Merito delle quote rosa?
«Sono da sempre contro le quote rosa. Certo, sono servite per aprire il dibattito sulla presenza femminile nei cda. Ma essere catapultate da zero al ruolo di consigliere in aziende che non si conoscono non ha senso. Finisci per fare il panda che alza la mano per intervenire più che altro sulle formalità. Non hai elementi per giudicare. La vera sfida è arrivare ai vertici dell’azienda dove lavori e dove puoi giocarti le tue carte».
Sta succedendo?
«Per quello che vedo io sì. Certo è più semplice nelle multinazionali e nelle public company, dove i fondi istituzionali sono molto sensibili alla parità di genere. Mentre nelle imprese familiari di casa nostra convincere il capofamiglia ad aprire a un amministratore delegato esterno è già un miracolo, convincerlo a scegliere una donna è quasi impossibile. Tutte le donne brave che conosco comunque sono finite in posti importanti e ce l’hanno fatta. Molte stanno nei comitati strategici. Il problema è aiutare a competere per posizioni di vertice quelle che sono appena sotto questi livelli. Lo sforzo da fare è questo».
In testa a Piazza Affari Alessandra Gritti è amministratore delegato della banca d’investimento Tamburi Investment Partners ed è la donna più pagata in Borsa, con 4,6 milioni di euro lordi nel 2018, «grazie ai bonus per le performance aziendali», precisa.
Tra i suoi consigli alle colleghe quello di usare al massimo la tecnologia. Dice "no" alle quote rosa In che senso?
«Molte di noi tendono a tirarsi indietro proprio quando ce l’hanno quasi fatta ad emergere. Una questione culturale, con al centro il problema della famiglia. Pensi di dover scegliere o solo il lavoro o solo la famiglia... È ampiamente dimostrato che si può benissimo gestire in modo equilibrato sia la famiglia che il lavoro».
E come si fa?
«Il mio primo consiglio è di scegliere di diventare madri quando in azienda si è già raggiunta una adeguata posizione professionale. Se ti chiamano quando non ci sei perché hanno bisogno di te, hai già vinto. Non ho mai visto una società mettere da parte una donna in gamba. Con le tecnologie di oggi poi non si stacca mai del tutto. Certo, spesso quando rientri dalla maternità devi ricominciare da un po’ più indietro rispetto a dove eri prima; è successo anche a me. Il difficile tra l’altro comincia lì. Devi esserci e tornare a competere ad armi pari, dando il massimo. Le recite scolastiche e ogni raffreddore del bambino non possono diventare un problema ogni volta, vanno gestite bene le priorità. E se si passa con equilibrio questa fase il gioco è fatto».
Non rischiano di pagare i figli?
«La mia esperienza mi dice di no. Io ho spiegato loro con equilibrio e onestà che alcune cose per il mio tipo di lavoro non era possibile concederle. E ha pagato. Se riuscivo ad andare a prenderli prima alle quattro a scuola doveva essere molto apprezzato. Oggi che hanno età per affrontare temi seri ho con loro un dialogo paritetico, hanno rispetto e ascoltano quello che dico senza sentirmi dire: "Tanto tu non capisci i miei problemi"».
Alle ragazze che escono oggi dall’università che cosa consiglia?
«Per loro sarà più facile, molte barriere culturali sono cadute. Raccomanderei di non esasperare da donne comportamenti maschili che non ci appartengono. Non servono donne-uomini o wonder woman. Abbiamo una visione diversa delle cose che va valorizzata. I team misti per genere funzionano sempre meglio. Se vuoi sapere la verità su un affare di cui si sta discutendo, lo dico per esperienza, guardi sempre in faccia le donne. Siamo meno votate al compromesso fine a se stesso. Non vuol dire essere rigide. Il grigio a volte è inutile, fa solo a perdere tempo. Permangono tuttavia alcune abitudini difficili da modificare, specie quando sei più giovane. Rispetto ad un uomo ci metti sempre di più a fare accettare che vali molto. Quando qualche anno fa entravo in una sala riunioni spesso mi capitava che non chiudessero la porta perché aspettavano che entrasse un uomo più importante».
E allora cosa faceva?
«Avendo avuto la fortuna di ricoprire ruoli importanti sin da giovane ho capito che dare subito il biglietto da visita poteva sciogliere ogni equivoco. E il massimo della soddisfazione era quello di vedere che subito qualcuno correva a chiudere la porta».