Corriere della Sera, 24 maggio 2019
L’India cresce più dei rivali asiatici
Si può essere l’economia che cresce di più tra le grandi del mondo pur rimanendo una democrazia. È anche questo il messaggio che 600 milioni di indiani andati alle urne tra aprile e maggio hanno mandato al mondo e soprattutto alla vicina, rivale storica Cina. La riconferma, inattesa per dimensioni, di Narendra Modi a primo ministro apre numerose prospettive interne e internazionali. La Borsa di Mumbai ieri ha festeggiato: segno che l’economia si aspetta di vedere le riforme che il premier aveva già promesso cinque anni fa e ha realizzato solo in piccola parte. Hanno festeggiato i nazionalisti indù: a motivo del fatto che il leader con il mantello color zafferano porterà avanti per un altro quinquennio una politica a favore del gruppo religioso maggioritario nel Paese, a cominciare dalla difesa delle vacche sacre, a scapito dei 180 milioni di musulmani. Rimane la sfida di creare almeno dieci milioni di posti di lavoro all’anno per rispondere ai giovani che entrano nel mercato ogni 12 mesi. Non ha festeggiato invece il Pakistan di Imran Khan, che negli scorsi mesi ha rischiato un conflitto con Delhi sulla questione del Kashmir. E preoccupazioni l’esito del voto indiano solleva a Pechino, che con il vicino del Sud ha buoni rapporti commerciali ma una rivalità strategica regionale crescente e vede in Modi il garante della testarda autonomia indiana. L’India, che nello scorso quinquennio ha intensificato il processo di avvicinamento agli Stati Uniti pur rimanendo libera da vincoli formali, ora giocherà un ruolo ancora più rilevante in Asia, al fianco di Paesi «amici», a cominciare dal Giappone di Abe Shinzo. La sua capacità di essere contrappeso all’influenza cinese nell’area, mal gradita da molte capitali, è destinata ad aumentare. Con soddisfazione di Donald Trump, il quale, pur irritato da certi commerci indiani con la Russia, per Modi ha solo parole esaltanti. Nonostante il nazionalismo certe volte preoccupante del suo primo ministro, l’India è stata negli ultimi decenni una potenza stabilizzante in Asia. Se il carismatico Modi non cadrà nella hubris del potere, potrà ora esserlo ancora di più.