Libero, 24 maggio 2019
A Roma per bimbi e randagi si spende la stessa cifra
Vita da cani per i bambini romani. L’ultima grana per Virginia Raggi arriva dopo l’apertura delle buste per l’assegnazione del servizio di ristorazione scolastica capitolina: le ditte che se lo sono aggiudicato, infatti, hanno messo sul piatto tra i 4 e i 4,50 euro per singolo pasto; la media dei prezzi dei primi classificati in ogni lotto (15 in totale, uno per municipio), è pari a 4,10 euro (un ribasso di 50 centesimi rispetto alla spesa corrente; le cifre sono state fatte trapelare dai sindacati). Ed eccoci, dunque, alla vita da bestiole. Per capire di quale miseria stiamo parlando basti pensare che nei canili di Roma un pranzo per cane o gatto, in media, costa 3,67 euro (cifra che balza a 7,8 euro se si considera anche la forza lavoro impiegata nell’intera gestione del canile, uffici amministrativi compresi). Le cifre relative all’alimentazione dei quadrupedi si possono ricavare dall’ultimo bando di assegnazione per le strutture di Muratella e Ponte Marconi, le quali hanno cambiato gestione lo scorso 1° gennaio.
I RISCHI
Chiari i rischi che corrono i bimbi delle scuole romane: che cosa finirà in tavola se la filiera che si occupa della loro ristorazione spende appena 4 euro per consumazione? La qualità, giocoforza, non sarà di casa. Ma Cgil, Cisl e Uil fanno un passo più in là, denunciando seri rischi per la salute dei pargoli e protestando per la riduzione degli orari di lavoro e il licenziamento di un centinaio di dipendenti della ristorazione collettiva. Tagli che si profilano inevitabili a fronte di un budget così ridotto. Le sigle, dopo aver proclamato lo stato di agitazione, sono passate dalle parole ai fatti, annunciando due giornate di sciopero delle mense romane (il 30 e 31 maggio). «Le famiglie devono sapere cosa accade – ha spiegato Elena Schifino, segretario di Filcams Cgil -. Qualitativamente quanto può essere buono il pasto dei bambini se costa a malapena 4 euro?». Il bando finito al centro della polemica riguarda alunni di asili nido, materne, elementari e medie, in totale 240mila famiglie. Quattro euro e spicci che, per inciso, coprono anche gli investimenti necessari per attrezzature, manutenzione e spese generali. Ovvio che qualcuno – ovvero i vincitori del bando – debba pur guadagnarci: per quanto possa essere difficile crederlo, in quella cifra c’è anche margine per ottenere dell’utile. Al fine di garantire la sostenibilità economica di un bando che ha seguito la (pericolosa) logica del massimo ribasso, le ditte inesorabilmente interverranno sul costo di manodopera. Da tempo i sindacati si battevano per l’annullamento o la revoca del concorso, arrivando anche a coinvolgere l’Anac con un parere di precontenzioso (l’effettiva forniture alle mense inizierà il prossimo settembre).
LE PROTESTE
Il caso, nella giornata di ieri, è diventato anche politico. A protestare contro la Raggi e la sua giunta, una delegazione di Fratelli d’Italia guidata dal capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida. Un sit-in sotto al Campidoglio per manifestare solidarietà ai lavoratori. E per puntare il dito. «Da tempo – ha attaccato Rachele Mussolini, vice presidente della Commissione Trasparenza – denunciamo le gravi criticità relative ai bandi, criticità che rischiano di compromettere seriamente i diritti dei lavoratori da una parte e la qualità del cibo destinato ai più piccoli dall’altra». Per Lollobrigida, «si profila una palese violazione dello statuto dei lavoratori e dei loro diritti». Dunque, annuncia: «Depositerò in Aula un’interrogazione al governo per capire se sia a conoscenza della grave situazione e che cosa intendano fare al riguardo. Trovo inaccettabile che il Campidoglio scarichi la propria incapacità sulla pelle della famiglie», ha concluso il meloniano.