Corriere della Sera, 23 maggio 2019
I guai dei Casillas
Joven, guapa y triunfadora, così veniva descritta la coppia Iker Casillas-Sara Carbonero, il grande portiere e la giornalista tv. La pareja «perfetta». Lui 38 anni, lei 35. Giovani, belli e trionfanti: così li hanno dipinti per anni i media in Spagna. Dal bacio in diretta dopo la finale del Mondiale 2010 fino a venti giorni fa: quando Iker ha un infarto in allenamento, Sara è a Tarifa per un reportage. La notizia fa il giro del mondo. Lei gli è accanto in ospedale, lo segue nella convalescenza. I medici dicono all’ex portiere del Real Madrid attualmente al Porto che non potrà più giocare. Arriva il giorno del compleanno, la moglie lo festeggia con una foto su Instagram e lui scrive: «Non c’è molto da festeggiare, ma voglio mostrare la faccia felice». Per i 2,3 milioni di follower il riferimento è al suo cuore ballerino. Pochi sanno che Iker sta pensando anche (soprattutto) alla moglie.
Passano poche ore e nel post successivo è Sara a raccontare il secondo tempo di questo incubo: «Quando ancora non ci eravamo ripresi dallo spavento, la vita ci ha sorpreso di nuovo – scrive la giornalista della tv privata Red Cuatro —. Questa volta è toccato a me, con quella parola di sei lettere che ancora faccio fatica a scrivere». Cancro, in spagnolo cancer. Carbonero racconta che «durante un normale controllo i medici mi hanno trovato un tumore maligno alle ovaie. Sono già stata operata. È andato tutto bene, per fortuna l’abbiamo preso in tempo. Comunque mi aspettano mesi di lotta, mi dovrò sottoporre alle cure necessarie». Non parla della chemioterapia, sottolineano i giornali spagnoli. Le preme parlare di fiducia: «La strada sarà dura, ma so che questa storia avrà un lieto fine. Ho il supporto della mia famiglia, dei miei amici e di grandi medici».
L’hanno operata alla clinica Ruber di Madrid, la stessa dove sono nati i loro figli, Martín e Lucas, di 5 e 3 anni. Per i media spagnoli la famiglia ora tornerà a vivere a Madrid. C’è una super Champions da vincere, e si gioca in casa. Nella prossima stagione Iker non avrebbe comunque difeso la porta della squadra portoghese a cui lo legava un altro anno di contratto. Al Porto aveva ritrovato tranquillità, dopo il tramonto poco felice al Real, i litigi con Mourinho, gli otto mesi in panchina, il ritorno incerto con Ancelotti, la rottura con i genitori sulla gestione del suo patrimonio. Un portiere, per ruolo e vocazione, è sempre un po’ più solo degli altri. Fuori dal campo, adesso, Iker lo sarà sempre meno. C’è un infarto e un tumore da parare insieme, due figli da godere. E poi, come ha scritto Sara citando un brano di Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami: «Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai più lo stesso». E se invece si diventasse ancora di più sé stessi? Domani più di ieri: malati, belli e trionfanti.