La Stampa, 24 maggio 2019
Intervista a Rafa Nadal
Rafa Nadal non ci sta a perdere nemmeno a Parchis, il gioco da tavolo con cui inganna il tempo fra un match e l’altro. Sfide infinite con il suo consigliere tecnico Francisco Roig, zio Toni e il fisioterapista Rafael Maymo, sotto gli occhi di una tifosa d’eccezione come Valeria Solarino. Alzata l’ottava coppa a Roma, ora però bisogna concentrarsi sul Roland Garros. Si parte domenica, inutile dire chi è il favorito. .
Rafa, meglio la «duodecima» a Parigi o il terzo titolo a Wimbledon?
«Be’, l’anno scorso sono stato vicinissimo a rivincere Wimbledon: direi a un punto. Però il Roland Garros per me è speciale: scelgo Parigi».
In tutti questi anni dove si è sentito più amato?
«La verità? L’affetto della gente l’ho sentito dappertutto. La finale del 2005 a Roma contro Coria fu incredibile: un pubblico fantastico, indimenticabile. Anche in Australia sono sempre stato benissimo, o agli Us Open. In momenti diversi mi sono sentito amato in posti diversi».
Nel 2005 vinse anche il primo titolo a Parigi, aveva 19 anni, il 3 giugno saranno 33: come è cambiato?
«Più o meno sono la stessa persona. La vita ti cambia, ovvio, ma nelle cose che contano non mi sento diverso. Ho fatto tanti errori, ma sempre in buona fede».
In autunno si sposa: già provato l’abito?
«Né provato, né scelto…».
Dopo i 30 anni fanno più piacere le vittorie o bruciano più le sconfitte?
«Fin da giovane ho lottato con gli infortuni: ho imparato in fretta a godermi le cose buone e ad accettare con tranquillità quelle negative».
Ora è anche titolare di una tennis academy a Manacor, con filiali in Grecia e in Messico. È un bravo insegnante?
«Mi alleno spesso con i giovani, mi piace dare consigli, trasmettere quello che ho imparato. L’Academy è un progetto molto importante per il mio futuro».
Lì cresce il suo erede?
«Chi lo sa Jaume Munar e Casper Ruud si allenano all’academy, stanno facendo un’ottima stagione, ma c’è tanto lavoro da fare».
Ha vinto 17 Slam, 81 tornei. Qualche rimpianto?
«La finale dell’Australian Open 2014, persa con Wawrinka. Ero infortunato, mi piacerebbe rigiocarla».
La partita più dura?
«Sempre in Australia, nel 2012, contro Djokovic. Alla fine eravamo stremati».
La sua forza mentale spesso ha offuscato le sue straordinarie doti tecniche. Per Pat Cash è fra i migliori a rete, ma la gente spesso lo dimentica. Le dispiace?
«Guardi, io rispetto le opinioni di tutti, ma è impossibile fare la mia carriera senza giocare molto, molto bene a tennis. Sono un tennista completo, ho vinto su tutte le superfici, mi sento competitivo ovunque».
Che cosa la commuove e che cosa la fa ridere?
«Mi ha commosso il ritiro di David Ferrer a Madrid: l’ho visto in tv, mi è scesa la lacrimuccia. Ridere fa bene, cerco di farlo ogni giorno».
Lei conosce bene Fognini: dopo Montecarlo può vincere uno Slam?
«Grandissimo talento. Vincere Montecarlo è stato un passo importante, purtroppo non è giovanissimo neanche lui. Vediamo cosa succede nei prossimi due anni».
Fra due anni ci sono anche le Atp Finals a Torino…
«Mi piacerebbe molto, ma manca tanto tempo. Se starò bene, ci sarò».
Magari per vedere la Juventus allo Stadium. Da super tifoso del Real: vendere Ronaldo è stato un errore?
«Cedere un fuoriclasse è sempre difficile. Cristiano però al Real ha dato tanto, era giusto che cercasse altri stimoli».
Chi le piace della Juve oltre a lui?
«Pjanic, ottimo giocatore».
Dicono che lei da grande farà il presidente del Real…
«Chissà. Abbiamo un grande presidente, e poi io sono un appassionato di sport, e di calcio in particolare, ma non un calciatore. Vedremo».
A Torino, Atp Finals sulla terra battuta: firmerebbe?
«Mi sembra impossibile. Sono 14 anni che gioco le Finals e sempre sul veloce. Non è giusto, perché per qualificarci giochiamo su tutte le superfici, e sarebbe più equo se ogni anno si cambiasse, ma lo accetto tranquillamente».
Che cosa cambierebbe nel tennis?
«Con una sola palla di servizio le partite sarebbero più interessanti. E si risparmierebbe tempo. Fra un servizio e l’altro si perde più tempo di quello che si può guadagnare con lo shot-clock. Intendiamoci: il tennis così come è mi va benissimo. Ma con un solo servizio diventerebbe più tattico e spettacolare».
Il suo sportivo preferito?
«Ne ho tanti, più di tutti Tiger Woods»
Vero, lei ama il golf: che handicap ha? È meglio con il drive o con il putt?
«Meglio il putt, credo. Handicap uno e mezzo, ma gioco solo per divertirmi. Come golfista non ho colpi straordinari, ma nemmeno grandi difetti. Me la cavo un po’ in tutto»
Ha conosciuto Francesco Molinari?
«Sì, ad Albany: un giocatore incredibile, molto solido».
Sport a parte, chi ammira?
«La brava gente. Quelli che aiutano gli altri senza essere famosi».