la Repubblica, 24 maggio 2019
Biografia del procuratore Marcello Viola
Quando era a Palermo, nel suo ufficio alla Direzione distrettuale antimafia, dietro la scrivania di Marcello Viola c’era la foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’attuale procuratore generale di Firenze li ha conosciuti da tirocinante di Rocco Chinnici, il padre del pool antimafia ucciso nel 1983. Per questo motivo ieri, guardando un video in ricordo di Falcone durante una cerimonia al Palazzo di Giustizia di Firenze nel giorno della strage di Capaci, Viola si è anche commosso. Quasi non è riuscito a parlare.
Ma nello stesso ufficio degli anni in trincea di Palermo, nel 2010, affisse alle pareti c’erano anche le maglie dei giocatori dell’Inter. Zanetti, Cordoba, Toldo. Una foto con Roberto Baggio, un’altra con Zlatan Ibrahimovic negli anni in nerazzurro: «Il suo passaggio al Milan è stato un trauma indicibile», aveva raccontato in un’intervista a un programma sportivo. Antimafia e Inter sono le parole che compaiono più spesso nella biografia di Viola, 62 anni, siciliano originario di Cammarata, in provincia di Agrigento, dal 2016 procuratore generale a Firenze e in magistratura dal 1981. Convinto assertore dell’antimafia “silenziosa”, quella che si porta avanti «facendo il proprio dovere ogni giorno». E interista «per passione fin dagli anni di Herrera». Viola, che appartiene a Magistratura Indipendente, la corrente moderata dei togati italiani, è stato uditore nell’ufficio istruzione di Palermo dove lavorava Falcone, poi giudice istruttore a Lanusei, in Sardegna, pretore ad Avola e a Palermo, gip nel capoluogo siciliano negli anni più difficili del contrasto alla mafia e poi sostituto procuratore della Dda. Negli anni palermitani ha portato avanti alcune delle indagini più importanti di mafia come quella contro il racket delle estorsioni nei quartieri occidentali della città. Infine, prima della Toscana, è stato procuratore capo per cinque anni a Trapani, dove ha subito una lunga serie di intimidazioni e minacce. Trapani è il territorio di Matteo Messina Denaro, il boss più ricercato d’Italia, e il procuratore Viola lì ha coordinato indagini sulla zona grigia fra mafia, economia e politica.
Nel 2016 l’arrivo a Firenze, alla procura generale. Al suo primo giorno di lavoro Viola si presentò con il figlio. Nel discorso di insediamento invece ricordò il padre: «Si chiamava Illuminato – disse – lo era di nome e di fatto. Dopo la mia laurea a 22 anni avevo la possibilità di essere assunto in banca ma lui mi disse: fai il concorso in magistratura, se non ti troverai bene ti aiuterò io a fare altre scelte».