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 2019  maggio 23 Giovedì calendario

Intervista a Emir Kusturica

Al 72° Festival di Cannes Emir Kusturica non c’è. Non c’è stato nemmeno con il suo ultimo film, On the Milky Road, atteso nel 2016 e poi approdato alla Mostra di Venezia: la mancata première sulla Croisette fu collegata al suo appoggio a Vladimir Putin, egli stesso lasciò intendere, salvo poi negare l’evenienza. Acqua passata. Tre anni dopo, il regista, sceneggiatore e musicista serbo è atteso a un altro festival, quello della Bellezza a Verona, e ha in cantiere un nuovo film, sulle gesta di Gengis Khan.
Kusturica, che cos’è oggi la bellezza?
La bellezza corrisponde a quello che l’arte ci può ancora dare, non solo nel cinema, ma nella letteratura, nella musica, nell’architettura. Questo rende la vita migliore e ci permette continuamente di riflettere e spostare lo sguardo fra la nostra storia e il nostro futuro prossimo.
Il 28 maggio aprirà il sesto Festival della Bellezza con lo spettacolo “L’estro poetico dell’anima underground”.
L’anima underground serve per sopravvivere al presente, in modo tenace e resistente. È come un allenamento quotidiano necessario.
Tornerà sul set per inquadrare il condottiero mongolo Gengis Kahn?
È un progetto a cui sto lavorando da tanto tempo, sarà una grande produzione realizzata e girata interamente in Cina, con attori e maestranze locali. È una sfida che mi appassiona molto.
Barbaro e spietato, così ci è stato tramandato: perché proprio Gengis Kahn?
La mia visione di Gengis Khan nella sceneggiatura è quasi diventata un’ossessione: se lo si paragona a certi eroi dei film americani, appare meno rude e violento di tanti protagonisti che vengono fatti passare come persone positive. Vedrete nel film, la lettura che ho dato della sua storia.
La Cina è vicina anche per un regista europeo?
Sicuramente, la Cina rappresenta un nuovo grande palcoscenico, offre opportunità anche al cinema d’autore con numeri di sale e pubblico impensabili oggi in Europa. E senz’altro rappresenta per un regista un orizzonte importante.
Del cinema italiano, invece, che cosa pensa?
Se parliamo del cinema di oggi, conosco personalmente due autori di rilievo internazionale che sono Matteo Garrone e Paolo Sorrentino. Ma anche Alice Rohrwacher è molto brava, e fra gli attori mi piacciono molto Toni Servillo e Giancarlo Giannini.
Su On the Milky Road ha lavorato con Monica Bellucci: che attrice è?
Monica ha un notevole talento e ha imparato i dialoghi in serbo con estrema professionalità. Ha una grande capacità d’adattamento e una tenacia straordinaria. Nei tre anni di lavorazione, ha fatto davvero di tutto per il film, si è persino tuffata da un’altezza di dieci metri in un fiume, con una temperatura inferiore a dieci gradi.
A Cannes ha partecipato sei volte, vincendo due Palme con Papà… è in viaggio d’affari nel 1985 e Underground nel 1995. Dopo tutti questi anni, che rimane di quei film, di quei premi?
Il mondo è completamente cambiato e anche quello del cinema oggi è molto diverso. Progetti come Underground non so se sarebbero ancora possibili, gli autori hanno sempre meno voce per realizzare i loro film.
E di quel Kusturica, che cosa resta?
Una visione del mondo, penso, quella che ti porta a raccontare le storie di chi non ha voce e che ti fa sentire vicino a loro. Anche se la politica oggi non sempre offre punti di riferimento e il popolo della sinistra si è come smarrito, mentre dovrebbe rimanere unito per poter contrastare le logiche imperanti.
L’ideologia modella ancora il suo cinema?
Quando racconti una storia, esprimi sempre un punto di vista, è qualcosa di fondamentale per un autore o un artista. Parlare di ideologie oggi non è facile, ma credo rimangano un riferimento stabile: nel mio caso, una visione di sinistra nella lettura e nell’analisi della società.
Nel 2008 ha realizzato il documentario Maradona by Kusturica: c’erano Fidel Castro, Hugo Chavez ed Evo Morales, e idee alternative al neocapitalismo stelle e strisce.
Oggi l’unico modello delle società globalizzate è il capitalismo, ma non per questo sono venute meno le sue contraddizioni e le ingiustizie che produce e produrrà. L’America neoliberista non brilla certo per esportare nel mondo egualitarismo e democrazia, ma interessi economici e di potere.
La bellezza salverà il mondo?
Non so il mondo, ma l’arte può almeno salvare la nostra parte migliore. E questo vale sia per il presente che per il passato. Mi sono formato guardando i film di Federico Fellini, Andrej Tarkovskij, Stanley Kubrick e leggendo Fëdor Dostoevskij. E questo per me è diventato un modo di crescere, di avere degli strumenti per leggere la realtà, per comprenderla. O almeno tentare di farlo.