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 2019  maggio 25 Sabato calendario

L’Europa sovranista

EUROPAX

C’è un’immagine nel nuovo libro di Gianmarco Ottaviano che difficilmente si può dimenticare. Perché non è una metafora ma il racconto di quel tipo di realtà nella quale di solito evitiamo accuratamente di specchiarci. Ottaviano, nel suo Geografia economica dell’Europa sovranista (Laterza) ci propone, con sapienza ma senza sconti, un episodio molto doloroso. È la storia di una nave che prende il largo, gremita di persone «che non vorrebbero essere lì». A bordo «l’affollamento è inverosimile, le condizioni igieniche pessime e i guardiani sono brutali al limite del sadismo». Non è l’unica nave di questo genere che salpa da quel porto e non sarà l’ultima, ci dice l’autore. «Questa volta però il viaggio durerà molto meno del solito», perché dopo poco la nave si inabissa in mare aperto. Prima che arrivino i soccorsi, di metà dei naufraghi si sarà persa ogni traccia. Erano quasi tutti italiani. Mussolini aveva appena dichiarato guerra al Regno Unito e il governo di Londra stava deportando molte migliaia di immigrati connazionali del dittatore, visti ormai come nemici, verso il Canada.
Ottaviano ricorda quella nave partita da Liverpool e affondata nel luglio del 1940, l’«Arandora Star», per sottolineare un aspetto che va anche al di là dei paradossi presenti nelle percezioni italiane sulle migrazioni. L’autore insegna Economia politica alla Bocconi, dopo una lunga esperienza alla London School of Economics, e nel suo libro svolge una riflessione sull’Europa con un approccio e strumenti decisamente innovativi.
Fin dal titolo la «geografica economica» è protagonista, e non solo nel capitolo sulle migrazioni che si apre con la sciagura dell’«Arandora Star». L’idea di fondo alla base dell’indagine è che gli impatti della globalizzazione e dell’integrazione europea nelle sue diverse forme abbiano effetti capaci di trasformare la geografia degli Stati, nelle loro regioni e dell’Unione nel complesso. Questi contraccolpi a loro volta sono fondamentali per determinare l’orientamento politico delle maggioranze e delle minoranze. È anche e soprattutto così che emerge la netta polarizzazione di questi anni fra filo-europei e anti-europei.
Brexit e oltre
Disoccupazione e problemi derivati dall’ingresso della Cina nei mercati mondiali alimentano la sfiducia nel modello della Ue
Da nessuna parte questo contrasto è racchiuso con l’evidenza che si avverte nel giro di una passeggiata a Londra fra due quartieri contigui: Notting Hill e Notting Dale, la collina e la valle di Notting. La prima è fra le aree caratterizzate dalla massima concentrazione di ricchezza della Gran Bretagna e confina a ovest con Kensington Palace Gardens, il viale recintato dei miliardari dove vive il principe Williams. La seconda ospita la Grenfell Tower, tristemente celebre per l’incendio che la distrusse, ed è un’area storicamente a basso reddito dopo essersi formata come periferia urbana allo scopo di accogliere la forza lavoro delle fabbriche durante la prima rivoluzione industriale due secoli fa.
La contrapposizione fra le due aree, la Collina e la Valle, incluse grossomodo nella stessa circoscrizione, è emblematica di una tensione più vasta nel corpo sociale ed elettorale europeo: la densità di ricchezza e competenze in un certo territorio genera sempre nuova densità di altra ricchezza e ulteriori competenze, fino ad agglomerare e segregare i vincenti entro un loro recinto e i perdenti in un altro. È un effetto della globalizzazione, il fenomeno per il quale i simili sul piano culturale e produttivo attraggono sempre altri simili.
In città
Il caso di quartieri contigui, uno ricco e l’altro no, dove il differente impatto della globalizzazione è emblematico
Enrico Moretti dell’Università di California a Berkeley lo ha studiato riguardo agli Stati Uniti (La nuova geografia del lavoro, Mondadori, 2013). Ma Ottaviano nell’applicare parte delle stesse categorie all’Unione europea offre una chiave di lettura preziosa per capire perché una parte degli elettori diventino ostili all’intero progetto. Il suo saggio mostra che le aree dove la disoccupazione è aumentata di più per effetto dell’ingresso della Cina nei mercati mondiali o dei Paesi ex socialisti in quelli europei hanno qualcosa in comune fra loro: a parità degli altri fattori, sono quelle dove nel Regno Unito il voto per la Brexit è stato più alto. La difficoltà di alcune aree geografiche nell’adattarsi a questi aspetti della globalizzazione finisce così per coincidere col grado di avversione dei locali verso l’Unione europea molto più, per esempio, dell’intensità dell’immigrazione a livello locale. Questo almeno rivelano fatti e dati a chi, come Ottaviano, mette questi ultimi davanti alle ideologie.
L’autore apre con i suoi strumenti di indagine una finestra fondamentale per capire l’Europa di oggi. Chiunque voglia provarci con spirito aperto, senza pregiudizi, dovrebbe partire dal suo libro.