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 2019  maggio 25 Sabato calendario

Il caso Merkel

EUROPAX
MONACO – Nella prima video-intervista si vede la parrucchiera di fiducia Hannelore Huhn tagliare sorridente i capelli di Manfred Weber, insomma sistemare quel che ne resta. «È tanto carino», giura. Qualche frammento dopo, un suo vecchio socio in affari Claus Atzenbeck scorrazza su un trattore per dimostrare che il candidato di punta alle europee è solido. Nella fiera di Monaco che affoga nelle tinte blu bavaresi ed europee, i Popolari sono ospiti della Cdu/Csu, del loro azionista di maggioranza. Ma arrivano un po’ ammaccati al comizio finale a sostegno dello Spitzenkandidat. Tra balletti acrobatici e interventi dei big europei, Annegret Kramp-Karrenbauer piomba in Baviera inseguita da una bomba politica esplosa a Berlino, Kurz è in affanno per una crisi di governo dagli esiti imprevedibili. Soprattutto, mezza sala si chiede, quando Angela Merkel sale sul palco tutta vestita di bianco, quanto durerà. Ieri lo Spiegel rilanciava l’indiscrezione di un suo niet al presunto tentativo dei Paesi dell’Est di candidarla alla presidenza del Consiglio europeo. «Serve qualcuno più giovane», avrebbe tagliato corto. Ormai tutti danno per scontato che la cancelliera lascerà già quest’anno, anche per garantire una successione ordinata alla sua pupilla, AKK. Ed è plausibile che lo faccia, per non rischiare che la sua erede designata si logori fino al 2021 e che non emergano rivali che esprimono una linea in conflitto con la sua come Friedrich Merz. Ma a Berlino nessuno crede che accetterà una poltrona a Bruxelles. Intanto, a due giorni dalle urne, Merkel è sembrata l’unico messaggio possibile. «Abbiamo bisogno di pontieri». E, se non fosse abbastanza chiaro, «Vogliamo Weber alla presidenza della Commissione Ue». Ma la cancelliera è tornata anche a difendere la sua nomea di “baluardo del mondo libero” come amano descriverla gli americani. E ha ricordato alla platea uno dei tanti motivi per cui lascerà un vuoto, in un’Europa dilaniata da forze centrifughe. Merkel ha scandito che l’Europa è una “promessa di benessere” e di “pace”, ne ha elencato i capisaldi come libertà di espressione o di stampa, il “rispetto della dignità umana” ed è sembrata anche lei chiudere a Matteo Salvini e alle destre quando ha scandito, davanti alla platea che l’ha applaudita spesso, che «questi valori sono sotto attacco: li dobbiamo difendere: ogni nazionalismo è un attacco a questi valori». Ma intanto, ad agitare i conservatori c’è il destino di Sebastian Kurz. Il cancelliere era atteso sul palco, è trattenuto a Vienna per l’Ibizagate che ha travolto il suo governo e ha mandato anche lui un video-messaggio un tantino imbarazzato in cui si spiega di dover garantire “la stabilità” nel suo paese. Alla fine, quando è il momento degli inni – Angela Merkel canta persino quello bavarese – un vecchio leone dei cristianosociali bavaresi, Theo Waigel, spiega a Repubblica che «il caso Strache è la pietra tombale di qualsiasi alleanza con le destre populiste». Il leggendario ministro delle Finanze di Kohl è stato uno dei padri dell’euro: per lui Weber «ha sostanza ed empatia». Nella complicata partita delle poltrone europee, da ieri Weber ha però il fiato sul collo non solo di chi è indiziato di voler fare una scelta diversa da quella dello Spitzenkandidat. È anche insidiato dall’ex ministro delle Finanze olandese Frans Timmermans, che ha fatto una strepitosa campagna elettorale da Spitzenkandidat dei socialisti e ha incassato ieri un inatteso ottimo risultato elettorale nel suo Paese. Non a caso, Kramp-Karrenbauer li ha attaccati dal palco di Monaco: «Per noi bisogna prima guadagnare, poi redistribuire. È questa la grande differenza tra noi e i socialisti». Il fatto è, però, che la probabile alleanza che emergerà dalle urne sarà a tre o persino a quattro. Ed «è ovvio che stavolta non basterà essere il candidato del partito più grande per garantirsi la poltrona più importante a Bruxelles», sintetizza un big della Cdu. Il nemico principale da battere, però, restano i populisti ed è contro i loro nazionalismi ed egoismi che erano rivolti principalmente i discorsi di Akk e Merkel e di un applauditissimo Lech Walesa. Kramp-Karrenbauer ha evocato addirittura la guerra per ricordare che sta rialzando la testa «chi vede al di là della frontiera solo il nemico. Lo dobbiamo anche a coloro che sono caduti di non concedere loro più nulla». Akk è arrivata tuttavia a Monaco accompagnata dalle furiose polemiche su un video che sta terremotando Berlino. Rezo, un blogger dal ciuffo azzurro popolarissimo tra i giovani, ha sferrato un durissimo attacco alle politiche ambientali, fiscali e sociali della Cdu ed è stato visto quasi otto milioni di volte in pochissimi giorni. Il partito è andato nel pallone, annunciando e poi cassando un contro-video del parlamentare più giovane, Philipp Amthor. La goffa retromarcia è stato il segnale dello stato di completo panico in cui la Cdu è precipitata. E mancano pochissime ore a un voto cruciale anche per i conservatori tedeschi.