La Stampa, 23 maggio 2019
A casa di Charles Leclerc
Correre in casa a Montecarlo, per Charles Leclerc, è qualcosa in più di un’espressione del gergo sportivo. Sulle stradine che percorreva da ragazzino per andare a scuola, al bar o in spiaggia, da novant’anni si disputa un Gran premio che dal 1950 si chiama Formula 1. Leclerc qui è nato, vive e in questo fine settimana lavora: domenica, tra le curve e le strettoie che conosce a memoria, cercherà di portare la Ferrari fuori dalla crisi.
«Mi piace questa città con il circuito in mezzo. Ma soprattutto mi piace dormire a casa mia». Sorride e si scrolla così di dosso la freddezza che ostenta da quando indossa una tuta di colore rosso. La F1 lo tiene lontano da casa per venti fine settimana, poi ci sono i test, il lavoro al simulatore, gli impegni con gli sponsor, le gare del fratello Arthur che segue con passione, le vacanze con la fidanzata Giada, di origine napoletana. Alla fine sul suo letto riesce a coricarsi una quarantina di volte l’anno.
Stessa spiaggia, stesso bar
Di Montecarlo conosce ogni angolo, ma chi lo conosce racconta che alla fine finisce per frequentare sempre gli stessi luoghi preferiti: la palestra a Cap d’Ail, vicino a casa e al negozio da parrucchiera della madre, il Beef Bar, la spiaggia del Larvotto. Scuola elementare e media le ha frequentate a Fontvieille, mentre le corse le seguiva dal balcone di un amico sopra la curva intitolata a Santa Devota, giocando con macchinine rosse. La passione si assorbe anche così.
Nella città alta ha individuato un percorso tra le stradine per fare jogging, perché non gli piace andare in bici. «Troppe salite», dice lui. In realtà ha paura. Paura di un incidente: curioso per uno che supera i 300 chilometri all’ora ogni volta che appoggia il sedere su una monoposto. Tipo Federica Pellegrini che ha paura del mare, la mente dei campioni è un luogo insondabile.
A Leclerc è bastato un anno e mezzo nel Circus per diventare il migliore pilota monegasco di sempre. I precedenti sono davvero pochini: a Louis Chiron, un podio negli anni Cinquanta, è stata intitolata una curva all’entrata delle Piscine. Dopo di lui, nel ‘94, tale Olivier Beretta non ha lasciato tracce: una manciata di gare e zero punti. Leclerc è di altra razza. Il principe Alberto è il suo primo tifoso: dopo la mancata vittoria in Bahrein gli ha scritto per fargli i complimenti e consolarlo per la mancata vittoria.
«Non sento la pressione»
A soli 21 anni per Charles è arrivato il momento del primo Montecarlo al volante della Ferrari. «La pressione? L’ho già detto tante volte, non la sento proprio - spiega durante la conferenza stampa nel paddock che si affaccia sul porto -. Essere qui a guidare la macchina dei miei sogni mi dà extra motivazioni». Pausa. Alza gli occhi al cielo: «Chi ha portato il brutto tempo? Non è possibile che a fine maggio non ci sia il sole e faccia così freddo».
Per adesso è una battuta, ma a a partire da oggi nelle prove libere sarà un problema mandare le gomme alla giusta temperatura d’esercizio. «Durante i test in Spagna abbiamo capito molte cose, forse non avremo raggiunto la Mercedes però dovremmo essere più vicini. Vincere? È il mio obiettivo, darò tutto per riuscirci. Dobbiamo crederci, anche se è complicato».