Il Messaggero, 25 maggio 2019
Eugenio Gaudio: «Interessi dietro alle feste, un danno per gli studenti»
Eugenio Gaudio, rettore della Sapienza, è nato a Cosenza.
«Siamo dispiaciuti di quanto sta accadendo, anche se la responsabilità di queste feste è di frange ridotte del corpo studentesco. Anzi: abbiamo riscontrato l’infiltrazione di personaggi che con l’università non hanno nulla a che fare». Eugenio Gaudio, rettore della Sapienza, avrebbe preferito citare i risultati «eccezionali a livello internazionale» che riguardano l’ateneo da lui guidato: «113mila studenti, oltre diecimila tra docenti e personale, la prima università per studi classici, tra i primissimi posti per quelli archeologici, di fisica, delle biotecnologie», e via dicendo. E, invece, da qualche tempo, si trova alle prese con quelli che definisce «episodi marginali», quei rave abusivi, con migliaia di partecipanti (paganti), che contribuiscono a danneggiare l’immagine dell’ateneo.
Nel mirino della Procura, adesso, sono finite 21 persone, per l’organizzazione delle feste abusive all’interno dell’ateneo. Come ha reagito quando ha appreso la notizia?
«Sono dispiaciuto, perché non vorrei che questi fenomeni residuali che non approviamo in nessun modo, diano un’idea sbagliata di ciò che è la nostra comunità di studiosi e studenti».
Però le feste sono un dato di fatto, la prossima è addirittura in programma tra poche ore (stanotte, ndr).
«E anche stavolta abbiamo segnalato tutto alle autorità. Ogni volta che veniamo informati di un evento illegittimo, abbiamo il dovere di segnalarlo a chi di dovere. L’università non è fatta di sceriffi che possono farsi giustizia da soli, anche se c’è un apparato di vigilanza interno che controlla tutto, 24 ore su 24. Ma devo dire che le forze dell’ordine sono sempre state presenti quando le abbiamo attivate. E, ovviamente, quando si superano determinati limiti, arriva la denuncia».
I promotori di questi rave hanno dimostrato di avere le chiavi dei cancelli dell’ateneo. Si è chiesto come mai?
«Ho avviato un’indagine interna e nessuno della vigilanza ha fornito queste chiavi. Certo, in una comunità grande, può capitare che qualcuno possa fare delle copie. In ogni caso, abbiamo provveduto a cambiare le serrature».
Ha visto le foto che abbiamo pubblicato, quelle dell’alcol venduto a chiunque e dei ragazzi che si sentivano male o dormivano sui vialetti?
«Penso che ci si possa divertire anche in maniera sana. E mi dispiace vedere che ci siano ragazzi, che per divertirsi siano costretti a dover perdere la lucidità, bevendo e sentendosi male. Ma i nostri regolamenti sono stati concepiti proprio per evitare che ciò accada».
Si riferisce ai regolamenti relativi all’organizzazione degli eventi negli spazi universitari?
«Sì. Si tratta di norme approvate con i rappresentati degli studenti, risultato di decisioni collegiali, prese dagli organi di governo dopo un’approfondita meditazione. E, ovviamente, è vietato vendere alcolici o pretendere il pagamento di un biglietto di ingresso. Noi non siamo al di fuori di queste leggi».
Chi è dietro ai party illegali crede di esserlo. Perché secondo lei?
«Il sospetto che viene è che si pensi di fare un’operazione che di culturale non ha nulla, visto che viene richiesto il pagamento di un biglietto di ingresso. Insomma: qui non siamo di fronte ad una normale serata tra studenti, ma c’è qualche interesse dietro».
Cosa ne pensano gli altri studenti?
«Alcuni rappresentanti sono venuti a manifestare tutto il loro malessere, perché anche loro ritengono che una piccola parte del corpo studentesco non debba offuscare la qualità del nostro ateneo. Eppure ci sono studenti che organizzano giornate della legalità, dibattiti, tornei di sport, seminari, proprio all’interno del perimetro di quel regolamento di cui le ho già parlato».
Continuerete a denunciare questi fenomeni di illegalità?
«Chi li organizza, sa che non sta rispettando le leggi e noi abbiamo il dovere di rivolgerci alle autorità. Lo faremo sempre, perché la legalità per noi è fondamentale. Io tengo alla Sapienza e lo sa perché? Perché è un bene di Roma. La Sapienza è di tutti noi, è un patrimonio che va tutelato».