venti in tutto. Poi per una settimana si va a Strasburgo, per la sessione plenaria, dove si tengono dibattiti e votazioni». A Strasburgo si vive in albergo? «Sì, a Bruxelles invece ho affittato un bilocale. Pagavo 900 euro». Quante premono le lobby? «Ci vuole trasparenza, sul mio sito ho pubblicato ogni incontro avuto con i gruppi d’interessi». Quando incontrava i suoi elettori nel week end cosa le chiedevano? «Quando, in una sala, chiedevo in quanti sapevano che il Parlamento aveva approvato la riforma del regolamento di Dublino, alzavano la mano in cinque. È un problema che riguarda anche la stampa». Cosa ha imparato in questi cinque anni? «Che l’Unione è necessaria, nessun Paese può farcela da solo a governare certi fenomeni. Non solo sull’immigrazione, anche sull’ambiente e la giustizia fiscale. E poi ci sono le battaglie culturali». Cosa intende per battaglie culturali? «Prenda la lotta delle donne polacche, contro il progetto di legge di criminalizzare l’aborto. Le proteste si sono allargate da Varsavia alle altre capitali. E quella legge è stata fermata». La sua giornata tipo? «Lavoravo dalle nove alle 21, dipende come lo fai. Nelle ventidue riunioni che abbiamo fatto per la riforma di Dublino, la Lega non si è mai fatta vedere. Nelle sei riunioni dei ministri sull’immigrazione Salvini si è presentato una sola volta». Bisogna sapere le lingue? «Tutto viene continuamente tradotto nelle 24 lingue del Parlamento, ma chi sa il francese o l’inglese parte avvantaggiato». Si guadagna davvero 19mila euro? «Lo stipendio base è di 6250 euro, poi c’è un’indennità diaria per vitto e l’alloggio che varia a seconda di quanti giorni si passano a Bruxelles, e un altro contributo di circa 4000 euro al mese per le spese di ufficio».