La Stampa, 25 maggio 2019
Berlusconi l’impresentabile
Puntuale come le zanzare d’estate, ecco la commissione Antimafia col suo elencuccio di candidati impresentabili. Oddìo, puntuale. Puntualmente in ritardo, visto che è arrivato a 72 ore dal voto, e c’è più niente da fare. Un tempo ci si montavano sopra delle polemiche selvagge, e adesso si risponde con uno sbuffo a questa lista di ceffi indegni di rappresentare gli italiani – indegni secondo il codice di autoregolamentazione dei parlamentari e tuttavia degni secondo la Costituzione e la legge ordinaria. E già qua si coglie la dimensione da fiera del ganassa, ereditata dall’Antimafia delle precedenti legislature. Ma attenti al sublime: un codice di autoregolamentazione politico basato su che? Su inchieste giudiziarie, e non necessariamente concluse: pertanto i politici non decidono nulla, decidono i magistrati. Ma indovinate chi c’è in cima all’inventario delle canaglie, che ne comprende cinque di Forza Italia e uno di CasaPound? Naturalmente lui, Silvio Berlusconi, dichiarato impresentabile da cinque lustri, in forma ufficiale e ufficiosa, col timbro delle istituzioni e del migliore opinionismo, e da cinque lustri il mitico infallibile popolo sovrano lo elegge, al punto che, se stavolta i custodi della presentabilità lo avessero depennato, il nostro Silvione ci sarebbe rimasto malissimo: cribbio, non mi fila più nessuno! Rimane da dire – anche senza casellario giudiziale, e al cospetto di questa classe dirigente per la quale l’uomo non è mai stato sulla Luna, il presidente della Cina si chiama Ping e Napoleone combatté ad Auschwitz – che il concetto di impresentabilità si è alquanto indebolito.