Corriere della Sera, 23 maggio 2019
Il blitz di Banksy in piazza S. Marco
VENEZIA Impermeabile e cappello calati sul volto per non farsi riconoscere e un giornale da leggere nell’attesa di clienti. Alla sua destra, un collage di quadri che compongono una grande nave mentre attraversa il bacino di San Marco. Era un blitz di Banksy ma i vigili non lo sapevano e l’hanno cacciato. È stato l’artista senza volto a svelarlo in un video su Instagram.
Di Banksy a Venezia si parla dal 9 maggio, quando durante le vernici della Biennale in rio Novo è apparso un bambino migrante con un giubbotto salvagente e in mano un fumogeno per l’Sos in mare. Un murales di denuncia, attribuito (ma non rivendicato) all’artista britannico di cui nulla si sa se non che è nato a Bristol nel 1974 e che le sue creazioni puntano l’accento su temi caldi della contemporaneità: migrazioni, guerra, ambiente. Nessuno avrebbe però mai pensato che Banksy sarebbe comparso in piazza San Marco, vicino a Palazzo Ducale, tra i pittori di strada e con una composizione «No navi». Invece, il writer senza identità è sbarcato in Laguna, in grande stile. Ieri alle 17 sul suo profilo Instagram (seguito da 5,7 milioni di follower) ha pubblicato un video di un minuto che, a prima vista, sembra uno di quei filmati turistici della città tra gondole, souvenir, artisti di strada e turisti. Ma le riprese vanno oltre e dopo la carrellata di luoghi comuni veneziani, ecco comparire un uomo con un baule di tele, cavalletti e la scritta «Venice in oil». Sottotitolo: «Setting out my stall at Venice Biennale. Despite being the largest and most prestigious art event in the world, for some reason I’ve never been invited» («Sto preparando la mia installazione per la Biennale. Nonostante sia la più ampia e più prestigiosa esposizione d’arte del mondo, per qualche motivo non sono mai stato invitato»).
Le reazioni
Esulta il Comitato No grandi navi. Bettin: «Si è stabilito a San Marco di fronte al mondo»
L’irriverente creativo se la prende contro la Fondazione nei cui spazi, in realtà, l’arte impegnata e di denuncia ha da sempre casa. Chiamata in causa la Biennale non commenta; al contrario i follower di Banksy, in nemmeno due ore dalla pubblicazione del filmato, si sono scatenati con migliaia di post su Instagram, molti dalla laguna. «Grazie del regalo», dice, ad esempio, il Comitato No grandi navi. Entusiasta l’ex assessore verde Gianfranco Bettin: «Cacciato da San Marco, in realtà vi si è stabilito di fronte al mondo intero, con un semplice e forte gesto d’arte. E un obiettivo grosso (anzi, gigantesco), con un messaggio chiaro». Già perché Banksy il 9 maggio – lo stesso giorno del murales del bimbo – è stato allontanato dagli agenti della polizia locale proprio quando i passanti ammiravano «Venice in oil». «Non è stato multato – dice Marco Agostini, comandante dei vigili – ma fatto andare via come chiunque privo di permessi». In rete si è scatenata una caccia all’uomo, ma anche stavolta il viso di Banksy resterà anonimo: le riprese delle telecamere sono conservate solo per sette giorni.