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 2019  maggio 25 Sabato calendario

Periscopio

Conflitti interessati sui conflitti di interesse. Interessantissimi. Dino Basili. Uffa News.Se volete polemiche sono qua. Conferenza stampa di Antonio Ricci, guru di Striscia la notizia.
Salvini è stato geniale nello spostare il nemico più a Sud: non più il terrone ma il nero. Salvini è un cristiano nel senso della Fallaci. Il futuro è suo. Vittorio Sgarbi, storico dell’arte (Aldo Cazzullo). Corsera.
Sospetto di aver fornito a Forza Italia non solo il leader ma persino il nome. Negli anni Ottanta io, Walter Zingaretti e Nicola Forcignanò conducevamo un programma televisivo che si chiamava Forza Italia, trasmesso sull’emittente di Calisto Tanzi, Odeon tv. Vittorio Feltri, Il borghese. Mondadori, 2018.
Ma può essere il sovranismo la risposta alla complessità del presente? «È una delle risposte. È l’inevitabile reazione al fallimento della globalizzazione. I popoli tornano ad alzare la testa». Francesco Storace, direttore del Secolo d’Italia (Concetto Vecchio). il venerdì.
La Rai mi ha respinto senza avermi mai accolto. Stesso trattamento, se non peggio, per Francesco Merlo, giornalista indipendente, caso unico di prima firma sui due più importanti quotidiani nazionali (sbocciato al Corriere della Sera e rifiorito a Repubblica), flagellato di ingiurie che, se non fosse il galantuomo che è, si sarebbe arricchito con le querele. Carlo Verdelli, Roma non perdona – Come la politica si è ripresa la Rai. Feltrinelli, 2019.
Questa sinistra yè yè è una sorta di partito radicale un po’ più grande. Per questo, quando mi chiedono se sono di sinistra, rispondo secco: no! Non sono di sinistra, sono comunista. Faccio un esempio: se oggi Matteo Salvini spara sugli immigrati, e Papa Francesco manda invece il suo elemosiniere ad attaccare loro la luce in un immobile occupato, non è che io posso applaudire e diventare papista come sta facendo la sinistra. Marco Rizzo, leader dei comunisti italiani (Franco Bechis). Il Tempo.
Gabetti considerava l’8 settembre il giorno più brutto della sua vita. Siccome sapeva il tedesco, fu chiamato come interprete dal colonnello comandante la guarnigione del castello di Magliano, quello di Vittorio Alfieri. Vide mille italiani arrendersi a sei tedeschi: finirono tutti nel lager. I paesani saccheggiarono la fortezza, portando via ogni cosa, anche le brande. Però quando Gianluigi e suo fratello Roberto, il futuro architetto, si nascosero in cantina per evitare la leva di Salò, tutti sapevano, e nessuno parlò. «Poi mi stancai», ha ricordato Gabetti, «e andai fare il partigiano». Nome di battaglia Attilio, come il nonno, «uffiziale» di cavalleria. Aldo Cazzullo. Corsera.
Com’era fatale, Marine Le Pen prese a scontrarsi col padre. Come già alla sorella, davano fastidio pure a lei gli eccessi nostalgici, oscillanti tra giustificazionismo delle ribalderie naziste e nostalgia del pétainismo. Un bel giorno, Jean-Marie se ne uscì con un «l’occupazione tedesca non fu così inumana», doppiata tempo dopo da un «le camere a gas naziste sono un piccolo dettaglio nella storia della II guerra mondiale». A parte che si beccò una condanna per incitazione all’odio razziale, a reagire fu la stessa Marine che, per protesta, lasciò l’abitazione comune di Montretout insieme con i figli. Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Tra le tante cose che mi hanno afflitto da bambino c’era anche la mia propensione a mentire. Sono stato un bugiardo, ma ancor più grave è che da adulto ho continuato ad esserlo senza ragione. Intendiamoci, niente di compulsivo. Qualche bugia ogni tanto. Ma mentre da bambino era un modo per dare lustro alla mia condizione sociale o sentirmi più adulto, crescendo ci scovavo un piacere intellettuale. La menzogna come letteratura. Era quello che sosteneva, secondo me giustamente, Manganelli. Ma in realtà parlo di un meccanismo più privato, quasi una debolezza che col tempo si è rivestita di senilità. Angelo Guglielmi, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Mezzo secolo fa (l’europarlamento sarebbe nato solo dopo un decennio) organizzai una rivolta contro Porto Marghera, dove progettavano di costruire la terza zona industriale. Era il 16 dicembre 1969, quattro giorni dopo la strage di piazza Fontana. Nella laguna di Venezia abbordai la petroliera Cortemaggiore dell’Agip, 19 mila tonnellate di stazza, scortato dai pescherecci, dai bragozzi, dai burchi di falegnami e muratori, altro che i motoscafi delle contesse, come disse Gianni De Michelis. E subito Indro Montanelli si schierò con noi, autodenunciandosi. Franco Rocchetta, ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
L’Unione europea afferma che, una volta eliminato il falso e violento assunto delle differenze nazionali, ciò che esiste sono gli europei. In quanto europei, siamo tutti uguali, vogliamo vivere insieme, essere governati allo stesso modo, usufruire di identiche ricchezze, utilizzare un’unica moneta, amarci e aiutarci fino a che morte non ci separi. Affinché tutto questo sia vero, basta imboccare una strada semplicissima: rinunciare a esprimere qualsiasi giudizio. Tutto è ugualmente bello e giusto. Una religione vale l’altra, una letteratura vale l’altra, una intelligenza vale l’altra, un costume vale l’altro. Ida Magli, Contro l’Europa. Bompiani, 2001.
Nel ciclismo le cattedrali dei campioni sono le montagne, le rocce che accolgono stele, targhe, cappellette. La più famosa, per Coppi, accomunato a Louison Bobet, è sulle rampe dell’Izoard, dove comincia ad allargarsi il paesaggio lunare della Casse Déserte. Altre ce ne sono lungo le strade: sullo Stelvio, sul Pordoi, sull’Agerola. Da quando Coppi morì di malasanità, il pellegrinaggio è ininterrotto, quotidiano. Solo la neve, e di conseguenza i valichi chiusi, possono fermarlo. Gianni Mura. il venerdì.
Sbarcai a Roma con un cappottino cucito da mia madre a quadratini bianchi e neri: a Mestre faceva un freddo pazzesco, mentre a Roma era primavera. Mi è venuto a prendere mio marito con quattro amici, uno di loro era Roberto Capucci, lo stilista che poi ho ospitato in trasmissione. È stato lui, intenerito, a trovarmi il primo lavoro: un servizio per Harper’s Bazaar pagato 500 mila lire. Da lì ho affittato una casa sulla Aurelia e la mia vita è ripartita. Mara Venier (Michela Proietti). Corsera.
Sopra il sedile del water c’era un asciugamano bagnato. Si guardò attorno alla ricerca di un posto dove appenderlo. Non c’era. Lo gettò sul pavimento. Tom Wolfe, Il falò delle vanità. Mondadori, 1987.
La vita è un crocevia pieno di frecce. Roberto Gervaso. Il Messaggero.