Corriere della Sera, 25 maggio 2019
L’importanza di Schengen
EUROPAX
Il regno di Martina Kneip – tedesca, nata a Friburgo, trasferitasi poi in Lussemburgo -— non è immaginario. È quello che chiamiamo lo «Spazio Schengen», cioè quasi tutta l’Unione europea. Principio fondamentale, la libera circolazione dei cittadini: una conquista la cui forza innovatrice è diventata col tempo una dimensione nella vita di ognuno. A suo giudizio, però, esiste il «pericolo» che la gente dia «tutto questo per scontato». La direttrice del «Museo Schengen» non sbaglia. «L’idea di confini aperti era qualcosa di straordinario. Nessuno credeva veramente che sarebbe diventata realtà» ha detto a Deutsche Welle. Stiamo parlando del 1985, quando Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia e Germania firmarono a bordo della «Principessa Maria-Astrid» un protocollo che prevedeva l’abolizione delle frontiere interne. I visitatori della struttura che Kneip guida con orgoglio («40.000 l’anno scorso, non solo dell’Europa») possono vedere immagini e materiali che documentano quella rivoluzione. Tra le altre cose, anche i vecchi berretti dei funzionari doganali dei singoli Stati. Simboli di un’epoca almeno in gran parte superata.
Da quel giorno di giugno, attraverso passaggi successivi, i Paesi Ue che fanno parte dell’accordo sono diventati ventidue ai quali se ne aggiungono quattro non iscritti al club bruxellese: un club al quale alcuni hanno chiesto di aderire – a Budapest e a Varsavia, per esempio – senza rispettarne le regole ma volendo goderne i benefici. Intanto, la nave ancorata nella Mosella, alla confluenza di tre confini poi aboliti, ha compiuto altri viaggi. Non sempre tranquilli.
Certamente tutto si può adeguare, anzi si deve, tenendo conto dei cambiamenti del mondo e delle legittime esigenze di sicurezza della popolazione. Qualche mese fa il presidente francese Emmanuel Macron, ha sostenuto che lo «Spazio Schengen» va «rivisto» perché «tutti coloro che vogliono partecipare devono osservare obblighi di responsabilità (il rigoroso controllo delle frontiere) e solidarietà (la stessa politica di asilo con le stesse regole di accoglimento e respingimento)». Si può partire da queste due parole: responsabilità e solidarietà.